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Una storia straordinaria

Una storia straordinaria, il nuovo romanzo di Diego Galdino, quando i sensi e l’amore si uniscono.

Genere, romance

Leggereeditore, gruppo editoriale Fanucci.

Prima edizione 14 febbraio 2020.

Pagine 206.

Ben trovati amici lettori, oggi vi parlerò di un libro che mi è entrato nel cuore, suggerisco la colonna sonora

da ascoltare con la lettura:

Nessun dorma interpretata da Luciano Pavarotti.

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Trama:

Luca e Silvia sono due ragazzi come tanti che vivono vite normali, apparentemente distanti. Eppure ogni giorno si sfiorano, si ascoltano, si vedono. I sensi percepiscono la presenza dell'altro senza riconoscersi. Fino a quando qualcosa interrompe il flusso costante della vita: Luca perde la vista e Silvia viene aggredita in un parcheggio. La loro vita, sconvolta, li porta a chiudersi in un'altra realtà e il destino sembra dimenticarsi di loro. Eppure, due anni dopo la loro grande passione, il cinema, li fa conoscere per la prima volta e Luca e Silvia finiscono seduti uno accanto all'altra alla prima di un film d'amore. I due protagonisti, feriti dalle vicissitudini degli eventi passati, si ritrovano, così, loro malgrado, a vivere una storia fuori dall'ordinario. Ma l'amore può essere tanto potente da superare i confini dei nostri limiti e delle nostre paure? E il destino, quando trova due anime gemelle, riesce a farci rialzare e camminare insieme?

Anni fa in un momento particolarmente triste una cara amica mi regalò un libro che mi diede la speranza per superare quel periodo, anzi, la certezza che qualcosa di bello sarebbe successo nella mia vita, ecco credevo che non avrei mai più letto delle parole così intense, cariche di ottimismo e di amore… Invece poi ho ricevuto per posta “Una storia straordinaria”.

Ringrazio subito per la copia Simona Mirabello dell’ufficio stampa di Diego Galdino e il suo editore Leggereeditore.

Questo è il terzo libro che leggo scritto da Diego e posso affermare che è il mio preferito, ha saputo coinvolgermi a tal punto che non vedevo l’ora che arrivasse la sera per leggere qualche pagina, ho distillato la lettura giorno per giorno perché non volevo che finisse, non mi capita spesso di leggere rapita dalle parole di uomini, e solitamente leggo i romance scritti da donne perché la loro sensibilità riesce a comprendere il sesso femminile nel profondo. In questo caso posso dire che Diego è un abile maestro, una personalità sensibile e profonda che oltre a conoscere le donne le ascolta, le rapisce e le fa sognare con parole semplici, scorrevoli, amorevoli e inaspettate. La storia di Luca e Silvia è un inno all’amore, le descrizioni così armoniose, chi mi conosce sa che io do molta importanza alla scoperta dei sensi, qui Diego li rende protagonisti, ma fa molto di più perché parla del mio libro del cuore, quello che parla delle anime gemelle, quelle che prima o poi si cercano e si trovano in molte vite a distanza di anni. I colpi di scena non mancano, momenti di grande intensità che hanno fatto scivolare lacrime ricche di emozioni sul mio viso, però non voglio svelarvi troppo.

Diego dedica questo libro alla sua amata Roma, colei che da sempre lo accompagna ogni giorno dal risveglio al calar della sera, ma credo che non me ne vorrà se io lo dedico a tutti coloro che vogliono innamorarsi.

Lettura consigliatissima per tutti, perché l’amore è sempre il centro delle nostre vite.

Adesso vi lascio alle parole di Diego Galdino che è stato così gentile da rispondere ad alcune domande, io auguro un grande in bocca al lupo per il suo romanzo e aspetto con impazienza di leggere il prossimo.

A voi auguro buona lettura Aurora Redville

Che lavoro fai?

In realtà non saprei come rispondere a questa domanda... In tutti i paesi del mondo in cui sono stati pubblicati i miei romanzi i miei editori ed i miei lettori mi definiscono il barista scrittore. Il problema è che considero il Bar dove lavoro casa mia perché ci sono nato dentro nel vero senso della parola, mentre la scrittura non la considero un mestiere, ma il mio psicologo, uno psicologo tipo quello del Louis Litt di Suits.

Quando è nata la passione per la scrittura?

Ho iniziato a scrivere molto tardi, ma poi non ho più smesso. Per me la prima storia che ho scritto resta indimenticabile perché è nata in un modo particolare e per merito di una ragazza a cui sono stato molto legato...Un bel giorno mi mise in mano un libro e mi disse: «Tieni, questo è il mio romanzo preferito, lo so, forse è un genere che piace più alle donne, ma sono certa che lo apprezzerai, conoscendo il tuo animo sensibile». Il titolo del romanzo era “Ritorno a casa” di Rosamunde Pilcher, e la ragazza aveva pienamente ragione: quel libro mi conquistò a tal punto che nelle settimane a seguire lessi l’opera omnia dell’autrice. Il mio preferito era “I cercatori di conchiglie”. Scoprii che il sogno più grande di questa ragazza di cui ero perdutamente innamorato era quello di vedere di persona i posti meravigliosi in cui la Pilcher ambientava le sue storie, ma questo non era possibile perché un grave problema fisico le impediva gli spostamenti lunghi. Così, senza pensarci due volte, le proposi: «Andrò io per te, e i miei occhi saranno i tuoi. Farò un sacco di foto e poi te le farò vedere». Qualche giorno più tardi partii alla volta di Londra, con la benedizione della famiglia e la promessa di una camicia di forza al mio ritorno. Fu il viaggio più folle della mia vita e ancora oggi, quando ci ripenso, stento a credere di averlo fatto davvero. Due ore di aereo, sei ore di treno attraverso la Cornovaglia, un’ora di corriera per raggiungere Penzance, una delle ultime cittadine d’Inghilterra, e le mitiche scogliere di Land’s End. Decine di foto al mare, al cielo, alle verdi scogliere, al muschio sulle rocce, al vento, al tramonto, per poi all’alba del giorno dopo riprendere il treno e fare il viaggio a ritroso insieme ai pendolari di tutti i santi d’Inghilterra che andavano a lavorare a Londra. Un giorno soltanto, ma uno di quei giorni che ti cambiano la vita. Tornato a Roma, lasciai come promesso i miei occhi, i miei ricordi, le mie emozioni a quella ragazza e forse le avrei lasciato anche il mio cuore, se lei non si fosse trasferita con la famiglia in un’altra città a causa dei suoi problemi di salute. Non c’incontrammo mai più, ma era lei che mi aveva ispirato quel viaggio e in fin dei conti tutto ciò che letterariamente mi è successo in seguito si può ricondurre alla scintilla che lei aveva acceso in me, la voglia di scrivere una storia d’amore che a differenza della nostra finisse bene e poi non ho più smesso fino ad arrivare a Il primo caffè del mattino... 

È il tuo primo romanzo?

È il mio primo romanzo pubblicato con la Leggereditore, ma ne avevo già pubblicati cinque con la Sperling & Kupfer, uno con la Dea Planeta in Spagna e in tutti i paesi di lingua spagnola del Sudamerica, quattro con la Thiele Verlag in tutti i paesi di lingua tedesca, tre con la Rebis in Polonia, uno con la Vulkan in Serbia e tre con la Kragozor in Bulgaria.

Quale è il tuo genere di letture?

Leggo un po' di tutto, tranne l'horror perché sono un tipo un pochino impressionabile. Considero Ken Follett uno degli scrittori più bravi al mondo. Ovviamente prediligo il genere romantico, Sparks, Levy, Musso, Evans, Zafon, Paullina Simmons, Rosamunde Pilcher, ma il mio libro della vita resta Persuasione di Jane Austen.

In questo romanzo ci sono tratti autobiografici? Qualcuno dei personaggi è reale e ti sei ispirato a lui/lei?

Diciamo che per descrivere Luca il protagonista maschile di Una storia straordinaria, ho fatto finta di perdere improvvisamente la vista.  Per quanto riguarda Silvia la protagonista femminile, ho pensato alle mie figlie, facendo un mix di entrambe. Infatti Silvia è una ragazza che avrei tanto voluto proteggere.

 

Che messaggio volevi trasmettere con questa storia?

Che l'amore nei romanzi e nei film è davvero capace di tutto e che nella realtà non arriva mai in ritardo, ma si prende solo il suo tempo.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Vincere l'Oscar per la miglior sceneggiatura originale.

Cosa vorresti fare da grande?

Lo scrittore barista.

Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?

Quando uno scrittore di romanzi d'amore scrive una storia come Una storia straordinaria dopo non ti resta altro da fare che cambiare genere letterario. Per questo al momento sto leggendo il ciclo bretone di Chrétien de Troyes.

Raccontami qualcosa che ha cambiato la tua vita.

Quando è nata la mia prima figlia... Ero molto giovane, da allora siamo cresciuti insieme, ma è sempre stata e continua ad essere lei la più grande tra noi due.

Nella Balena

Nella Balena

di Alessandro Barbaglia.

Bentrovati amici lettori,

dopo la pausa estiva eccomi con la prima recensione; ho voluto staccare un po’ la spina e dedicarmi alle letture, gustarmi le magnifiche storie che mi hanno accompagnata nei caldi pomeriggi di agosto, e adesso sono pronta a parlarvene.

Nella Balena di Alessandro Barbaglia, 228 pagine; Editore Mondadori (19 maggio 2020).

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Trama

Questa è la storia di Herman, figlio della Donna Sirena e dell'Uomo Pesce; è la storia di un bimbo che si fa uomo imparando a lottare dall'Uomo Elefante e allenando all'equilibrio la grande Bird Millman, la poetessa dell'aria: la più straordinaria funambola di tutti i tempi, la prima donna a danzare su una corda sospesa nel vuoto tra due grattacieli. Herman è figlio del circo, il circo classico, quello fatto da "uomini che camminano con la loro bruttezza, fieri di generare meraviglia". Ma è anche la storia di Cerro, che invece abita a Novara in una casa troppo grande e troppo vuota perché è rimasto presto senza madre. E anche un po' senza padre, che insieme alla moglie ha smarrito nei ricordi la sua capacità di amare. Da bambino Cerro contava il tempo in mirtilli: era capace di mangiarne uno al secondo, e portava al guinzaglio CuccioloAlfredo, un cane che sapeva essere dolce solo con lui. Teneva a bada così la solitudine, nutrendosi di piccole gioie. Ma da adulto? Un mirtillo lo farà ancora felice? Herman e Cerro non s'incontreranno mai, ma avranno per sempre in comune qualcosa di immenso, la più grande attrazione del circo: una balena, Goliath, l'altra protagonista di questa storia. I genitori di Cerro si sono conosciuti proprio davanti a lei, il giorno in cui il circo era di passaggio sulle sponde del lago Maggiore ed Herman guidava il camion su cui viaggiava Goliath. L'amore tra loro è nato nel segno della balena. Ma che cos'è Goliath: un mostro o una meraviglia? E in fondo che cos'è l'amore stesso: un sogno sublime o un incubo spaventoso? Perché l'irrequieta Marilisa attrae così tanto Cerro? E cosa sono la dedizione e la fede con cui Herman si prende cura per quasi trent'anni della balena? Esiste un amore più giusto di un altro? O forse l'amore è sempre e comunque un esercizio di sottomissione ed elevazione insieme, un'ossessione che ti spacca e ti completa?

Per prima cosa suggerisco la colonna sonora per la lettura: Rihanna - Stay ft. Mikky Ekko

È stato davvero difficile “pensare” a come scrivere la recensione di questo romanzo, perché volevo che fosse indimenticabile proprio come questa storia. È anche vero che quando ti piace un libro hai paura di non riuscire a valorizzarlo, a volte ti senti incapace di esprimere quello che ti ha colpito nel profondo.

C’erano troppe cose degne di nota, frasi, concetti, parole che sono rimaste impresse nella memoria. La scrittura di Alessandro è davvero sorprendente, mai scontata, riesce a disarmarti con una grande semplicità evocativa. La storia non te la immagini e capitolo per capitolo ti rapisce tanto che il libro vorresti leggerlo tutto d’un fiato; invece ho fatto l’opposto, l’ho letto con calma poche pagine al giorno perché non volevo che finisse mai, adesso infatti mi sento un po’ orfana, capita così quando entri in una bella storia.

Ho deciso di fare una recensione breve perché potrei parlare di questa storia e  dei personaggi per ore, persone che hanno vissuto epoche diverse eppure sono intrecciati insieme, invece lascio lo spazio alla bella intervista all’autore che in questo romanzo affronta grandi temi: la malattia, l’amore, la nostalgia, la speranza, essere figli dimenticati… ho messo la trama per intero, così potete farvi un’idea della storia e non soltanto delle mie impressioni perché è davvero il libro più bello che ho letto quest’anno e prima o poi mi piacerebbe scrivere una storia così, un po’ matta e straordinaria.

Non vi resta che leggerlo! La lettura infatti è consigliata agli amanti di tutti i generi, perché all’inizio ti sembra una storia di fantasia, poi un’autobiografia, ma anche un racconto di avventura e molto altro.

Buona lettura

Aurora Redville

 

Che lavoro fai?  

Faccio il libraio, che poi è il lavoro più bello del mondo. Fare il libraio significa trovare le storie d’amore giuste – e tutte le storie sono storie d’amore - per gli innamorati adatti – e tutti i lettori sono sempre in cerca di una storia di cui innamorarsi; è un lavoro che sarebbe piaciuto anche a Cupido, o forse è Cupido che mi ha fatto innamorare di questo lavoro, chi lo sa…  

Quando è nata la passione per la scrittura?  

Eh, questa è una bella domanda a cui non so rispondere. Credo sia nata dal fatto amo molto leggere, e se ami leggere, se vivi tra le parole, può accadere che qualcuna ti piaccia e tu voglia provare pronunciarla. E allora dici, che so, a voce alta: “C’era una volta”, e ti fermi, perché ti sembra che suoni bene. Forse non originalissimo come incipit, ma funziona. E per non dimenticarlo: lo scrivi.  

Scrivi: “C’era una volta un ragazzo che non sapeva quando era nata la sua passione per la scrittura”, ecco, la storia potrebbe andare avanti così. È calzante. “E allora cominciò a scrivere: “C’era una volta un ragazzo che non sapeva come era nata la sua passione per la scrittura, e voleva scriverci una storia a riguardo per capire perché mai gli piacesse scrivere. “E perché se non mi piacesse scrivere, non avrei mai scritto nulla, e invece scrivo…”. Non subito, insomma, ma prima o poi la storia trova una sua versione definitiva. Che forse non è una risposta, però è una storia e l’abbiamo pure scritta.  

Hai scritto altri romanzi?  

Un paio, nel 2017 ho scritto la Locanda dell’Ultima Solitudine e nel 2018 L’Atlante dell’Invisibile.  

A chi ti ispiri?  

A chi ha voglia di raccontare storie che sappiano scollarmi dalla realtà. Non voglio leggere di cose che accadono nella realtà, voglio leggere di cose che fanno accadere qualcosa nella realtà. Tipo Calvino o Buzzati. Scrivono di magici realismi, cose che non accadono nella realtà ma che cambiano la nostra percezione del reale.

  

Quale è il tuo genere di letture?  

Leggo in realtà di tutto, anche le etichette delle acque minerali (per esempio questa qui che ho vicino ha 7.1 di Ph, che non so cosa significhi, poi vado a vedere). Forse i libri non si dividono per generi ma solo in due gruppi: i libri belli, e quelli dovrebbero leggerli tutti, e i libri brutti e quelli non dovrebbe leggerli nessuno. Io leggo tutto e se incontro un libro brutto lo abbandono. C’è troppa bellezza da leggere per dedicare tempo alla bruttezza.  

In questo romanzo ci sono tratti autobiografici? Qualcuno dei personaggi è reale e ti sei ispirato a lui/lei?  

