Cos'è l'Incipit?
Per il lettore:
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Quando dovete scegliere un libro potete fare 5 cose:
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leggere la quarta di copertina;
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guardare la biografia dell’autore e vedere se suscita in voi interesse;
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leggere il pitch (cos’è il pitch? Ne parleremo nel prossimo capitolo)
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leggere le recensioni.
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ascoltare i consigli del libraio.
Io personalmente adoro guardare le copertine dei libri quindi spesso mi lascio incantare, però dopo averla ammirata apro il libro e leggo l’incipit.
L’incipit è la parte più importante di un romanzo, perché è l’inizio di una storia, la vostra! Ma è anche una promessa perché è l’inizio del patto narrativo tra scrittore e lettore. È come un biglietto da visita, deve suscitare interesse e coinvolgere dalle prime parole.
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Per lo scrittore:
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Quando si decide di raccontare una storia, bisogna scegliere quali informazioni dare al lettore (io di solito preferisco darne poche), concentrarsi su ciò che si vuole davvero narrare.
Spesso gli autori utilizzano frasi ad effetto, è un ottimo punto di partenza soprattutto per lettori esigenti, infatti se non si guadagna subito la fiducia del lettore è difficile che arrivi più avanti, in molti infatti danno un tempo al libro, una sola possibilità: le prime cinquanta pagine, se non vengono coinvolti lo abbandonano.
Personalmente sono più generosa, di solito do il beneficio delle cento pagine, anche se l’incipit -che di solito sono intorno alle dieci pagine- non mi conquista, sono fatta così.
Essendo l’incipit l’inizio della storia non fatevi prendere dall’ansia, potete sempre decidere di rivederla in un secondo momento, di solito quando la trama è già scritta, spesso scrivo dei paragrafi che in quel momento mi ispirano e poi li unisco al resto del romanzo, così si può fare anche alla fine della stesura, riscrivere l’incipit e renderlo davvero unico.
Il pitch
Cos’è il pitch?
Un giorno stavo parlando con la mia amica V. e mi disse: “immagina di trovare un famoso editore in ascensore, avrai forse un minuto per presentargli il tuo libro che cosa fai?”
“Gli racconto la storia” risposi io.
“No, gli esponi il tuo pitch e se ne viene catturato sarà lui a chiederti di raccontargli la storia.”
“Cos’è il Pitch?” risposi io.
All’inizio non sapevo molte cose che possono renderti la vita più semplice, per questo è importante studiare e capire.
Il pitch è l’esposizione dell’idea che sostiene la storia che abbiamo scritto, la sua essenza, un nucleo di idee e di ispirazione che fa partire la voglia di raccontare in poche righe la nostra storia, possiamo dire che è la base, perché, dovremo usare qualcosa di molto incisivo e scegliere bene le parole.
Sarà utile quando sarà il momento di proporre il nostro romanzo e presentarlo alle case editrici, ma anche per parlarne ad un amico o un conoscente, al quale vorremmo raccontare il nostro lavoro senza rifilargli una pippone pazzesco. Il nostro interlocutore non deve annoiarsi ma piuttosto esserne catturato. Pochi minuti a disposizione per suscitare l’interesse.
Quindi mettetevi al lavoro!
Di solito non si superano le dieci righe, dev’essere quindi sintetico e accattivante, deve suscitare passione e non essere autocelebrativo, spesso gli autori si innamorano di ciò che scrivono e non sono obbiettivi, in questo caso è meglio parlarne in modo concreto e cercare di trasmettere la sua essenza.
Quando ho dovuto scrivere il mio primo pitch è stato difficile, pensate che ci sono dei veri e propri corsi per la scrittura di Pitch, all’inizio ne ho buttati giù una ventina, ho ragionato per delle ore perché non riuscivo a cogliere l’idea finché rileggendo il romanzo ho trovato una frase che esprimeva esattamente il concetto di tutto: I baci sono come il nettare, non ne sei mai sazio, e questo è l’effetto Grant.
Naturalmente non vale per tutti i romanzi quindi il mio consiglio è quello di focalizzare gli elementi principali della storia e partire da qui.
I personaggi
La creazione dei personaggi è una delle parti che preferisco ma anche una delle più difficili, bisogna stabilire quanti personaggi entreranno nella storia e come interagiranno tra loro. Ogni personaggio dev’essere unico, con caratteristiche speciali, sia fisiche che caratteriali.
La descrizione fisica è stimolante perché posso spaziare, se il protagonista maschile è positivo di solito lo associo anche alla bellezza, o comunque con delle qualità che mi hanno colpita in qualcuno. Stessa cosa vale per le donne, non necessariamente belle ma decisamente sensuali e interessanti, il carattere è per me fondamentale.
Se invece si tratta di personaggi negativi bisogna scegliere con attenzione le peculiarità, ad esempio nel mio nuovo romanzo il protagonista è un uomo con un forte lato oscuro, maniaco del controllo, molto bello, moro con lineamenti marcati e uno dei lati che evidenzio è lo sguardo, o la contrazione della mandibola per esprimere disappunto.
Se non sapete da dove cominciare pensate alla storia e create il primo personaggio, poi man mano verranno fuori gli altri, cercate di non essere superficiali nella caratterizzazione perché il lettore vuole conoscere più lati del carattere ma anche i segreti, questo crea molta complicità e simpatia.
L’originalità
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In questi giorni sto leggendo un libro che mi piace e soprattutto che sento mio: “Il mestiere dello scrittore” di Haruki Murakami, è una cosa strana l’empatia può capitare anche se non si conosce una persona, si può apprezzare il suo pensiero o semplicemente comprendere ciò che vive nel profondo.
Se si tratta di scrittura poi è difficile trovare qualcuno che la pensi proprio come te, ma con questo autore mi sono sentita davvero molto affine. In questa biografia (che non ho ancora concluso) esprime dei pareri e non dei giudizi su alcune tematiche fondamentali che riguardano la scrittura.
Ho deciso di trascrivere un pezzo del quarto capitolo che riguarda proprio l’originalità. Originalità intesa come caratteristica fondamentale di un autore, ma cosa vuol dire esprimersi con originalità?
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Mi sono interrogata a lungo su questo e Haruki ha risposto nel modo più semplice:
“Per dire che un determinato individuo si esprime con originalità, a mio parere deve soddisfare questi criteri di base.
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Distinguersi da tutti gli altri e possedere uno stile proprio […] uno stile che lo faccia riconoscere subito come autore di un’opera, a chi la veda, legga o ascolti.
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Saper migliorare il proprio stile. Farlo evolvere. Non può restare sempre fermo/a nello stesso posto, deve possedere una forza innovativa spontanea.
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Il suo stile individuale col passare del tempo deve assumere la valenza di “classico” e venir adottato dal pubblico come uno dei possibili criteri di valutazione. Cioè dev’essere una ricca fonte di ispirazione per i creatori della generazione seguente.
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Naturalmente, non è necessario soddisfare ogni singolo punto. Ci sono creatori fortissimi riguardo ai punti 1 e 3, ma deboli nel 2; altri che eccellono nel 2 e nel 3, ma scarseggiano un po’ nell’1. Tuttavia, per essere originali, credo che in maggiore o minor misura sia necessario possedere questi tre requisiti fondamentali.”
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Se avete qualche dubbio potete scrivermi in chat.
Buona giornata
Aurora