Nella balena è tutto auto biografico, mi piacerebbe dire che è la mia autobiografia. Non lo dico perché non sarebbe vero – anche se dire che non dici una cosa significa dirla due volte, abbiate pazienza con me –eppure è quel che è. Cerro, Emilio, Herman, la Balena Goliath sono sempre io. Quello che fanno forse non mi riguarda e sicuramente io non ho fatto quello che hanno fatto loro, ma io sono tutti loro. Ecco perché è la mia autobiografia inventata per davvero.  

Che messaggio volevi trasmettere con questa storia?  

Volevo provare a dire: lo sai che cos’è un mostro? Lo sa che cos’è una meraviglia? E sai che differenza c’è tra un mostro e una meraviglia? Sei sicuro? Vieni con me, ti racconto di un mostro meraviglioso e di una meraviglia mostruosa e poi ne riparliamo. Ecco, sì, forse l’idea era questa. Se poi io ci sia riuscito o meno, non lo so… ma l’idea era questa.  

Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?  

Sto prendendo appunti, leggendo, sto cercando di nutrire di storie le mie prossime storie, ma per scrivere è presto. Non ho ancora niente da scrivere e quando è così, non scrivo niente.

  

Raccontami qualcosa che ha cambiato la tua vita.  

La prima volta che mi sono innamorato. Quello mi ha cambiato la vita perché un minuto dopo mi sono innamorato di un’altra cosa, e un minuto dopo di un’altra ancora. Insomma, in dieci minuti mi sono innamorato di otto storie, un gatto e una bambina. E quando succede così la vita cambia ogni volta che t’innamori e io credo d’innamorarmi una volta al minuto. A volte anche ogni trenta, trentasei secondi.  

Intrigo in Costa Verde

Recensione de “Intrigo in Costa Verde” di Gianluca Arrighi ambientato nella terra del sole.

Bentrovati amici lettori,

eccomi con una nuova recensione dedicata agli amanti del Noir, il protagonista è uno dei libri gialli più letti dell’estate “Intrigo in Costa Verde” di Gianluca Arrighi, uscito lo scorso 16 luglio, edito CentoAutori. Di seguito la trama in breve.

Aurora Redville e Intrigo in Costa Verde

Trama

L'avvocato milanese Daniele Castriota, partner dello studio legale romano Nicotra & Manfredda, viene

colpito da un proiettile alla testa nel parcheggio adiacente al tribunale. La sua vita è appesa a un filo. Alex Manfredda, ricevuta la drammatica notizia, si precipita al capezzale dal suo amico e collega, ricoverato in condizioni disperate nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale San Raffaele. Paola, moglie di Daniele, spiega ad Alex che il marito aveva appena assunto un incarico per investigare sull'omicidio di Lorenzo Solinas, candidato sindaco di Coraddu, una piccola città della Costa Verde, nel versante sud occidentale della Sardegna. Manfredda decide allora di subentrare al suo amico per scoprire chi e perché ha tentato di ucciderlo. Alex, brillante avvocato penalista, è un uomo testardo e ostinato. L'indagine lo condurrà nella misteriosa e seducente Costa Verde, dove il suo forte senso di giustizia lo porterà a scontrarsi con i proprietari delle miniere e con gli ambientalisti, detentori del potere politico locale. Ad ogni tentativo di sistemare una tessera nel mosaico, tuttavia, Manfredda ne troverà sempre una diversa che si allontana dalla sua collocazione originale.

Bene, ora che vi siete fatti un’idea di cosa parla il libro, per prima cosa impostiamo una colonna sonora che ci accompagnerà nella lettura, per immergerci nelle atmosfere sarde consiglio un brano dei Tazenda-

Domo mea.

L’autore Gianluca è uno dei maestri del giallo italiano e di mestiere fa il giuriscrittore, il noir è uno dei miei generi preferiti e l’estate è per me la stagione ideale per leggerli, sotto l’ombrellone o in veranda. Quando ho saputo che questo romanzo era ambientato in Sardegna “la mia terra”, ho deciso di portarlo con me in vacanza ritrovando un pezzo della mia cultura, i paesaggi di quella zona dell’isola sono molto suggestivi e mentre le pagine scorrono ti immergi nel profumo della macchia mediterranea.

La storia si inquadra a Milano, per poi trasferirsi a Coraddu, il protagonista è Alex Manfredda un brillante avvocato romano che decide di vederci chiaro sul tentato omicidio del suo amico e collega, scoprire cosa si cela dietro le apparenze. Alex mi è piaciuto subito per la sua intelligenza, il coraggio e il senso di giustizia, ma anche per l’umanità che lo rende così reale con le sue debolezze. Un personaggio che ben incarna l’uomo di successo, ma che si dedica anche alla sua parte spirituale ritrovando sé stesso con la pratica dello Yoga.

Medita silenziosamente e potrai creare per te stesso una vita completamente nuova.

Tutti i personaggi sono ben caratterizzati, da Elisa la moglie di Alex che fa la cantante lirica e lo incanta ogni volta che si esibisce, al maresciallo dei Carabinieri Luca Boi. Ho provato simpatia per l’algida Olimpia Kalb, dalla quale resta affascinato anche Manfredda, ogni personaggio è avvolto da un mistero; la storia ti intriga e mentre leggi si creano nuovi spunti e altre possibili soluzioni del caso, la trama non è scontata e fino alla fine non capisci chi è il vero cattivo, anche se all’inizio un dubbio l’ho avuto ma solo perché leggo Agatha Christie.

L’autore tiene bene le fila della storia dall’inizio alla fine con un linguaggio semplice ma anche specifico della sua professione, del resto è proprio questo il bello: guardare dal punto di vista del protagonista. La prosa è semplice, scorrevole e arriva al lettore senza mai annoiare, ci sono diversi colpi di scena.

Consiglio la lettura a tutti gli amanti del noir, giallo e thriller perché ben si sposa con tutti e tre i generi ma anche a chi vuole approcciarsi per la prima volta a questo filone, infatti non ci sono scene di violenza, ma di grande suspence.

Non mi resta che aspettare le prossime avventure di Alex Manfredda. Se siete curiosi di seguito una breve

intervista all’autore che ci svela qualcosa di sé e dei suoi progetti.

Buona lettura,

Aurora Redville

Quando è nata la passione per la scrittura?

La passione c’è sempre stata, sin da ragazzo. L’idea concreta di scrivere un romanzo, tuttavia, è nata circa

dieci anni fa, quando una giornalista della Rai che aveva seguito alcuni casi giudiziari di cui mi ero occupato e che avevano avuto molto risalto sui media mi propose di raccontare storie criminali dalla prospettiva

dell’avvocato difensore. Nacque così “Crimina romana”, che al di là di ogni aspettativa venne adottato come testo di educazione alla legalità nei licei della Provincia di Roma e si rivelò un successo straordinario.

Quale è il tuo genere di letture?

Le mie letture preferite sono ancora quelle che mi hanno accompagnato durante l’adolescenza e che poi mi hanno formato come autore. Spaziano da Edgar Allan Poe a Raymond Chandler, da Dashiell Hammett a

Stephen King.

In questo romanzo ci sono tratti autobiografici? Qualcuno dei personaggi è reale e ti sei ispirato a lui/lei?

Scrivendo gialli e thriller a sfondo giudiziario, in tutti i miei romanzi ci sono tratti autobiografici. L’avvocato Alex Manfredda, il protagonista di “Intrigo in Costa Verde”, mi somiglia soprattutto per il grande senso di

giustizia che ha radicato nel proprio animo.

Che messaggio volevi trasmettere con questa storia?

Nei miei romanzi non voglio mai trasmettere particolari messaggi. Racconto il Male e come quest’ultimo

diffonda continuamente metastasi nella nostra società.

Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?

Sto scrivendo un nuovo romanzo e una sceneggiatura per una fiction televisiva. In questi giorni sto invece

leggendo “Riccardino”, l’ultimo romanzo, pubblicato postumo, del compianto Andrea Camilleri.

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Oltre le cose

Recensione “Oltre le cose che ho” di Lauranna D’Alesio

Un viaggio alla scoperta di sé.

Bentrovati amici lettori, oggi vi parlo di un libro

che mi ha tenuto compagnia queste sere.

“Oltre le cose che ho” di Lauranna D’Alesio, Viola Editrice (22 maggio 2020) narrativa, 200 pagine.

Ho pensato a una colonna sonora per la lettura che avesse come tematica il cambiamento e mi sono ricordata di questa dolcissima Everybody's Changing- Keane.

Aurora Redville e Oltre le cose che ho

Sinossi

A Roma sullo sfondo di una società irrequieta, si snoda questa storia che parla di sfide, valori, ideali e passioni attraverso il personaggio di Valentina. Con lei il lettore non scoprirà soltanto suggestivi luoghi, ma intriganti passioni, dall'amicizia all'amore, dalla famiglia alle delusioni che con l'arte, la musica e la natura, faranno da sfondo a questa storia tanto forte quanto garbata. Valentina percorrerà un viaggio personale che come un'affascinante parabola sulla vita, ci condurrà a incontrare personaggi straordinari, attraverso scelte inevitabili di sfide alla ricerca di risposte; alla scoperta dei segreti e della semplicità di una vita autentica. Ci introduce in una famiglia che con tutti i suoi difetti e pregi, potrebbe sembrare quella di tutti noi in un qualsiasi momento della nostra vita e lungo le tappe di questo percorso, la protagonista ci rivela qualcosa su noi stessi.

 

Quando mi approccio a una nuova lettura di solito leggo solo la sinossi per non togliermi il gusto del mistero, in questo caso mi ha colpita per le tematiche trattate, dalle prime pagine del romanzo però non riuscivo a inquadrare la storia, è stata come una lunga introduzione in cui l’autrice presentava i personaggi, le loro storie, le loro caratteristiche e le debolezze che li rendono umani.

Il romanzo è diviso in sei parti in cui scopriamo Valentina la protagonista, il suo rapporto con la famiglia, lo speciale legame con la sua amica-sorella Giulia, col fratello Enrico e le prime esperienze di vita, man mano Valentina cresce e fa le sue scelte indipendentemente dal volere dei genitori, l’università e una nuova città in cui vivere. Poi arriva Luca uno dei personaggi che mi è piaciuto di più, con la sua sicurezza, bontà e originalità riesce a conquistare Vale sempre alla ricerca di un senso della vita. È a metà libro che per me è iniziata la vera storia, mi ha coinvolto con le riflessioni che fanno parte del quotidiano, il significato delle cose veramente importanti. Oltre le cose che ho è un romanzo introspettivo che regala emozioni intense, il dolore per una perdita, il mettersi alla prova per vincere le proprie paure, sfidarsi per realizzare i propri sogni e rinascere.

Consiglio la lettura a tutti coloro che amano interrogarsi sul vero significato della vita, ma anche a chi vuole leggere una bella storia di crescita personale in queste fredde giornate.

Auguro a Lauranna buona fortuna per il suo romanzo e non ci resta che aspettare il prossimo.

Buona lettura

Aurora Redville

Asintoti

Recensione“Asintoti e altre storie in grammi” di Davide Rocco Colacrai

Quando la poesia si trasforma in emozioni.

Bentrovati amici lettori, oggi vi parlo di un libro che mi ha tenuto compagnia questi giorni.

Una lettura che si discosta per genere dalla precedente, infatti si tratta di un libro di poesie “Asintoti e altre storie in grammi” di Davide Rocco Colacrai, Le Mezzelane Casa Editrice 2019.

Come sempre suggerisco la colonna sonora per la lettura: The Cinematic Orchestra - Arrival of The Birds & Transformation.

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Lasciandomi guidare da questa musica ho letto le poesie di questo libro originalissimo: sembra un blocco da disegno, ti aspetteresti degli acquerelli, e in realtà lo trovo molto azzeccato perché la poesia è per me una forma d’arte. Quando lo sfogli vieni rapito dalla grafica, e dopo la dedica la pagina dal titolo “Soliloqui” con una delle mie citazioni preferite di J.K.Rowling: Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere, “Harry Potter e la Pietra filosofale”.

Mi aspettavo molto da questo libro e devo dire che non mi ha delusa, amo la poesia e Davide Rocco Colacrai è un vero poeta.

Ho sempre pensato che per scriverle bisognasse studiare molto, ma anche se impari a scrivere dei versi non possono insegnarti a dire ciò che senti nel profondo, perché ci vuole una grande sensibilità, ho anche capito col tempo che è un grande dono.

Mi ha molto colpita la ricerca del dettaglio, descrizioni accurate che sottintendono molto di più di quello che resta in superficie, una grande forma emotiva dettata dal momento:

“E poi ancora labbra che tremano come uve,

mani che stringono ricordi, o il dolore liquoroso del momento dopo,

la carne a lasciarsi andare alla fiamma del dubbio,

il silenzio,

lo struggimento,

e l’attesa, dilatata, di un senso, o almeno la fisicità della congiuntura, e ancora.

Siamo noi le costellazioni che misurano i pescatori…”

Recensire un libro di poesie è difficile perché ciascuno di noi ha la sua sensibilità, si notano e amano cose differenti, bisogna quindi leggerle e assaporarle.

Consiglio la lettura a tutti gli amanti del genere, ma anche a chi vuole avvicinarsi a questa forma letteraria.

A Davide auguro buona fortuna per il suo libro e se siete curiosi qui di seguito c’è una breve intervista.

Buona lettura

Aurora Redville

Davide Rocco Colacrai è nato a Kilchberg Zurigo il 21 agosto 1981.

Vive e lavora a Terranuova Bracciolini, in provincia di Arezzo.

Ama presentare i suoi libri sotto forma di spettacoli di “poesia in teatro”, con cui gira da alcuni anni l’Italia e per i quali è stato premiato dal Comune di Fucecchio nell’ambito del Premio “Affabula – L’arte di raccontare storie”.

Hanno scritto di lui Alfredo Rienzi, Carmelo ConsoliLivia De Pietro, Armando Saveriano, Italo Bonassi, Flavio Nimpo, Mauro Montacchiesi, Gordiano Lupi, Alfredo Pasolini, Massimo Pasqualone, Anna Manna, e molti altri.

Nel tempo libero, insegna matematica, studia recitazione, è autore radiofonico per whiteradio.it, Colleziona 45 giri da tutto il mondo (ne possiede duemila), è appassionato di storia moderna, ama leggere, praticare sport all’aria aperta con il suo cane Mitty e viaggiare.

 

 

Che lavoro fai?  

Sono un impiegato per un nome famoso della moda e il mio lavoro consiste nel rendere i clienti il più possibile felici. Un lavoro che richiede molta pazienza: a volte sei psicologo, altre padre o fratello; tuttavia è un lavoro che sa regalare anche soddisfazioni importanti, parlo di soddisfazioni sul piano umano.

 

Quando è nata la passione per la scrittura?  

Io sono solito parlare di un talento, di un dono, che come tale mi accompagna da sempre, in alcuni momenti della mia vita è stato più evidente, in altri meno. Posso dire che dal 2007 mi ci dedico assiduamente.

 

Hai scritto altri libri di poesie? O scrivi anche romanzi?

Ho scritto, per adesso, otto libri di poesia – l’ultimo dei quali è “Asintoti e altre storie in grammi”. Invece non ho ancora scritto un romanzo. Ma mai dire mai.

 

Le tematiche sono dettate dall’ispirazione?

Il contenuto delle mie poesie è frutto della mia curiosità, della mia sete e attenzione per le cose più piccole, chiamiamole virgole in una storia che agli altri solitamente sfuggono, dell’ascolto attento e infine del mio piacere per lo studio e l’approfondimento. Potrei riassumere il tutto, dicendo che le tematiche derivano dal mio coraggio di raccontare, di prendere posizione.

 

Chi o cosa ti ispira?

Mi ispira la vita – l’atto di vivere che si esprime in una canzone, in un libro, un film, un incontro casuale e persino nel silenzio.

 

Quale è il tuo genere di letture?

Devo dire che ho sviluppato un vero e proprio legame passionale con i libri e mi piace alternare generi – dalla poesia alle biografie, dai romanzi ai testi di meditazione, qualche volta un testo universitario. Non mi faccio mancare niente. Tra l’altro possiedo una libreria – mi dicono, immensa – di cui sono gelosissimo.

 

Parlami di qualcosa che ha cambiato la tua vita. 

L’amore – la prima volta che mi sono innamorato “veramente” è stato tremendo perché mi ritenevo immune a questo sentimento, lo consideravo qualcosa di estraneo, lontano, a me, qualcosa che non mi riguardava affatto. Quando il percorso comune è finito, ero distrutto, sospeso in una specie di limbo, che mi ha spinto verso una nuova maturità e consapevolezza grazie alle quali ho imparato a riflettere sulle cose, a non darle mai per scontate, a non vergognarmi di quello che sento e penso. Insomma, l’amore mi ha reso uomo.

Le cronache

Recensione de Le cronache di Alaster Vol.1: DRAGO – di Leonardo Tomer

Il primo Epic Fantasy di Leonardo Tomer

Bentrovati amici lettori,

oggi dopo una breve pausa torno a parlarvi di un libro che ho letto nel mese di novembre, un fantasy per tutti gli amanti del genere.

Le cronache di Alaster Vol.1: DRAGO – di Leonardo Tomer, Albatros Il Filo editore 2019.

Per prima cosa suggerisco la colonna sonora per la lettura: Imagine Dragons – Demons

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Trama:

Sono passati secoli dalla terrificante guerra contro il Vuoto. I Draghi hanno abbandonato i mortali a loro stessi e qualsiasi forma di magia spontanea sembra quasi scomparsa del tutto. Ciò che ne è rimasto sono dissapori tra le diverse razze: gli elfi si sono isolati nella loro foresta da tempo, e i nani, decimati da sanguinose guerre, restano rintanati nei loro domini. Gli umani e le mezze razze si sono spartiti il resto. È in questo scenario che il destino di Alaster, un giovane mercenario, si intreccia con quelli del mezz’uomo Marcel e della Maga Myra durante la ricerca del preziosissimo Occhio del Drago, portandolo al risveglio di un antico potere sopito dentro di lui e alla sbalorditiva coscienza delle sue misteriose origini. Leonardo Tomer ci accompagna attraverso i luoghi incantati di Jordin, abitati da creature leggendarie, dove spesso i personaggi si troveranno coinvolti in duelli estremi. Magia, amicizia e avventura si incontrano in ambientazioni suggestive e accattivanti, rendendo questo romanzo una lettura avvincente a cui appassionarsi.

Drago è la prima parte di una trilogia, i protagonisti della storia sono il mercenario Alaster, il giovane mezz'uomo Marcel e la maga Myra. Jordin è un mondo popolato di esseri fantastici, ammetto che mi ha ricordato molto le ambientazioni de Il signore degli anelli, i personaggi come da tradizione sono orchi, elfi, goblin e i Draghi, creature mitologiche tanto amate da me e dai miei figli, in pieno stile Epic fantasy e forse è anche per questo che ho letto con piacere il libro, anche se l’inizio stenta a partire, è come una lunga introduzione ed è poco chiara la direzione che prenderà la storia, però verso metà libro tutto si vivacizza, Leonardo ti porta in un mondo fantastico e magico, con grandi combattimenti dell’arte della scherma di cui si intuisce la sua grande passione.

I personaggi sono ben descritti come anche le ambientazioni, luoghi affascinanti che fanno viaggiare con la fantasia, è un’ottima lettura per ragazzi e anche se mio figlio ha solo nove anni abbiamo iniziato a leggerlo proprio perché non ci sono racconti cruenti, ma un senso di magia ti accompagna dall’inizio alla fine.

Non ci resta che aspettare la seconda parte della storia, auguro a Leonardo buona fortuna per il suo romanzo e se volete conoscerlo un po’ di più qui di seguito c’è una breve intervista.

Buona lettura

Aurora Redville

 

Che lavoro fai?  

Lavoro come supplente in Scienze Motorie negli Istituti Secondari superiori e inferiori, e come Maestro di Scherma sportiva a Livorno.

Quando è nata la passione per la scrittura?  

È nata con la passione per la lettura. Ho sempre pensato di scrivere un libro, ma non avevo una storia da raccontare.

Come mai hai scritto un fantasy? Hai scritto altri romanzi?

No, questo è stato il mio primo romanzo, il primo di tre.

A chi ti ispiri?  

Al fantasy in generale. Sono un appassionato di libri fantasy, di RPG e giochi di ruolo, con i quali sono cresciuto e che ancora adoro. È stata la passione per l'ambientazione fantasy ad ispirarmi.

Quale è il tuo genere di letture?

Principalmente fantasy, nelle sue varie sfaccettature, ma mi piace molto anche il romanzo storico d'avventura.

Cosa stai scrivendo adesso? 

Sto proseguendo la scrittura del secondo libro di questa trilogia.

Il treno

Recensione de

Il treno di cristallo di Nicola Lecca

Perché un viaggio può cambiare la tua vita.

Bentrovati amici lettori, la recensione del libro di oggi è un omaggio alla mia terra: la Sardegna.

L’autore di questo nuovo romanzo infatti si chiama Nicola Lecca ed è nato a Cagliari, anche se ha vissuto in molti posti le sue origini sono ben radicate, come spesso accade a chi è nato in questa terra.

Per prima cosa vi suggerisco la colonna sonora:

Con te partirò di AndreaBocelli, forse sarebbe più azzeccato un pezzo di Paolo Fresu ma visto che si parla di un viaggio credo che questa sia meglio.

Titolo: Il treno di Cristallo, di Nicola Lecca.

Prima edizione gennaio 2020, 249 pagine

Aurora Redville e Il treno di Cristallo.

Trama:

A Broadstairs, incantevole villaggio della costa inglese, Aaron lavora come apprendista nella storica gelateria Morelli e vive in simbiosi con Anja: una madre depressa e protettiva che gli tiene nascosta l'identità del padre e nulla racconta di Zagabria, la città dalla quale sono fuggiti quando lui era piccolo. Fortuna che Gennarino, il suo migliore amico, è un vulcano di allegria e colora di ottimismo il grigiore trasmesso dalla malinconia di Anja. Dal canto suo, Aaron ha imparato a essere felice con poco. Gli bastano il sapore del gelato al mandarino, le passeggiate solitarie lungo le scogliere a strapiombo sul mare e le conversazioni con Crystal, la ragazza che ama. Si sono conosciuti online e la loro relazione va avanti da più di un anno: ma è soltanto virtuale. Ogni volta che lui cerca di organizzare un incontro, lei trova mille scuse per rimandare. Eppure Aaron preferisce la sua presenza incompleta al dolore della solitudine. Finché un evento inatteso sconvolge tutto. Dalla Croazia arriva la lettera di un notaio che annuncia ad Aaron la morte di quel padre che gli è sempre stato tenuto nascosto, e lo invita a raggiungere Zagabria per l'apertura del testamento. In treno, grazie a un biglietto di Interrail. Sprovveduto e impreparato alla vita, Aaron affronterà con coraggio la sua piccola Odissea alla ricerca della verità. Dall'Inghilterra a Zagabria passando per Amburgo, Praga, Lubiana, Bratislava e Szentgotthárd si incontrerà finalmente col mondo: che lo metterà alla prova, fra rischi e tentazioni, offrendo in cambio incontri inattesi e immensa bellezza. Con la sua scrittura cesellata e limpidissima, Nicola Lecca crea un'appassionante fiaba contemporanea. L'ingenuità del suo protagonista, ricco soltanto dei suoi desideri, dà vita a pagine scintillanti che ci offrono la disarmante purezza di uno sguardo nudo: capace di illuminare la complessità del mondo, evidenziando i paradossi delle relazioni online e le ipocrisie delle tante trappole tese per trarre profitto dalle nostre solitudini.

 

È rimasto solo un modo di scandalizzare: la sincerità.

 

Questa storia ruota intorno ad un fatto accaduto molti anni prima, ma è anche il racconto di una redenzione, anche se non posso darvi troppi particolari altrimenti vi rovinerei il finale. Il protagonista Aaron è descritto con l’umanità di un ragazzo che con i suoi 18 anni ha vissuto una vita difficile, una madre malata che gli ha impedito di fare delle scelte che avrebbero potuto cambiare il suo futuro. Ma il destino ci si mette di mezzo, un giorno Aaron riceve una lettera che arriva dritta da un passato di cui ignora tutto.

I personaggi che ruotano attorno a lui sono descritti e caratterizzati con particolari che vanno oltre le caratteristiche fisiche, l’autore ti porta a fare un viaggio tra le coscienze e i pensieri di coloro che animano questa storia.

Aaron sceglierà di scoprire chi fa parte del suo passato grazie a un viaggio attraverso l’Europa che in treno lo porterà fino a Zagabria, la città in cui è nato.

Ho sempre amato i libri che parlano di viaggi e per questo anche io ho sempre portato un diario da scrivere nei miei, Nicola infatti alla fine del libro ci svela che i posti da lui descritti e che il lettore può immaginare, sono reali e li ha scoperti nel tempo.

Consiglio la lettura a tutti coloro che amano leggere e con essa sognare e scoprire altri luoghi lontani, soprattutto in questo momento difficile per allietare le ore che trascorriamo a casa.

La trama è semplice ma ben strutturata, la scrittura scorrevole e mai pesante.

Il finale mi ha fatto commuovere e ho amato questa storia dall’inizio alla fine perché è delicata e scritta con amore.

Il messaggio che mi ha trasmesso questo romanzo è che un semplice viaggio può cambiare le nostre vite per sempre.

 

Un libro che si assicura un posto tra le letture più belle di quest’anno.

Di seguito una breve intervista all’autore a cui faccio un grande in bocca al lupo per il suo libro.

Buona lettura Aurora Redville

 

Che lavoro fai?

Scrittore. Come certificato dalla carta d'identità.

Quando è nata la passione per la scrittura?

È sempre stata in me. Ho cominciato a leggere a 4 anni.

È il tuo primo romanzo?

Il primo libro l'ho pubblicato nel 1999. Da allora ho pubblicato due raccolte di racconti e 6 romanzi."Il treno di cristallo" è il più recente. Oggi ho l'onore di essere diventato uno degli scrittori sardi più premiati e più tradotti all'estero di sempre. A 43 anni non è poco.

Quale è il tuo genere di letture?

Se avessi un genere di letture mi sentirei incompleto. Leggo di tutto.

In questo romanzo ci sono tratti autobiografici?

L'autobiografismo ha senso se ti chiami Primo Levi. Io sono un semplice artigiano della parla.

Che messaggio volevi trasmettere con questa storia?

Nessuno. Io non scrivo per trasmettere messaggi. Scrivo per incantare.

Come è nata la passione per i viaggi?

Sono un collezionista di città. Ne ho visitate circa 400.

Otto sono raccontate in questo libro: Broastairs, Dover, Amburgo, Praga, Bratislava, Lubiana, Szentgotthàrd e Zagabria.

Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?

In questo periodo mi sto occupando della promozione de "Il treno di cristallo" e non ho la concentrazione necessaria per scrivere.

Ma leggo sempre. Mi piacciono molto anche gli audiolibri. "Lettera al mio giudice" di Simenon è un capolavoro. Lo sto riascoltando in questi giorni.

Raccontami qualcosa che ha cambiato la tua vita.

Ogni istante, se ben vissuto, può cambiare in meglio il corso della vita.

La nostra Londra

Recensione “La nostra Londra” di Simonetta Agnello Hornby e George Hornby

Un viaggio alla scoperta di una città che non smette mai di stupirci.

Titolo:

La nostra Londra

di Simonetta Agnello Hornby e George Hornby.

Data di pubblicazione:

19/02/2020.

Editore: Giunti

Collana: Scrittori Giunti,

Pagine: 360.

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Trama:

Un inno a due voci a una Londra che continua a crescere e cambiare, dove ogni marea del Tamigi porta

qualcosa o qualcuno di nuovo. Il racconto personalissimo e appassionato di Simonetta Agnello Hornby,

ormai un classico per chi ama la città o la vede per la prima volta, si arricchisce adesso di luoghi nuovi e

curiosi, descritti dalla voce ironica e brillante di suo figlio George Hornby. Simonetta Agnello giunge a Londra

nel settembre 1963. A sole tre ore da Palermo, è catapultata in un altro mondo, che le appare subito come

un luogo di riti e di magie. La paura di non capire e di non essere accettata segna il passaggio

dall’adolescenza alla maturità. Si sposa, diventa Mrs. Hornby, ha due figli. Ora può riannodare i fili della

memoria e accompagnare il lettore nei piccoli musei poco noti, a passeggio nei parchi, nella amata casa di

Dulwich e di Westminster, nella City e a Brixton, dove ha fatto l’avvocato. Al contempo, sulle orme

dell’illuminista Samuel Johnson, cattura l’anima della sua Londra, profondamente tollerante e democratica.

Il viaggio continua attraverso la voce di George Hornby, che con il suo humour tutto inglese e uno sguardo

aperto e disincantato, ci svela novità, scoperte, luoghi profondamente mutati o finalmente divenuti

accessibili, sempre permeati dalle storie umane di chi ha contribuito a crearli. Dal tempio di Mithras al

Garden Museum, fino ai ristoranti e pub più rinomati o singolari della città, un percorso insolito e

affascinante in una Londra che non avete ancora conosciuto e che non smette mai di stupire. Perché, come

dice Samuel Johnson, «quando un uomo è stanco di Londra, è stanco anche di vivere».

Recensione

Bentrovati amici lettori, oggi vi parlo di un libro che ho amato fin dalle prime pagine, come sempre vi suggerisco la colonna sonora che senza ombra di dubbio ricade sul gruppo inglese più famoso della storia: The Beatles con Help.

Chi mi conosce sa che amo molto questa città, non a caso ho ambientato qui il mio primo romanzo, se parli di Londra è perché la ami con tutti i suoi pregi e difetti. Mentre leggevo queste pagine mi domandavo “che genere di libro è?” la risposta è arrivata da sola poco dopo.

La nostra Londra non è un romanzo, ma non è neanche un saggio, è un dialogo tra l’autrice e il lettore ma

anche tra lei e la sua Londra. È una dichiarazione d’amore della signora Agnello Hornby alla città che l’ha

accolta, narra le sue vicende familiari e ci svela come all’età di appena diciassette anni ha compiuto il suo primo viaggio nella city e se ne sia subito innamorata. Mi sono ritrovata nelle sue parole, una ragazza alla scoperta di una cultura profondamente diversa dalla sua Sicilia. Un fascino quello londinese che riveste tra i più giovani, gli artisti, e tutti coloro che aspirano a una vita “diversa” e ricca di stimoli. La sua è stata una scelta di vita, perché quando ti trasferisci in un’altra città la scegli come tua nuova casa, ma è anche l’inizio di un viaggio perché Londra è questo: scoprire.

Questo libro potrebbe classificarsi come una guida della città ma sarebbe assai riduttivo, la signora A.H.

racconta i luoghi e la storia che per secoli è stata protagonista tra la mura dei suoi edifici storici. Uno studio colorito dei suoi abitanti, ma anche delle tradizioni; dei luoghi più caratteristici vissuti da lei e dalla sua famiglia, esperienze quotidiane che hanno segnato nel bene e nel male la sua vita in un passato che per un po’ è stato “estraneo” ma che col tempo l’ha accolta come una figlia. Ci vuole sicuramente del tempo per apprezzare culture diverse, i fatti storici narrati sono di grande interesse grazie anche al suo modo di scrivere elegante e scorrevole, ma anche semplice.

Un racconto a due voci. Nella seconda parte infatti troviamo un’altra voce narrante, quella di George suo

figlio, che con il suo humour tutto inglese ci porta alla scoperta di altri luoghi con uno sguardo diverso, più aperto ma anche realistico, luoghi che sono divenuti accessibili e sempre caratterizzati dalla storia umana di chi li ha abitati. Un racconto da un altro punto di vista perché lui è disabile e gira la città con la sua sedia a rotelle, mi ha colpito molto la sua analisi sulle barriere architettoniche che tuttora permangono in alcuni edifici storici. Invece l’accesso ai bus è notevole, l’ho visto con i miei occhi l’ultima volta che ci sono stata, una città così moderna ma dallo spirito antico.

Vi lascio con una citazione bellissima che è anche l’essenza di questo romanzo, infatti ogni capitolo si apre con una citazione del dottor Samuel Johnson. Se per caso avete in programma un viaggio a Londra dovete assolutamente passare a visitare la sua casa a pochi passi da Fleet Street, e dal pub di cui era assiduo frequentatore Ye Olde Cheshire Cheese, io ci sono capitata per caso e sono rimasta impressionata dall’originalità, vi ritroverete infatti in una piccola piazza con al centro il monumento a Hodge il gatto del dottor Johnson.

Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco anche di vivere;

perché Londra offre tutto ciò che la vita può offrire. 

Samuel Johnson

Un’altra piccola curiosità, il dottor Johnson ha scritto il primo Dictionary of the English Language.

La foto è un ritratto che potete vedere al pub Ye Olde Cheshire Cheese al 145 di Fleet street.

Vi auguro buona lettura

Aurora Redville

Signorina Memorie

Recensione

Signorina

Memorie di una ragazza sposata di Chiara Sfregola.

Quando il matrimonio è un diritto di tutti.

Bentrovati amici lettori,

oggi vi parlo di un libro che mi ha profondamente colpita, ho avuto necessità di riflettere alcuni giorni su ciò

che mi aveva trasmesso perché erano molti gli spunti per scrivere una recensione, sto parlando del nuovo

libro di Chiara Sfregola

Signorina Memorie di una ragazza sposata,  

223 pagine;

Fandango Libri Editore (11 giugno 2020).

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Sinossi

Dall'11 maggio 2016 le unioni civili sono legge. E se sul matrimonio è stato scritto molto e sulle donne altrettanto, sulle donne che hanno deciso di sposarsi fra loro si sa molto meno. A riempire con la sua intelligenza questo vuoto, arriva Chiara Sfregola che, a partire dalla sua esperienza di lesbica, di femminista e di moglie, racconta con un passo a metà tra saggistica e memoir cosa è stato storicamente e cosa sta diventando, oggi, il matrimonio. Una volta pronunciato il fatidico sì molte persone, anche di destra, anche persone che sono sempre state contrarie all'adozione da parte delle coppie gay, hanno iniziato a chiederle quando aveva intenzione di fare figli. Altre persone, lesbiche incluse, hanno chiesto dell'abito: chi indosserà quello bianco? (che è la versione politically correct del "chi fa l'uomo?"). Alcune femministe l'hanno guardata male: tu quoque, ossequi l'istituzione antiquata e collabori col patriarcato? La sfida di questo libro è rispondere a queste e a molte altre domande. Per esempio: se il matrimonio nasce come istituzione che limita la libertà delle mogli, qual è il senso del matrimonio fra due donne? Come si può reinventare, fra pari, quello che è sempre stato, storicamente, un rapporto di sottomissione? Se non vuoi avere dei figli, cosa ti sposi a fare? Che succede ora che una femminista può sposare una sua "collega"? La risposta possibile è una: succede che il matrimonio va a un corso di aggiornamento. Perché se le donne cambiano, anche il matrimonio deve cambiare. Una lettura indispensabile per capire i nuovi modelli di famiglia e inventarne di nuovi.

Per prima cosa suggerisco la colonna sonora per la lettura,

Due Destini dei Tiromancino.

Questa canzone ha il potere di rievocare delle situazioni del passato che ben si intrecciano con questa storia; classificarlo in un genere letterario è difficile, quando ho iniziato a leggerlo pensavo che fosse un romanzo ma mi sbagliavo,

piuttosto è una via di mezzo tra un memoir e un saggio perché contiene un’ampia indagine sui modelli

culturali, ma anche gli aspetti psicologici e personali.

L’autrice introduce l’argomento con un’affermazione chiara e d’impatto: “

Quando devo compilare un modulo mi viene chiesto di barrare una di queste tre caselle:

Sig.

Sig.ra

Sig.na

A seconda di dove metto la croce, non solo indico il genere in cui mi identifico, ma pure a chi appartengo...

Un uomo appartiene sempre a sé stesso. Una donna – a quanto pare- appartiene sempre a un uomo”.

Questa è l’inizio di una riflessione forte che è anche la più importante, perché soprattutto a partire dal ‘900 ci sono stati molti cambiamenti nel ruolo della donna nella società, dal diritto di voto, all’istituzione

“matrimonio”, ma anche il diritto alle donne di separarsi dai propri mariti. Si è parlato tanto di questo, ma Chiara introduce nuove argomentazioni, un racconto volto al femminile, riferimenti storici in cui si descrive l’evolversi della figura femminile e al potere che l’uomo ha sempre esercitato su di essa, insieme a molti dati e a l’analisi fattuale della società attuale.

Io sono stata cresciuta ed educata da mia madre -una donna che si potrebbe definire femminista-, ma

soprattutto progressista (la ringrazio ancora per questo), la prima della famiglia -cattolica- ad essersi

separata dal marito, un piccolo scandalo quando ero bambina ma è grazie alle donne come lei che ci sono

stati questi cambiamenti perché hanno fatto sentire la loro voce con decisione, e adesso Chiara ci fa scoprire una nuova realtà perché in pochi hanno parlato del matrimonio tra due donne.

Condivido con voi la frase più importante per una società:

«Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.

Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.»

(Art.1 della Dichiarazione universale dei diritti umani)

Questo è un documento sui diritti della persona adottato dall' Assemblea generale delle Nazioni Unite, ho

pensato più volte a queste parole perché se tutti nasciamo uguali in dignità e diritti

perché non a tutti è concesso di amarsi in egual modo?

La Sfregola parla in prima persona delle sue esperienze, la vita da ragazza in appartamenti condivisi, la

ricerca di una casa tutta sua che ha segnato il passaggio all’età adulta, ma anche l’incontro con Viola e la

volontà di sposarsi, perché ancora oggi è una necessità di status, un voler dimostrare al mondo che “siamo una vera coppia”, è un modello di affermazione in una società che si sta “diversamente evolvendo”

finalmente!

Siamo indietro rispetto altre nazioni ma ci siamo arrivati: le famiglie Arcobaleno sono una realtà, come i

matrimoni LGBT, l'Italia è considerata una nazione gay-friendly e l'opinione pubblica sull' omosessualità è generalmente considerata sempre più liberale.

Sono lontani i tempi in cui mi sono diplomata con una tesina sulla bisessualità nel mondo antico, il titolo

“Machile, Femminile e Altro” a dimostrazione che l’omosessualità è sempre esistita (anche nella lingua

latina) e non è un atteggiamento moderno.

Spero di avervi incuriosito perché è davvero un libro che vale la pena di essere letto, ma soprattutto

condiviso, come spunto di riflessione, anzi sarebbe bello proporlo nelle scuole come educazione dei

sentimenti, ma anche come studio sociologico.

Presto vi parlerò ancora di questo argomento.

Vi auguro buona lettura,

Aurora Redville

Appena nata

Recensione

“Appena nata” il mondo visto da una bambina Fuori dalla Pancia

Bentrovati amici lettori,

oggi vi parlo di un libro che mi ha tenuto compagnia questi giorni. Una lettura che si

discosta per genere dalla precedente pubblicazione della stessa autrice parlo di

Appena nata il nuovo romanzo di Francesca Silvia Loiacono, 140 pagine, Editore La

Vita Felice (23 giugno 2020).

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Trama

Da quando è arrivata nel Mondo Fuori Dalla Pancia, Gaia è l'orgoglio dei suoi genitori. "Bebè angelica" per eccellenza, dorme quando deve dormire, mangia il latte materno con regolarità e non dà problemi di sorta... almeno fino a quando non sente i suoi genitori parlare di darle un fratellino. È allora che decide che non le conviene fare la neonata da manuale e prende a modello il "bebè diabolico" per eccellenza, Ivan il Terribile, figlio di una delle signore del "Gruppo Mamme" su WhatsApp, di cui fa parte la sua mamma. Ha così inizio una vera e propria guerra contro i Grandi, fatta di latte rigurgitato sui vestiti e pianti notturni, con cui Gaia spera di far cambiare idea ai suoi genitori... Ma non ha fatto i conti con la mamma e con l'esercito di alleati che quest'ultima le scaglia contro nel tentativo di farla tornare "angelica": dalla strizzacervelli a Baby-killer, baby-sitter esotica ben poco ortodossa che userà riti e pozioni magiche per mandare via il Demone dal suo corpo...

Prima di parlarvi del libro suggerisco la colonna sonora per la lettura, mi viene in mente Photograph di Ed Sheeran. Come nel video infatti la protagonista è Gaia una bimba di pochi mesi alle prese con la sua nuova vita Fuori dalla Pancia.

Una bambina angelica a detta dei suoi genitori ma anche del famoso Gruppo mamme di WhatsApp -che è uno degli aspetti ironici della storia- fino al giorno in cui sente la sua mamma dire al papà che è arrivato il momento di dare un fratellino a Gaia; questo è il nodo centrale della storia perché è qui che tutto cambia: la dolce bambina prendendo esempio dal “bebè diabolico Ivan il Terribile” ne combina delle belle, il punto di forza della storia è proprio il dialogo tra la bimba e il lettore.

Il mondo visto con gli occhi di una piccola che sa il fatto suo, che vuole assolutamente restare figlia unica e intraprende un difficile viaggio per dissuadere i suoi genitori a costo della pace e dell’armonia, perché ammettiamolo tra gli adulti e i bebè c’è una totale incomunicabilità, da contorno altri personaggi, i nonni, la strizza cervelli che la inquadra subito e la tata cinese che odora di aglio.

Un racconto divertente, una lettura leggera per staccare la spina dopo una lunga giornata, Gaia ci introdurrà nel suo mondo fatto di poppate, rigurgiti e sonnellini.

Ma è anche una dichiarazione d’amore dell’autrice alla sua bambina che è venuta al mondo e le ha completamente cambiato la vita, si percepisce il forte legame che lega una madre a un figlio e l’esperienza (a volte traumatica) della maternità e i suoi risvolti.

Se site curiosi di seguito una breve intervista con l’autrice con la quale ho fatto due chiacchiere.

Buona lettura,

Aurora Redville

 

Dove sei nata?

Sono nata a Milano e ho sempre vissuto nella mia amata città, salvo un anno trascorso a Roma per dedicarmi alla passione del cinema e della sceneggiatura.

Quando è nata la passione per la scrittura? 

Ho sempre amato scrivere, fin dalle elementari. Ricordo che la maestra di italiano un giorno mi ha detto: "Francesca, non perdere mai questa tua passione per la scrittura e per la metafora. Il tuo è un dono che ti fa essere una mosca bianca". Mi piace ripensare a queste parole come quelle di un mentore che mi ha spianato la strada cui ero destinata fin dalla culla.

Come mai hai scelto un genere così diverso dal tuo ultimo romanzo?

Prima di "Appena nata" i mei interessi principali erano l'amore i sentimenti. Questo, credo, perché ho avuto un percorso sentimentale complesso, non ho trovato l'anima gemella facilmente e ho scritto nei miei libri anche delle mie peripezie amorose. Ma poi, a 35 anni, dopo un matrimonio flash conclusosi con un divorzio, è finalmente arrivato l'amore per l'uomo giusto che ha portato a un amore ancora più grande: quello per mia figlia Alice. "Appena nata" è il frutto di un cambiamento sia come donna che come scrittrice. Non potevo non parlare della cosa più importante che ho fatto nella mia vita: diventare mamma.

Quale è il tuo genere di letture? 

Sono una lettrice eclettica e poco paziente: spazio dal romanzo storico, al fantasy, al "chick lit" alla fantascienza, ai romanzi onirici alla Murakami con estrema facilità... e se un libro non mi prende entro le prime 100 pagine... lo abbandono senza pietà e passo ad altro. Ebbene sì lo confesso: sono spietata con la parola scritta come non lo sono mai stata con gli uomini.

In questo romanzo ci sono tratti autobiografici? Sono curiosa di sapere se fai parte del “gruppo mamme” su whatsApp… 

Sì certo, anche questo romanzo, come tutti i precedenti, è un mix tra autobiografia e invenzione. Quanto al gruppo mamme, confesso che ne ho fatto parte per un breve periodo ma è una storia senza happy end. Magari un giorno scriverò di questa avventura se siete curiosi...

Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?

Al momento mi sto dedicando ad altre forme di scrittura che non appartengono all'editoria convenzionale. Ho un romanzo nel cassetto che prima o poi vorrei riprendere in mano e che parla della mia giovinezza sui banchi di scuola, ma per ora non mi ci sto dedicando assiduamente. Sto leggendo tantissimo. L'ultimo libro letto è "I leoni di Sicilia", sulla famiglia Florio. Un libro che consiglio a tutti.

C’è un seguito del romanzo?

Appena nata è un "unicum", come la nascita di mia figlia, e vorrei che restasse tale. Non penso che avrà mai un seguito, come non credo che Alice avrà altri fratelli....

L'irriducibile

Recensione de “L'Irriducibile Inconciliabilità dell'Essere: (o l'incredibile storia di

Tony Paguroni)

Bentornati amici lettori,

oggi vi parlo di un romanzo che mi ha particolarmente colpita pur nella semplicità

della storia, perché permette di fare una riflessione sul mondo dei social e della società stessa, anche perché a coinvolgere il lettore è un giovane autore di 21 anni, che con il suo romanzo evidenzia come i social vengano spesso utilizzati erroneamente come veicolo culturale. Oggi vi porto alla scoperta de “L'Irriducibile Inconciliabilità dell'Essere: (o l'incredibile storia del giovane Tony Paguroni) di Simon Schiele.

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È un mondo quello dei social network che permette di “essere qualcuno” anche se nella vita reale sei un semplice ragazzo, ci si interroga sempre più spesso sugli effetti che questa nuova “socialità” ha sui giovani,

ammetto che io ignoravo completamente queste dinamiche perché non le conoscevo, adesso che utilizzo i

social per lavoro comprendo i limiti e le potenzialità, apprezzo la facilità con cui si possono conoscere

persone con i nostri stessi interessi e capisco anche come si sia evoluta nel tempo la nostra società e il modo

di rapportarsi agli altri. Non per questo bisogna approvare tutto ciò che viene proposto, ma a mio parere

distillando i contenuti che ci legano ad una particolare tematica si può ottenere qualcosa di buono. Non so valutare se sono stati più fortunati quelli della mia generazione o se invece lo sono i giovani di oggi, non è il mio compito, il fatto è che c’è stato un cambiamento epocale e noi adulti dovremmo guidare e considerare gli effetti che hanno sulle persone e su coloro che sono il nostro futuro.

 

 

Trama:

Tony Pagùroni: (sost.) animale da discoteca della specie millennials, figlio di papà, dal sogno di diventare

influencer. Può un individuo simile essere scambiato per un raffinato poeta contemporaneo? Secondo i

social network, sì. Scopri questa pungente satira sulla società dell'apparire mentre segui la storia

dell'autoproclamato "vate" Tony Paguroni e della frase che lo renderà famoso. Attorno a lui una famiglia

teledipendente, insegnanti bipolari, invidiosi compagni di classe, presentatori tv in disperata crisi di mezza

età e un mentore dalle dubbie doti intellettive. Una briosa farsa sul “dire tutto senza dire niente”, sugli

abbagli della società contemporanea e sul fittizio mondo dei social network. Riuscirà Tony a realizzare il suo

sogno? O le sue frasi vacue verranno scoperte per quello che sono?

171 pagine

Editore: Independently published (23 febbraio 2019)

Genere: satirico

Il libro lo consiglio a tutti, è scorrevole e leggero, si legge velocemente, è un racconto ironico che colpisce il

lettore perché Simon sa comunicare con il nostro linguaggio ma anche con quello dei giovani.

Di seguito una breve intervista all’autore e come sempre gli auguro un grande in bocca al lupo.

Buona lettura

Aurora Redville

Intervista:

Che lavoro fai?

Studio all'università di Torino

Quando è nata la passione per la scrittura?

I miei genitori mi hanno sempre fatto leggere, sin da bambino. Ma se devo mettere una data direi a 7 anni,

quando ho letto Eragon di Paolini.

È il tuo primo romanzo?

No, ho pubblicato Anna nel 2018 e a breve pubblicherò il fantasy a cui sto lavorando da quando avevo 7

anni e ho letto Eragon.

Quale è il tuo genere di letture?

Prima che arrivassero i libri di sociologia erano i classici, in particolare i francesi dell'800. Ma anche Garcìa

Marquéz, Hemingway, Steinback, Salinger, Welsh, spazio molto in realtà.

In questo romanzo ci sono tratti autobiografici?

Penso che ogni buon romanzo abbia qualcosa di autobiografico all'interno. Se l'autore non attinge un

minimo dal suo vissuto il romanzo risulta fittizio e costruito.

Che messaggio volevi trasmettere con questa storia?

Il messaggio è semplice, davvero. Con i social ci stiamo bruciando il cervello. I social non sono veicoli di

cultura nonostante vengano venerati come tali. E infine come i giovani d'oggi, io compreso, trovino in essi,

nonostante tutto, un'alternativa per il futuro ad un mercato del lavoro che tende ad escluderli.

Raccontami qualcosa che ha cambiato la tua vita.

Una ragazza mi disse che il messaggio di Anna aveva cambiato la sua vita. Non mi sono mai sentito tanto

utile al mondo come in quel momento.

Uno su dieci

Recensione:

Uno su dieci

di Samantha Errani.

Bentrovati amici lettori,

oggi sono qui per parlarvi di un nuovo libro: non è un romanzo, né un saggio è neanche un thriller, ma una importante guida per genitori.

Uno su dieci di Samantha Errani, pagine 101, Self publishing.

 

Disponibile su Amazon al seguente link:

https://amzn.to/2VzVUCu

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Sinossi:

“Signora oggi suo figlio deve nascere. Quando sentirai queste parole, e varcherai le porte della TIN (terapia

intensiva neonatale), "Uno su dieci" sarà la tua guida. Durante la gravidanza, nessuna coppia pensa che il loro figlio possa nascere prematuro, eppure un bambino su dieci passa dalla terapia intensiva prima di arrivare a casa. Sono Samantha, mamma di un bambino nato con una sindrome genetica rara e infermiera pediatrica di terapia intensiva neonatale, specializzata in prematuri gravi. Ti guiderò nel viaggio che molti genitori non pensano di dover intraprendere.”

Come sempre suggerisco la colonna sonora per la lettura, la scelta ricade sulle Children's Corner di Debussy.

Buona lettura

Aurora Redville

 

Uno su dieci è la percentuale di bambini nati prematuri.

Samantha è un’infermiera di terapia intensiva e mai avrebbe pensato di vivere un’esperienza simile con il suo bambino proprio nel reparto dove lavora.

In questa particolare guida per genitori l’autrice spiega la sua esperienza personale, dalla nascita del bambino alla scoperta di una malattia rara, il percorso intrapreso con l’aiuto dei medici e infermieri; ma anche i dubbi e le paure che spesso condizionano le nostre giornate, perché ammettiamolo: nessuno è preparato a una notizia del genere.

È proprio questo che vuole comunicare Samantha, il coraggio di non farsi sopraffare dagli eventi, conoscere vuol dire comprendere e lei racconta i luoghi e le procedure della TIN terapia intensiva neonatale, è il reparto dove vengono ricoverati e trattati neonati pretermine o molto malati.

L’idea di scrivere il libro è maturata nel tempo, proprio per supportare i genitori in questa esperienza, la paura e la meraviglia sono due costanti del lavoro che svolge, come infermiera ha visto numerose situazioni e la sensibilità dei nuovi genitori cui tu fai riferimento.

Ogni capitolo descrive una fase della terapia: dove tutto inizia, il tour del reparto, ma anche le attrezzature, le procedure e i rapporti con i membri della famiglia, le dimissioni e le testimonianze.

Tutto è reale perché lo scopo è far conoscere e non lasciare impreparati coloro che dovranno affrontare questo percorso.

Tutto questo capita ogni giorno, una volta su dieci.

E se capiterà a te che stai leggendo, avrai la fortuna di avere una guida da portare con te, che ti aiuterà a comprendere cosa ti succede intorno.

 

Come mamma è stata una lettura difficile perché ti immedesimi nelle situazioni, le descrizioni e gli stati d’animo mi hanno colpita profondamente. Da lettrice ho cercato di mantenere un certo distacco perché ho conosciuto diverse persone che si sono trovate in queste circostanze, alcuni ne sono usciti vincitori altri no, sono convinta che questo libro possa davvero fare la differenza, preparare ad affrontare questa fase, non essere impreparati significa elaborare più velocemente. Ma soprattutto mai perdere la speranza!

Ringrazio Samantha per avermi fatto partecipe di questo bel progetto.

Se volete saperne di più l’autrice ha risposto a una breve intervista.

Dove vivi?

Mi sono laureata a Torino e subito dopo mi sono spostata a Londra dove ci sono rimasta per sei anni. Attualmente mi sono trasferita di nuovo a Torino, vicino alla famiglia che può aiutarci con la gestione dei bimbi.

Che lavoro fai?

Sono un’infermiera pediatrica, con sei anni di esperienza in Terapia Intensiva Neonatale.

Quando è nata la passione per la scrittura?

Sono sempre stata interessata ai libri, fin da bambina. Ho poi intrapreso un’altra strada e sono diventata infermiera pediatrica, però non ho voluto abbandonare il mio sogno di poter trasmettere ciò che ho agli altri attraverso la scrittura.

Come mai hai deciso di scrivere questa guida?

Per esperienza professionale e personale so quanto sia spaventoso varcare la soglia di una terapia intensiva neonatale senza sapere assolutamente nulla di ciò che succederà. Sono momenti molto difficili per la famiglia e, sebbene sia convinta che non si possa in alcun modo azzerare la preoccupazione e il dolore, so che ci sono piccole cose che possono rendere l’esperienza un po’ meno tragica. É una di queste cose è la conoscenza. Ho quindi voluto scrivere questa piccola guida in modo che i genitori abbiano una piccola infarinatura di ciò che è la TIN e ne entrino a far parte con il cuore un po’ più leggero.

Parlami in poche righe della tua esperienza personale.

Come ho già detto sono infermiera pediatrica e ho lavorato per diversi anni in una terapia intensiva neonatale di Londra. Lì ho imparato davvero tante cose e ho avuto la possibilità di assistere neonati e famiglie in ogni tipo di situazione. Nel 2017 è nato il mio secondo bambino e con nostra grande sorpresa gli è stata diagnosticata una sindrome genetica rara. Pur essendo infermiera non avevo mai pensato che una cosa simile potesse succedere a me. Io curavo i bambini malati degli altri, non di certo i miei. È stato molto difficile accettare la situazione e ora che il mio processo di elaborazione è terminato ho voluto offrire la mia testimonianza e il mio aiuto a chi ne ha bisogno.

Che messaggio ti senti di trasmettere a chi leggerà questo libro?

Principalmente un messaggio di speranza. So che le cose capitano e che è estremamente difficile accettarlo. La sofferenza c’è ed è giusto che venga riconosciuta ed accolta in modo da poterla elaborare nel miglior modo possibile. Quello che però vorrei dire ai genitori che si trovano in queste situazione è che non sono soli. E che non sarà così doloroso per sempre, con il tempo diventa più semplice.

Bellanima

Recensione Bellanima di Luciana Cerreta.

 

Buongiorno amici lettori,

come prima recensione dell’anno vi propongo un libro auto pubblicato. Bellanima è un libro la cui autrice ha avuto la massima cura per l’editing, e i contenuti sono da collocare in una categoria ben precisa: i romanzi introspettivi o diari.

Ma partiamo dal principio, come sempre suggerisco la colonna sonora e ammetto che la prima che mi è venuta in mente è la musica leggera italiana, la Pausini con Biagio Antonacci che insieme duettano Il coraggio di andare.

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Al centro di questa storia c’è l’amore. È una storia triste, tormentata, che ti colpisce al cuore perché è capitato a tutti noi di amare, di soffrire e sentirci persi senza di lui o lei. Una storia struggente che ti coinvolge con le parole di Luciana, che con i suoi pensieri si tormenta, ma cerca di metterli su carta per esorcizzare la sofferenza che prova in quel momento; pensieri e parole per un uomo che se n’è andato, a volte la cosa peggiore è non sapere perché, molti non danno spiegazioni perché sono troppo vigliacchi e ci si ritrova ad interrogarsi giorno dopo giorno per questo motivo.

L’autrice parla in prima persona e mette a nudo senza malizia i sentimenti di colei che ama e la sua disperazione.

Nella prima parte del libro rivive i momenti passati insieme e di quello che lei stessa ha scoperto dell’amore, l’unica cosa che sente è la sua mancanza, da togliere il fiato, la vita che conduce senza di lui, l’isolamento dal mondo.

Nella seconda parte affronta l’accettazione del dolore, di una vita che deve continuare anche se ci si sente svuotati e non sembra avere significato senza di lui.

Mi sono chiesta mentre leggevo se una delle soluzioni per superare il dolore sia pensare che colui che amiamo sia morto, in alcuni momenti la protagonista sembra mossa dall’odio, ma io personalmente non credo che sia possibile odiare qualcuno che si è amato così tanto, e allora ritorna il mio interrogativo: la morte di colui che se n’è andato può dare sollievo?

 

Consiglio la lettura di questo libro a tutti, in particolare coloro che amano leggere dell’amore, o che vogliono riflettere sugli effetti dolorosi della fine di una storia, è una lettura che ti lascia il segno, per quanto mi riguarda in positivo, perché sono convinta che le esperienze più dolorose ci diano la possibilità di cambiare e di crescere. 

Di seguito una breve intervista all’autrice, le auguro un grandissimo in bocca al lupo per il suo libro e a voi buona lettura!

Aurora Redville

Che lavoro fai?

Sono insegnante di Italiano e storia in un istituto superiore.

Quando è nata la passione per la scrittura?

Mah, in realtà non credo ci sia un momento specifico, scrivo da che mi ricordo

È il tuo primo romanzo?

Sì, il primo, ma sono anni che scrivo per quotidiani e riviste.

Quale è il tuo genere di letture?

I classici sicuramente, sono una che adora, ad esempio “Abelardo ed Eloisa”, o Goethe, Hesse, Dostoevskij, sono cresciuta e mi sono formata con queste letture, suppongo abbiano anche condizionato il mio modo di essere.

In questo romanzo ci sono tratti autobiografici?

Questo romanzo è autobiografico interamente. Non ci sono invenzioni romanzate né aggiunte, forse ho evitato di raccontare un paio di episodi, per cui ho tolto ma non ho aggiunto sicuramente. Nasce da quello che era una sorta di diario, una scrittura che era la mia terapia mentre i fatti accadevano e li vivevo. Mi ha aiutato a razionalizzare e concretizzare il mio dolore per cercare, in qualche maniera di eluderlo narrandolo e raccontandolo.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Ho fatto molte cose nella mia vita, non credo di avere un sogno nel cassetto attualmente, forse ho una speranza e questa cosa, sinceramente, mi innervosisce perché a volte la speranza è un’arma a doppio taglio.

Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?

Personalmente scrivo sempre, come dicevo per me è una cura che seguo da piccola, le cose scritte e raccontate diventano meno pesanti da sopportare.

Ho appena terminato “Il dio delle piccole cose” di Arundhati Roy

Raccontami qualcosa che ha cambiato la tua vita.

Senza alcun dubbio la storia che ho raccontato nel libro. Un’esperienza che ha completamente stravolto la mia vita come nessuna cosa prima e che anche adesso che è finita continua a cambiare il mio rapporto con le cose che mi circondano, ha condizionato e condiziona ancora la mia quotidianità.

Attimi di Luca Seta

“Attimi” la prima raccolta di poesie di Luca Seta.

 

Bentornati amici lettori,

oggi vi parlo di una persona con cui ho avuto il piacere di parlare. Nella vita mi capita spesso di confrontarmi e condividere pensieri con coloro che mi sono vicini, ma quando accade anche nel lavoro è una cosa molto gratificante. Capita a volte di conoscere per caso persone che mai avresti immaginato e che condividono le tue stesse passioni…

Come sempre vi suggerisco la colonna sonora da tenere in sottofondo per la lettura, oggi la scelta ricade su “Cuccioli di Gnu” di Luca Seta.

Aurora Redville e Attimi

Luca Seta è un attore e cantautore nato a Borgosesia la mia città d’adozione, è una persona di grande sensibilità e dolcezza che sa entrare in comunicazione col suo interlocutore affascinandolo con le sue parole, parole che sono poesie, una produzione con la quale esordisce nel mondo della letteratura: una raccolta di poesie, che a mio parere sono più canzoni e ballate, quelle che ti piacerebbe ascoltare ai concerti, straordinari frammenti di vita vissuta che mettono a nudo i pensieri dell’autore.

“Attimi” raccolta in self publishing che ha fatto conoscere Luca sotto un nuovo aspetto, “scelta di pancia” l’autopubblicazione, perché ciò che lo interessa è comunicare con le persone, come lui stesso ha ammesso “in questo momento ci sono così tanti progetti che voglio chiudere il cerchio”.

Se non hai il coraggio di immergerti nella tua oscurità

Non potrai mai abbracciare la luce

Il libro si apre con questa frase che già suggerisce quali possano essere le tematiche affrontate, un’analisi della società, le inquietudini, l’amore, la sofferenza, la guerra, i sentimenti che ci tengono legati. La ricerca della felicità, il mettersi in discussione perché solo chi ha paura non vuole essere felice, è più comodo restare fermi.

Parlando con Luca è venuta fuori la sua grande passione per la Sardegna dove fa l’istruttore di kitesurfing “lì mi sento a casa”, io capisco bene questa sua grande passione, l’amore per l’acqua e il mare sono un elemento primordiale che denota una grande purezza d’animo.

Se siete curiosi leggete la bellissima intervista che ha rilasciato Luca, sabato 8 febbraio sarà a Borgosesia presso la Libreria Nuova Idea alle 18,30 a raccontarsi e cantare qualche canzone con la sua chitarra.

Vi auguro buona lettura.

Aurora Redville

Che lavoro fai?

Faccio l’attore, il cantautore e da poco pare anche lo scrittore oltre che l’istruttore di kite surf.

A che età hai capito che volevi fare l’attore?

Una mezza idea l’ho avuta a 18 anni, purtroppo mio padre non era d’accordo e quindi prima di dedicarmi alla recitazione ci ho messo qualche anno di università con una resa terribile nel corso di studi di odontoiatria, ho iniziato a farlo sul serio a 24 anni.

È la tua prima raccolta di poesie?

Sì, è la mia prima raccolta di poesie.

Quale è il tuo genere di letture?

Sono un lettore onnivoro, leggo un po’ di tutto dai fumetti a Wilbur Smith, però se dobbiamo parlare di scrittura il mio preferito è Jack Kerouac perché al di là delle storie mi piace molto il suo flusso creativo, si sente che le sue storie venivano fuori di getto, lui le vomitava. Tu prima mi hai fatto un complimento perché mi hai detto che le mie poesie sembrano delle canzoni, ecco, penso che i veri scrittori scrivano musica, lui amava il jazz e voleva che la sua scrittura fosse jazz. Le sue parole sono veramente jazz, io quando lo leggo mi sento come perso in un suo assolo, mi sento parte della sua musica, delle sue parole. Ho letto davvero di tutto, penso i veri scrittori sono davvero i musicisti della parola.

Che messaggio vuoi trasmettere al lettore?

Io non mi sento il portatore della verità, semplicemente porto la mia verità o quanto meno ci provo, perché essere sinceri con sé stessi è tanta roba nella vita, la cosa che a me è servita più di ogni altra è stato leggere altri liberi pensatori, perché quello che voglio è restare tale che è la cosa più difficile. Leggendo i grandi della letteratura ho elaborato il mio pensiero, quindi sarei contento se riuscissi a risvegliare con i miei scritti anche solo una mente, ne sarei davvero felice.

Cosa vorresti fare da grande?

Secondo me o lo si è sempre o non si diventa mai. Per rispondere alla tua domanda direi quello che sto facendo, io sono contento e vorrei continuare a farlo, ero contento anche quando facevo l’istruttore di Kite surf in spiaggia. Però mi sento più IO quando faccio il mio mestiere artistico; la cosa che sto provando a fare adesso è essere felice e quindi poi tutto il resto… “sti cazzi” come dicono a Roma! Essere felici è una responsabilità. Leggete la poesia “SSSSHHHHOOOOOWWWWWW” e capirete il mio pensiero.

Stai scrivendo qualcosa? Progetti per il futuro?

Ho appena terminato di scrivere un romanzo a quattro mani, con un mio caro amico regista Marco Limberti, lui ha fatto Love Bugs,e da poco il film sui Legnanesi che è uscito su Rete4 a Natale, ci siamo conosciuti sul set  di “7 vite” e lo considero il mio fratellone. Comunque parlando del libro non mi preoccupo in qualche modo verrà pubblicato, ho anche finito di registrare il terzo album che però non so quando uscirà, e uscirà a breve sui social una Sit Com che ho girato 4 anni fa coi miei colleghi di “Un posto al sole”. La regia è di Marco Limberti, gli attori sono Cristina D’alberto, Michelangelo Tommaso, Samanta Piccinetti e Massimiliano Galligari, e anche Diego Casale a Fabio Rossini.

Quali sono le tue passioni?

Il mare alla follia, sicuramente il kite surf e il surf perché io amo l’elemento mare, l’acqua e nello specifico amo la Sardegna, ha un’energia incredibile è una terra in cui sto bene e rinasco, ha qualcosa di curativo, poi il free climbing, però se devo dirtene una è il mare.

Raccontami qualcosa che ha cambiato la tua vita.

Sicuramente negli ultimi due anni l’infortunio al dito, è successo col kite surf e tutto un insieme di sfighe che hanno portato a questo incidente. Il primo intervento è durato dieci ore, un anno di fisioterapia poi un altro intervento e altri nove mesi di fisioterapia, ma al di là di questo la cosa che mi ha distrutto è che non ho dormito per 5 mesi e poiché sono una persona  molto empatica, vivere l’ospedale è stata un’esperienza che mi ha cambiato profondamente, anche se la mia famiglia mi ha cresciuto con certi valori, mio padre è medico quindi non è che la sofferenza ci sia estranea, però quando la vivi giorno dopo giorno è diverso, vedere i bambini che arrivavano lì dov’ero io… un giorno è arrivata una meravigliosa ricciolina  di 6 anni a cui mancava il braccio dalla spalla in giù, ecco sicuramente questo mi ha cambiato e quindi anche la mia responsabilità di essere felice è aumentata all’ennesima potenza e anche con più consapevolezza, adesso sono più calmo e più determinato, senza perdere tempo tengo le persone a cui voglio la mia famiglia e gli amici che davvero sono vicini e mi vogliono bene. Questo mi ha cambiato molto, e devo dire che in un certo senso sono anche grato a questa esperienza perché mi sono evoluto.

 

Hai anche tu un lato oscuro?

Sì, come tutti. Però penso che bisogna avere il coraggio di essere una persona migliore, ogni tanto ci si abbandona all’oscurità, però io preferisco la luce. È una grande spinta per avere più energia e tenere lontana questa oscurità.

Tu sei musica

Tu sei musica, di Simona Bianchera

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Panesi edizioni 2019, pagine 230.

Genere: Romanzo rosa.

 

Trama

La musica regala emozioni, libertà, gioia, commozione. Ma avete mai pensato che potrebbe anche cambiarvi la vita? Questo è quello sta per succedere ad Alaska e Daniel: grazie alla musica si conosceranno... e niente sarà più come prima. Una rocambolesca storia d'amore, amicizia, avventura, intrisa di arte, di pittura, di fotografia, di poesia e di tanta musica vi aspetta. Tanti spunti sensoriali per vivere le emozioni dei protagonisti. Allacciate le cinture e partite alla scoperta della loro vita colorata.

 

 

 

 

Il mio pensiero.

Buongiorno amici lettori, oggi vi parlo del romanzo d'esordio di Simona Bianchera Tu sei musica, per prima cosa aprite la vostra playlist e scegliete tra le canzoni rock che preferite, l'autrice infatti ha inserito una colonna sonora importante, si viaggia dal genere rock internazionale alla musica italiana di Vasco Rossi e altri musicisti che non conoscevo. È anche la prima volta che mi capita di leggere un libro di questo genere con così tante citazioni, poesie e immagini, foto, dipinti frutto del lavoro dell'artista per meglio coinvolgere il lettore attraverso il senso della vista, è un libro che profuma di ottimismo, di arte, musica e buoni sentimenti. L'argomento trattato è sì l'amore che sboccia sui social tra Daniel -il batterista del gruppo “Pensieri Divergenti”- e Alaska, ma anche la storia di un’amicizia, viene introdotta attraverso le due protagoniste Alaska e Vanessa, il bello di questo sentimento è sapere che puoi sempre contare sull'altra, ed è proprio ciò che accade alle ragazze che dovranno affrontare difficoltà inaspettate, quasi paradossali, anche se sono convinta che tutto può succedere perché spesso la realtà supera la fantasia, non a caso vengono affrontate tematiche importanti come l’uso della droga che può cambiare la tua vita per sempre, ma l’autrice riesce a affrontare anche questo tema col suo solito ottimismo perché se vogliamo possiamo davvero sistemare le cose. È riuscita a stupirmi sul finale, davvero inaspettato. Consiglio la lettura agli amanti del genere.

Di seguito una breve intervista all’autrice Simona Bianchera, io le auguro un grande in bocca al lupo e a voi buona lettura.

 

Quando è nata la passione per la scrittura?

Ho sempre amato scrivere, fin da bambina, poesie, favole e racconti. Quando cantavo le mie canzoni il nome del gruppo era “Pensieri Divergenti”, come quello del romanzo. Dato che amo anche dipingere e fotografare ho creato dei quadri e delle foto unendo i miei scritti, in maniera da far percepire le emozioni che provavo attraverso più sensi perché amo l’arte in tutte le sue forme. Capita in alcuni periodi che ci sentiamo più legati, ricettivi con alcune persone: amici, amiche, fratelli, sorelle, colleghi, secondo me è perché si entra in sintonia con l’energia dell’altra persona, vibrano sullo stesso piano ed è emozionante. A me capita di provare queste sensazioni anche attraverso l’arte: quando leggo un libro, guardando un quadro, ascoltando una canzone, entro in contatto con l’artista. Perché dentro ogni creazione arriva la sua energia, un pezzo della sua anima

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È il tuo primo romanzo?

Ho scritto Tu sei Musica tra il 2012 e il 2013. È iniziato come un racconto, un’idea romantica dell’incontro tra una ragazza e un ragazzo iniziata su internet, però man mano che scrivevo le idee fluivano di continuo arricchendola di personaggi. Si creava da sola, come fosse magia. Scrivevo quando potevo: di sera, finiti i lavori di casa. È stato come vivere in una realtà parallela, sentivo le emozioni dei protagonisti. Come dice Vasco Rossi nella canzone Una canzone per te “Le mie canzoni nascono da sole, vengono fuori già con le parole…” così ho vissuto la creazione di Tu sei Musica. Poi, una volta terminato, la mia insicurezza me l’ha fatto mettere da parte. Dopo cinque anni di ripensamenti una mattina mi sono svegliata piena di coraggio e l’ho spedito alla Panesi Edizioni. Con mani tremanti ho inviato la mia proposta. Quando ho ricevuto la risposta di Annalisa, da me ribattezzata “Realizzatrice di sogni” ho pianto dall’emozione.

Quale è il tuo genere di letture?

Amo leggere quindi vario molto: rosa, thriller, dark, fantasy, gialli, avventura. Tutto mi emoziona e amo tanti scrittori. Adoro cercare quelli emergenti perché senti la loro voglia di donare qualcosa al mondo. Non mi ispiro a nessuno in particolare, ogni libro che ho letto ha lasciato in me una sua traccia. Spero di lasciare anch’io un’emozione ai lettori. 

In questo romanzo ci sono tratti autobiografici?

Alaska, la protagonista, la amo tantissimo, la sento come una figlia.  È la mia creazione, una parte di me vive in lei. Chi mi conosce personalmente mi identifica in lei, anche perché è più facile scrivere di quel che si conosce, quindi è vero che qualche spunto l’ho preso da me, ma in verità l’ho vista e descritta inventandomela,  come se fosse una persona  che amo e che mi è molto vicina, io mi sono descritta e ho vissuto in prima persona  Simona, la madre  un po’ pazzerella fotografa e rock, insieme a Fabrizio, mio marito, padre di Alaska. Alcuni personaggi e la loro storia sono completamente inventati, per esempio Carlo, Daniel, Xavier, e altri.  Ad alcuni ho solo dato il nome e qualche descrizione fisica delle persone che amo e che fanno parte della mia vita, come le amiche della protagonista, però continuando ad essere solo dei personaggi inventati che vivevano le loro vicende senza attingere alla vita reale. Era solo un mio modo per dire “Vi amo e farete parte di questo mio grande sogno”, era un inno alla loro presenza nella mia vita, ma sono personaggi con vicissitudini completamente inventate, apposta per la storia del romanzo.

 

Stai scrivendo qualcosa?

Ho appena terminato il mio secondo romanzo. Un genere completamente diverso dal primo, ovvero Avventura e Mistero. Mi sono divertita molto a scriverlo, mi sembrava di essere un Indiana Jones al femminile e nelle varie ricerche che ho fatto ho appeso parecchie nozioni che mi hanno aperto la mente. È stata quindi anche una crescita personale.

L'invitato

L'invitato, di Massimiliano Alberti

Bentrovati amici lettori, oggi vi parlo di un libro che ho finito di leggere qualche giorno fa, sto parlando de L’invitato di Massimiliano Alberti, Infinito edizioni 18 gennaio 2018.

Come sempre suggerisco la colonna sonora per leggere la recensione, ho pensato a qualcosa di sofisticato che ben si adatta all’arte in genere: Diana Krall - The Look Of Love

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Trama 

Tre amici, quelli di sempre. Leo, Kevin e Tom. Dopo anni di scorribande nella sonnolenta Trieste, la loro città, si separano per poi ritrovarsi a Vienna. Qui è Tom a convocare Leo - vero protagonista del libro - e Kevin, per coinvolgerli nel progetto di una galleria dedicata alla Pop Art. Ma, in un susseguirsi di colpi di scena e di innamoramenti, tra alcol, eccessi e grame figure, sempre sul filo dell'autoironia, devono via via fare i conti con le loro differenze caratteriali e con una stridente diversità di aspettative. Un disilluso affresco della nostra società in una Vienna che fa da cornice classica a uno stile... del tutto Pop.

A fare da sfondo alla storia c’è la città di Vienna dove i tre protagonisti si ritrovano a convivere nella lussuosa casa di Tom, qui organizzano feste e incontri con le persone che contano della società viennese per coinvolgere più persone possibili nel loro progetto.

Leo è il protagonista di questa storia, e viene preso di mira da alcuni di questi conoscenti che non fanno mancare commenti velenosi verso gli italiani, ma non si farà certo mettere i piedi in testa anche se questo porterà molti dissapori.

Ho provato simpatia per Leo anche se a volte è un po’ troppo sopra le righe, c’è un netto contrasto tra il suo lato arrogante e quello sensibile, e questo mi piace perché ammiro i personaggi controversi.

Ho apprezzato i molti riferimenti alla Pop Art, si capisce come l’autore sia un grande amante dell’arte e questo è un valore aggiunto alla storia. La narrazione è scorrevole, il linguaggio è ricercato ma disinvolto, e le descrizioni molto dettagliate. Mi sono piaciute anche le riflessioni che l’autore fa sull’amore.

Per quanto riguarda la trama a mio avviso è un po’ debole, non cattura il lettore fin dalle prime pagine ma solo più avanti, quindi bisogna avere pazienza, inoltre la presenza di periodi troppo lunghi fa calare l’attenzione del lettore per la storia.

Il libro è scritto molto bene e se siete amanti del genere è la lettura per voi.

Buona lettura

Aurora Redville

Massimiliano Alberti nasce a Trieste nel 1979, in quel cantuccio di terra cosmopolita che ha fatto da arena a molti artisti e scrittori di fama internazionale, come James Joyce, Italo Svevo e Umberto Saba.
Non ancora finito di terminare gli studi universitari, è assunto in una delle aziende più importanti nel mondo del caffè. Il lavoro, però, lo porta a trascorrere molto tempo via da casa, dove nei momenti di solitudine coltiva la passione per i libri e la scrittura; l’amore per la sua azienda, rinomata per la continua ricerca dell’eccellenza, influenza non di poco il suo futuro modus operandi. Se il miglior espresso deriva da un’attenta selezione fatta chicco per chicco, così lui studia altrettanto parola per parola.
Nipote dello scultore Tristano Alberti, cresce fra i bozzetti, i quadri e le statue del nonno. L’influenza artistica, dunque, lo incoraggia a prendere la penna fra le dita sino a trasformare i suoi pensieri in uno scritto. E il 24 maggio 2017, Infinito Edizioni accetta la sua proposta alla pubblicazione.

L’INVITATO è il suo romanzo d’esordio, alla cui scrittura ha dedicato anni della sua vita.

Un modo semplice, di Daniela Piras

Un modo semplice, di Daniela Piras

Bentrovati amici lettori,

oggi vi parlo di “Un modo semplice”, edito da Talos edizioni, un romanzo che mi sta particolarmente a cuore perché è stato scritto da Daniela Piras, un’autrice di Sassari, la mia città natale.

È la prima volta che leggo un libro che affronta questo argomento dopo molto tempo, e sono rimasta piacevolmente colpita.

Come sempre vi consiglio la colonna sonora per leggere la recensione, oggi la scelta ricade su “Bad Guy” di Billie Eilish.

Vi auguro buona lettura
Aurora Redville

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Sinossi:

Due studenti s'incontrano in una piccola città universitaria. Tra loro inizia una storia come tante che, ad un certo punto, si frantuma. Uno dei due comincia una persecuzione nei confronti dell'altro, tutto questo in un tempo in cui non si parla ancora di "stalking". Attraverso la stesura di un diario i due trovano il modo di raccontarsi e, allo stesso tempo, cercano di uscire dallo stallo, dal dolore, dalla solitudine, dall'impotenza.

A chi la vita l’ha solo sentita raccontare.

A chi vede oltre il buio e riesce a cambiare strada.

 

Quando ho letto la prefazione del libro scritta da Cinzia Mammoliti, criminologa e una dei massimi esperti nazionali in materia, ero davvero curiosa, volevo scoprire questo racconto perché almeno una volta nella vita ci è capitato di subire dei torti, di vivere una storia tormentata o lasciarsi alle spalle un amore difficile.

È un romanzo a due voci, quelle dei due protagonisti che ci portano nel loro mondo attraverso le riflessioni personali sotto forma di diario.

La trovo una scelta azzeccata perché riesci a immedesimarti e vivere gli stati d’animo che seguono i conflitti.

Un amore iniziato come tanti ma che assume risvolti drammatici, una storia che potrebbe vivere chiunque, soprattutto nella nostra epoca, in cui lo stalking è stato finalmente riconosciuto.

È una lettura che apre gli occhi e spiega le dinamiche (malate) che si inseriscono in una coppia, ma parla anche della forza del perdono per ricominciare una nuova vita, malgrado tutto.

I due personaggi sono caratterizzati molto bene, e la storia regge dall’inizio alla fine, la prosa è scorrevole e si legge tutto d’un fiato. Inoltre sono rimasta piacevolmente stupita sul finale.

Consiglio la lettura a tutti coloro che sono interessati a questa tematica, o per approfondire gli aspetti psicologici che caratterizzano queste vicende e, ovviamente agli amanti delle storie d’amore molto tormentate.

 

Di seguito una breve intervista all’autrice.

Che lavoro fai?
Bella domanda! Ti vorrei rispondere che “scrivere” è il mio lavoro, dato che è, al momento, ciò che faccio con più interesse. Mi sono iscritta all’ordine dei giornalisti (pubblicisti) lo scorso anno, e mi piacerebbe costruire diverse collaborazioni con più testate, in modo da poterlo fare a tempo pieno.

Quando è nata la passione per la scrittura?
È nata da bambina, alle scuole elementari. La mia maestra di italiano, quando ci faceva fare i “compiti in classe” dovevamo scegliere se comporre un testo libero, dove raccontavamo ciò che ci succedeva, o se inventare una storia. A me piaceva molto scrivere le “storie inventate”.

È il tuo primo romanzo?
No. “Un modo semplice” è il mio quinto libro, e il mio terzo romanzo. Arriva dopo due auto pubblicazioni, Parole sugli alberi (raccolta di racconti e poesie) e Village (romanzo); dopo la pubblicazione di una raccolta di racconti Crash (Marco Del Bucchia Editore) e del romanzo Leo (Talos Edizioni).

Quale è il tuo genere di letture?
Non credo di avere un genere ben definito. Mi piacciono saggi, romanzi, racconti e poesie, testi di sociologia e di psicologia. Da ragazzina ho letto diversi classici, specie della letteratura francese, forse perché adoravo già la Francia. In genere, credo che la lettura debba lasciare qualcosa nella testa di chi legge, qualcosa che provochi la nascita di domande, di considerazioni… quindi preferisco storie non troppo fantasiose, che si basino sulle realtà, vicine e lontane, e che offrano punti di vista e spunti di riflessione.

In questo romanzo ci sono tratti autobiografici? Qualcuno dei personaggi è reale e ti sei ispirato a lui/lei?
Ci sono pensieri, considerazioni, dubbi esistenziali che sono passati nella mia mente, ma non si può considerare propriamente un romanzo autobiografico. I protagonisti sono stati ispirati da persone reali, da incontri avuti anni fa con studenti conosciuti all’università e anche da persone che sono state protagoniste, loro malgrado, di episodi di cronaca. Attorno a loro, però, ho dipinto molto con la fantasia.

Che messaggio volevi trasmettere con questa storia?
Il messaggio è piuttosto chiaro, credo, ma non lo posso dire chiaramente, altrimenti semplificherei tutto! Posso dire che volevo raccontare una storia da una duplice prospettiva: quella femminile e quella maschile.

Stai scrivendo qualcosa?
In questo periodo, soprattutto nelle settimane di confinamento casalingo, ho scritto diversi racconti e una poesia, “Passaggi”, ispirata a una composizione per piano solo del mio compagno (Daniele Ricciu – Danyart) intitolata “Dal di dentro”, nella quale si esternano le sensazioni maturate durante il lockdown. Uno dei racconti è stato già pubblicato in un’antologia: “Il Cavaliere”, pubblicato su “Lantivirus” per le Edizioni Erranti di Cosenza. Altri usciranno a breve, sempre all’interno di antologie, per la “Lúdo Edizioni” e per “Linee Infinite Edizioni”.

L'impazienza di Penelope. 

L'impazienza di Penelope, di Giovanna di Verniere

Buongiorno amici lettori, oggi vi parlo di un Romance L’impazienza di Penelope, già il titolo è molto evocativo.

Edito bookabook 2018, 233 pagine.

Il brano che ho scelto per voi mentre leggete la recensione è All of me di John Legend.

Ho pensato di realizzare la foto per questo articolo a Sassari dove mi trovavo in agosto presso Il Fiorino, una gioielleria di Orafi della tradizione. La protagonista di questo romanzo è infatti una giovane stilista e quindi un’artista, mi sembrava carino mostrarvi una parte dell’arte della mia terra, poi noi donne amiamo i gioielli…

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Trama.

Intollerante all’amore: così si è sempre definita Virginia, trent’anni, stilista in carriera con un importante progetto a New York all’orizzonte. Da quando ha lasciato il suo paese d’origine e il suo primo amore per trasferirsi a Milano non si è più innamorata, non è più stata capace di lasciarsi andare, di affidarsi completamente a qualcun altro… Finché una sera a teatro rivede Riccardo Russo, attore di successo incontrato anni prima a Parigi e mai dimenticato.

Nonostante lui sia felicemente sposato i due cominciano a vedersi, e presto l’attrazione si trasforma in qualcosa di più profondo…

Virginia fa la stilista, il lavoro e sogno di una vita, ma anche se è una donna in carriera per certi aspetti è una semplice ragazza: si crede incapace di amare. In realtà sta solo aspettando l’uomo giusto, quello che le faccia battere il cuore.

"Io vorrei esserne capace. Vorrei avere il coraggio di aprirmi totalmente, avere la forza di non scappare ogni maledetta volta. Ma a quanto pare è l'amore a non volere me. È come un'intolleranza. C'è quella al lattosio oppure alle arachidi o ai crostacei. Ci sono persone che non possono mangiare lieviti, altre devono evitare le uova o gli alimenti ricchi di ferro. Non è che non vuoi, non è che non ti piacciono. Non puoi proprio! C'è qualcosa che non digerisco nell'amore. La mia diagnosi è questa: ho una grave intolleranza. Frumento e amore."

Questa è solo una delle tante riflessioni che ci sono all’interno del libro, infatti come spesso capita quando si inizia un nuovo libro lo si vive come un viaggio, in questo caso insieme alla protagonista Virginia perché è una lettura introspettiva. Noi impariamo a conoscere i suoi pensieri più intimi, non è una narrazione banale, ma è uno stile diverso di raccontare. Pochi dialoghi ma molte descrizioni che ti portano nella storia, infatti lo consiglio soprattutto a un pubblico femminile amante del genere, perché tutte noi abbiamo sempre voglia di emozionarci.

Mi è piaciuto molto il cambio di location nella storia, è un modo per stupire e non stancare il lettore, una storia d’amore travolgente, impossibile, con un uomo sposato e i relativi problemi.

Ma l’amore che lei prova per lui è sempre la medicina, fino a che la nostra Virginia capisce che il suo rapporto con Riccardo è malato e, l’unica cosa da fare è salvarsi.

Una storia che potrebbe sembrarvi il frutto della fantasia dell’autrice, invece no! Come nelle migliori famiglie (si dice così) ho saputo che è ispirato ad una storia vera!!

Riuscirà la nostra eroina a staccarsi da questa realtà e dare un colpo di spugna alla sua vita? Vi dico soltanto che di mezzo c’è un viaggio e un incontro inaspettato anche se… tutto può succedere.

Se siete curiosi qui di seguito c’è la breve intervista a Giovanna.

Buona lettura

Aurora Redville

 

Dove vivi? Manchester, Uk.

Quando è nata la passione per la scrittura? 

Non ricordo. Mi è sempre piaciuto scrivere e lo faccio da quando ho imparato a scrivere l'alfabeto.

Come mai hai scelto questo genere? 

Perché mi piace molto scrivere d'amore, è l'unico sentimento che mi ispira la scrittura. Non riuscirei a scrivere un giallo, o un altro genere proprio perché non mi ritengo una scrittrice ma soltanto una persona che scrive d'amore.

Quale è il tuo genere di letture? 

Non ho un genere preferito. Mi piace scoprire attraverso consigli di amici e sperimentare. Romance, gialli, biografie, saggi. Leggo un po' di tutto.

In questo romanzo ci sono tratti autobiografici? 

Sì, è ispirato a una storia vera. Ho modificato un po' i personaggi ma sono tutte cose realmente accadute e persone realmente esistite. La protagonista invece è molto diversa da me. Abbiamo in comune l'esserci trasferite da un piccolo paese ad una città, e il lavoro creativo.

C’è un seguito del romanzo? Perché è sì autoconclusivo ma lascia aperta una porta sul futuro dei protagonisti… 

La storia che sto scrivendo è proprio il seguito del mio romanzo. Inizialmente volevo pensare ad una storia nuova ma poi molti lettori mi hanno chiesto cosa sarebbe successo dopo. Quindi ho iniziato a pensarci anche io, mi piacerebbe sapere come stanno Virginia, Andrea e Riccardo.
 

Goodbye Jude. L’amore non va in vacanza o forse sì?

Goodbye Jude.

L’amore non va in vacanza o forse sì?

Buongiorno amici lettori, passate bene le vacanze? Oggi vi presento un’autrice esordiente la cara Raffaella Macchi e il suo romanzo è Goodbye Jude.

Editore bookabook, 182 pagine.

Prima di leggere mettete una delle mie canzoni preferite, ho ascoltato Iris dei Goo Goo Dolls.

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La trama si ispira al famoso film “L’amore non va in vacanza” con il bellissimo Jude Low, ma prende solo spunto infatti Eleonora la protagonista della storia è un avvocato in carriera che vive a Milano, trascorre la sua vita poco convinta di aver fatto la scelta (lavorativa) giusta, perché nello studio legale dove è stata assunta le giornate sono frenetiche e tolgono tutte le energie, anche per questo ha una quasi inesistente vita sentimentale e, la sera, preferisce rifugiarsi in un mondo immaginario popolato dal suo attore preferito. Come la protagonista del film un giorno in cui è particolarmente ispirata prende la decisione di scambiare il suo appartamento in centro a Milano con un cottage nel Surrey non troppo lontano da Londra, il cui proprietario è un uomo di nome Charles.

 

 

Si ritrova così immersa nella campagna inglese insieme a Mr. Darcy l’amabile cagnolino di lui, ma cresce in lei anche la curiosità di conoscere il padrone di casa e, con la scusa di sapere se è tutto a posto iniziano uno scambio epistolare. Per la prima volta dopo tanto tempo le sembra di trovarsi nel “posto giusto” e le giornate sono scandite dalla quiete. Ma Eleonora dovrà tornare alla sua vita a Milano, qualcosa dentro di lei però è cambiato, e d’accordo con Charles decidono di incontrarsi per conoscersi prima che lui ritorni in Inghilterra.

Riuscirà la nostra protagonista a cambiare vita e scegliere di vivere come lei desidera?

Il mio pensiero.

Questo libro è un Romance nel senso più tradizionale del termine, l’autrice scrive bene e lo stile è fluido e scorrevole. Mi piace che sia scritto sotto forma di diario, ci si sente parte della storia vissuta da Eleonora. Emergono le paure, i dubbi e i desideri di una donna che si sente sola e disillusa, ha un sogno, vorrebbe cambiare la sua vita ma non ha il coraggio. È quello che spesso accade a chi svolge un’attività o un lavoro nella città dove nasce e cresce, ma è talmente stanco che l’idea di fare qualcosa di diverso è lontana, non riesce a concretizzarla.

Per fortuna Eleonora trova lo slancio per fare una cosa che cambierà completamente il suo modo di vivere le cose, e capirà anche che il lavoro non è la sua vita.

Questo racconto è un incoraggiamento per tutti coloro che si trovano in una fase in cui cercano di immaginare la loro vita futura, una storia delicata tinta di rosa perché come dico sempre… TUTTO è POSSIBILE!

Avrei dedicato qualche pagina in più al rapporto tra i due protagonisti perché amo sempre più pathos e dialoghi o discorsi diretti in questo genere letterario.

Auguro un grande in bocca al lupo a Raffaella e aspetto i suoi prossimi romanzi!

Se siete curiosi qui di seguito c’è una breve intervista all’autrice.

Buona lettura Aurora Redville


 

Intervista a Raffaella Macchi.
Che lavoro fai?

Ho sempre esercitato la professione di avvocato civilista. 

Come è nata la passione per la scrittura?

La passione della scrittura mi accompagna dall’adolescenza, ma ho potuto dedicarmici in occasione di una lunga convalescenza: è così nato il mio primo romanzo Goodbye Jude. 

Qual è il tuo genere di letture? La storia è autobiografica?

Sono una lettrice onnivora, amo però molto gli scrittori inglesi, dai più classici ai contemporanei (credo sia uno dei motivi per cui parte della storia è ambientata in Inghilterra). In questo momento sto leggendo dei racconti di Alice Munro.

Sono appassionata di giardinaggio e colleziono Rose Inglesi e questa è sicuramente la parte autobiografica del libro. I personaggi sono invece frutto della mia fantasia.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Il mio sogno nel cassetto era proprio quello di dedicarmi alla scrittura a tempo pieno, quindi la pubblicazione di Goodbye Jude è per me un primo traguardo importante 

C’è un seguito del romanzo? Perché è sì autoconclusivo ma lascia aperta una porta sul futuro dei protagonisti.

Sto scrivendo un nuovo romanzo, non è però il seguito di Goodbye Jude.

Cerco te. Una corsa contro il tempo.

Cerco te. Una corsa contro il tempo.

Buongiorno amici lettori, oggi è la giornata ideale per pubblicare la recensione di un giallo, infatti il clima è uggioso e dalla finestra posso vedere la nebbia.

Ho scelto per voi un romanzo che ho letto ad agosto mentre comodamente sdraiata sotto l’ombrellone ho condiviso la lettura con mio marito e alcuni vicini che tendevano l’orecchio e dopo essersi sciolti commentavano le situazioni.

Cerco te di Mauro Mogliani, Leone editore 2018.

Mettete subito In The End dei Linkin Park e leggete.

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Trama.

L’ispettore Nardi che vive a Macerata riceve una lettera misteriosa, firmata da un certo Nessuno che dà inizio a un gioco perverso: quattro donne verranno sequestrate in successione e liberate dopo sette giorni; staranno meglio di prima, assicura Nessuno. Le donne rilasciate sono in stato confusionario e non ricordano più nemmeno chi sono. Spetterà a Nardi con l’aiuto dell’ispettore Gambuti, scoprire cosa lega tutte le vittime, per anticipare le mosse del sequestratore, e impedire che compia l’annunciato finale.

 

Il mio pensiero.

Quando ho iniziato a leggere questo thriller ho compreso che il meccanismo narrativo poggiava sulla deadline, il tempo che scorre, l’esito drammatico che si avvicina. Una dinamica che di certo ci riporta alla lotta contro il tempo.

L’ambientazione in una città italiana come Macerata mi piace molto, la realtà di provincia con la sua peculiarità e ci lascia intuire che i personaggi siano ispirati a persone reali, Mogliani è stato molto bravo nel caratterizzarli, li ha resi persone comuni, come ad esempio Mario il barista.

Il commissario Nardi e l’ispettore Gambuti funzionano molto bene insieme, tanto che sin dall’inizio sono stata coinvolta nelle loro vicende, ipotizzavo gli esiti delle indagini e analizzavo gli elementi in loro possesso. Almeno una volta ho dubitato che il colpevole fosse uno dei protagonisti, e ogni volta riusciva a confondermi le idee.

Il libro tiene dall’inizio alla fine, non ci sono cali nel ritmo, è una corsa contro il tempo che passa inesorabile, ma anche un’analisi della psiche umana, Nessuno è infatti un manipolatore perverso, una minaccia per la città e soprattutto per le donne.

Il commissario è messo a dura prova, riuscirà a catturarlo prima della scadenza?

Consiglio vivamente questo libro agli amanti del genere ma anche a chi vuole avvicinarsi ai gialli, non ci sono infatti scene particolarmente cruente.

Il finale vi lascerà col fiato sospeso!

Buona lettura Aurora Redville

 

Breve intervista a Mauro Mogliani.

Che lavoro fai?

«Sono un artigiano, creo e produco scatole di cartone per diversi articoli: scarpe, profumi, cosmetici, abbigliamento, bottiglie di vino, olio, grappe e tanto altro.»

 

Quando è nata la passione per la scrittura?

«Esattamente sei anni fa, quando ho finito di leggere Io uccido di Faletti. Non so nemmeno io il perché, ma è andata proprio così. Sentii il bisogno e la voglia di scrivere. Una settimana dopo avevo una storia e ho iniziato Nessuno sa chi sono io. Sa cosa ho pensato? A quarantatre anni sarà arrivata l’anima di qualche vecchio scrittore?»

 

È il tuo primo romanzo?

«Cerco te no, è il terzo, anche se lo considero il mio vero esordio. Nel 2014 è uscito Nessuno sa chi sono io e, nel 2016 Racconti per insognia entrambi editi con la Italic Pequod. Il primo è un thriller, dove troviamo alcuni personaggi, come l’ispettore Nardi e il barista Mario, che sono in Cerco te, l’altro è una raccolta di racconti brevi.»

In questo romanzo ci sono tratti autobiografici? Qualcuno dei personaggi è reale e ti sei ispirato a lui/lei?

«Quasi tutta la storia è presa da tutto ciò che mi circonda, pezzi di un puzzle rimessi insieme con tanto di fantasia e naturalmente lo stesso vale per i personaggi.  L’ambientazione e i caratteri dei personaggi, a mio modo di vedere, rispecchiano molto la provincia di Macerata. Mario, il barista, è il frutto di due persone messe insieme: il sottoscritto e un mio caro amico. L’ispettore Nardi è il mio coprotagonista, perché io sono l’altro… Nessuno, il protagonista! I segreti che vengono fuori nel libro, sono segreti che ho ascoltato nella realtà, quindi, ritengo tutti i personaggi reali con un’anima configurata.»

Stai scrivendo qualcosa?

«Nei primi giorni di agosto ho ultimato i ritocchi del nuovo romanzo e l’ho presentato alla casa editrice. Sarà il seguito di Cerco te e uscirà, credo, a febbraio del nuovo anno.

Raccontami qualcosa che ha cambiato la tua vita

«In realtà per farti cambiare vita dovrebbe succederti un fatto eclatante, nel bene e nel male, che a me ancora non è capitato. Ci sono comunque degli eventi che nel corso della vita danno delle direzioni, come naturale che sia: l’adolescenza, il lavoro, il matrimonio, la nascita di un figlio, la morte dei nonni o dei genitori, un divorzio, eccetera. 

A dirti il vero ultimamente un episodio mi ha frastornato più degli altri e è andato molto vicino a farmi cambiare vita… la vita no, la casa sì però: il terremoto. Sì il terremoto mi ha colpito nella mente, ha lasciato il segno, mi ha lasciato a lungo una paura reale mai provata prima.  Una paura che non riesco ancora a scacciare, che è dentro e fuori di me.

Tant’è che questo evento è stato l’incipit per il mio nuovo thriller… il seguito di Cerco te sarà incentrato sulla paura e parlerà del terremoto. Come si fa a parlare di terremoto in un thriller? Lo scoprirai presto.

Bosco Bianco, di Diego Galdino

Bosco Bianco, di Diego Galdino

Buongiorno amici lettori, oggi vi parlo dell’ultimo libro dello scrittore/barista romano… Diego Galdino!

Bosco Bianco 157 pagine, è anche il primo romanzo che leggo di questo autore famoso anche all’estero, il genere è narrativa sentimentale o Romance, self publishing maggio 2019.

Ringrazio l’autore per avermi fatto leggere il suo libro.

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Il mio pensiero:

quando ho iniziato a leggere le prime pagine ho avuto l’impressione che la storia non fosse proprio originale, un amore d’altri tempi, l’ambientazione in un posto particolarmente suggestivo dal sentore romantico che tutto lascia intendere al lettore, mi ha ricordato uno dei famosi film ispirati ai romanzi di Agatha Christie, quindi questo è positivo. In realtà poi si è rivelato un genere diverso.

Al centro del romanzo la bellissima tenuta “Bosco Bianco” sulla costiera Amalfitana che è stata un luogo ammirato anche nel passato, dove alcuni personaggi illustri vi hanno soggiornato ospiti della proprietaria, belle le descrizioni e i particolari degli interni e degli esterni. Mi sono sentita catapultata negli anni 30' e così ho messo in playlist qualche pezzo di Glenn Miller giusto per viaggiare con la fantasia.

I protagonisti della storia sono: Giorgio e Maia. Lei è la figlia della più cara amica della signora Chiara Pizzi proprietaria della tenuta, lui è un agente immobiliare. Infatti Maia e il nipote della signora Pizzi, Samuele Milleri, ricevono in eredità la proprietà, ma lui a causa dei problemi finanziari vende subito in gran segreto la sua parte di casa ad una grossa agenzia immobiliare.

Giorgio viene mandato alla tenuta dal cattivo di turno, che in questo caso è il signor Andrea Razzi proprietario dell'agenzia, che vuole avere la tenuta a tutti i costi, e obbliga Giorgio ad ingannare Maia vestendo i panni del signor Milleri. Tutto è lecito quando si viene a conoscenza di una leggenda. Si racconta infatti che a Bosco Bianco sia nascosto il diario segreto del leggendario scrittore americano Albert Grant.

Per questo l'uomo decide di ingannare Maia, vuole avere il famoso diario che vale una fortuna, e fin qui tutto chiaro, ma non voglio svelarvi troppi particolari... 

Galdino ha saputo farmi entrare nella storia, è un racconto delicato, l’autore ha un suo linguaggio, uno stile fluido, riesce perfettamente a descrivere luoghi e personaggi che ne fanno parte, anche se per i romance preferisco sempre un po’ più di pathos. Ho letto il libro abbastanza velocemente, è molto scorrevole, ho apprezzato il personaggio di Giorgio un uomo che sa bene cosa sia giusto e sbagliato, e anche se le bugie spesso creano disastri l’autore ha saputo stupirmi. 

Anche il mistero intorno al diario del famoso scrittore americano Albert Grant è davvero centrale nella storia, il lettore non sa cosa aspettarsi fino alla fine.

E sono proprio le ultime pagine che mi hanno colpita di più, perché l’amore è descritto in tutte le sue forme, è sempre il centro, ma alcuni amori non hanno la possibilità di essere vissuti o forse sì?

Scopritelo voi e leggete questa bella storia, inoltre Diego Galdino con questa auto pubblicazione ha voluto lanciare un messaggio importante di solidarietà con gli autori che decidono di non arrendersi e intraprendere questa strada.

 

Se siete curiosi ecco alcune risposte rilasciate dall’autore.

Diego Galdino (classe 1971) vive a Roma e ogni mattina si alza mentre la città ancora dorme, per aprire il suo Bar dove tutti i giorni saluta i clienti con i caffè più fantasiosi della città.

Con Sperling&Kupfer ha pubblicato il suo romanzo d’esordio Il primo caffè del mattino (di cui sono stati venduti anche i diritti cinematografici) Mi arrivi come da un sogno, Vorrei che l’amore avesse i tuoi occhi, Ti vedo per la prima volta e L’ultimo caffè della sera. Autore di successo internazionale è tradotto nei paesi di lingua tedesca, in Polonia, Bulgaria, Serbia e nei paesi di lingua spagnola. Bosco Bianco è l’attesissimo romanzo che viene auto-pubblicato per una scelta di cuore. Un bellissimo atto d’amore e riconoscenza verso i tanti lettori che da sempre lo stimano.

 

- Perché uno scrittore come Diego Galdino decide di autopubblicarsi?

Nella scrittura, così come nella vita, si deve essere coraggiosi. Voglio essere una voce per i giovani talenti della scrittura, soprattutto per coloro che decidono di affidarsi al self publishing. Ricevere un NO non significa doversi fermare o abbattere. Ci sono infinite strade percorribili. Non bisogna mai permettere a nessuno di decidere per i nostri sogni, perché finché scrivi qualcuno ti potrà leggere, ma se smetti di scrivere è sicuro che non ti leggerà nessuno.

 

- In quale momento della sua vita inizia a scrivere Bosco Bianco?

Ho deciso di scrivere Bosco Bianco in un momento in cui avevo paura, dopo il divorzio, di perdere le mie figlie. Per raccontare un amore senza pregiudizi, senza stare lì a pensare se sia giusto o sbagliato amare, ma lasciandosi guidare solo dal proprio cuore.

 

Vi auguro buona lettura

Aurora Redville 

 

Look left

Look left. Volgi il tuo sguardo al cambiamento!

Ci sono libri che ti “scelgono” prima ancora che vengano pubblicati, con Look left è stato così, mi sono imbattuta nella sua autrice su Instagram quasi per caso, perché il caso non esiste, Katiuscia Napolitano ha infatti pubblicato il suo nuovo romanzo con bookabook editore di crowdpublishing e devo dire che la cosa che mi ha colpito di più è stata la copertina, è davvero d’effetto, il titolo è evocativo e in più è ambientato a Londra, che volete di più?

Sì sì, un po’ sono di parte, però è così che ci si innamora dei libri. Katiuscia scrive davvero bene, pensate che lei a Londra ci ha vissuto per qualche mese, ha frequentato un corso di scrittura creativa e poi è tornata in Italia carica di questa esperienza che le ha cambiato la vita.

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Qualche riflessione sulla trama.

Ho trovato delle similitudini tra l’autrice e la protagonista del romanzo, e questo è sempre interessante!

Livia lavora in una piccola libreria con la sua amica inglese Alexis, ma la sua vera passione insieme ai libri sono i viaggi, fa la blogger, ha infatti un blog tutto suo The travelling girl che le permette di viaggiare mantenendosi ancorata al quotidiano, è una donna bella e simpatica. Pedro è bello, di buon cuore e un vero gentleman, incarna alla perfezione l’uomo dei nostri sogni.

La struttura del romanzo mi è piaciuta, inoltre la voce narrante racconta la storia dal punto di vista di Livia ma anche di Pedro, abbiamo quindi una doppia visione, è un modo di rapportarsi al lettore molto efficace. Il racconto è fluido e scorrevole.

È un Romance dalla trama incisiva, il fulcro della storia è l’amore, e i due personaggi lo vivono in modo diverso. Livia non è riuscita ancora a trovare l’uomo che le faccia perdere la testa e a 38 anni è quasi convinta che non lo troverà mai, vive la sua vita a Londra alla ricerca di quel qualcosa che le manca. Pedro invece fa il fotografo e ha una (quasi) ex moglie che non lo merita. Mi hanno colpita le descrizioni dei luoghi, ti senti inserito nel contesto, e io ho un debole per i luoghi reali. Pedro adocchia Livia mentre con la sua Olga (la sua macchina fotografica) cerca di fare qualche scatto al Victoria and Albert museum: “Mentre sfruttava la prospettiva che si era creata tra un gruppo di turisti e una statua, notò una ragazza. Anche lei seduta su una panchina. Scriveva velocemente su un diario, senza quasi staccare gli occhi dalla pagina. Ogni tanto guardava la statua di fronte a sé, poi tornava al foglio. Sicuramente non disegnava perché la sua mano si muoveva in un’unica direzione lineare…”

Pedro aveva trovato finalmente la sua musa, ma non sapeva niente di lei, si ritroveranno per caso?

Lui ha una sfida con un collega, lei un concorso da vincere, ma non voglio svelarvi troppo. Per me l’intreccio è davvero riuscito.

La lettura mi ha preso talmente tanto che ho finito il libro in pochissime ore, sì, avete capito bene. Poi l’ultimo capitolo ho aspettato due giorni prima di leggerlo, avevo quella che si chiama “ansia da distacco”, mi ero così appassionata ai personaggi che temevo di lasciarli, ecco questo è ciò che accade quando l’autore li caratterizza bene, chi legge ci si affeziona e li sente “veri”.

Parlare d’amore senza cadere nella banalità è sempre una sfida, Katiuscia ci è riuscita facendoci sentire parte di una storia che nasce, cresce e si evolve, ma soprattutto dei sentimenti che vivono le persone quando si innamorano. Look left però è anche (soprattutto) la storia di un cambio di direzione perché le nostre scelte determinano il nostro futuro!!

Quella mattina si sentì incredibilmente sola. Non le capitava mai. Stava bene nel suo caos, e ormai si era così abituata a non dover badare a nessun altro che a se stessa che il solo pensiero di rimettere in gioco

la sua quotidianità la atterriva.

 

E adesso se site curiosi la breve intervista a Katiuscia Napolitano.

Quando è nata la passione per la scrittura?

Credo che sia nata con me. Mi ricordo che il mio primo racconto, un piccolo horror, l'ho scritto in terza elementare. La scrittura è sempre stata una mia passione anche se per qualche tempo, quando avevo circa vent'anni, l'ho accantonata. Nel 2014 però è tornata prepotente a chiedere un posto nella mia vita, e prometto di non trascurarla più.


È il tuo primo romanzo? 

No, il mio primo romanzo si chiama Immortal. Si tratta di uno young adult, a tema streghe e vampiri. Ho iniziato a scriverlo a diciassette anni ma l'ho completato solo a ventiquattro. Ci sono molto affezionata, è la mia adolescenza!


Come mai hai scelto il Romance? 


A dire il vero è il Romance che ha scelto me, è un filone che mi è distante, e infatti molti si sono stupiti di questo cambiamento di genere, ma è stata una storia d'amore a chiedere di essere scritta, e quindi il genere non poteva che essere tinto di rosa. 


In questo romanzo ci sono tratti autobiografici? Qualcuno dei personaggi è reale e ti sei ispirato a lui/lei? O è tutto frutto della tua fantasia? Parlami di Londra, come mai hai scelto questa città?

Ovviamente ci sono molti tratti autobiografici, soprattutto nella costruzione dei personaggi. Ogni cosa di cui scriviamo ha una nostra scintilla, sarebbe stupido dire il contrario. Londra è la città del mio cuore, sono convinta di essere stata londinese in un'altra vita! Mi sono innamorata perdutamente a prima vista nel 2009 e da allora ci sono sempre tornata. E da ogni viaggio mi portavo un racconto. Quindi è stata un po' una scelta scontata quella di rifugiarmi lì per i miei due mesi di libera uscita dalla mia vita quotidiana.


Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso? 


Sto lavorando a una raccolta di racconti al femminile che vorrei pubblicare nel 2020 e sto leggendo in anteprima il romanzo thriller di un caro amico (Metempsicosi di Stefano Caruso), che uscirà a fine mese. Devo dire che mi sta piacendo tanto!


C’è un seguito del romanzo? Perché è sì autoconclusivo ma lascia aperta una porta sul futuro dei protagonisti…

Verissimo, credo anche io che ci sia uno spiraglio aperto, da cui prima o poi mi piacerà curiosare. Livia e Pedro mi mancano già, quindi, chissà!

L'anarchia dei punti di vista

L'anarchia dei punti di vista

Buongiorno amici lettori,

oggi vi parlo di un libro pubblicato da pochi mesi: L’anarchia dei punti di vista di Massimo Algarotti, edito Bookabook, 145 pagine.

Ho acquistato questo romanzo durante la campagna di crowdfunding perché conosco la fatica di arrivare alla pubblicazione di un libro, quando l’ho ricevuto ho subito apprezzato la copertina, è molto particolare, lo vedo come l’incontro di due culture, differenti età e diversi punti di vista. Ho letto il libro con calma perché le tematiche trattate hanno scatenato emozioni e riflessioni.

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È una storia triste, perché parla della vecchiaia e della morte, io sono particolarmente sensibile a questo argomento, ma scrive anche di speranza, quella che ti dà l’arrivo di una nuova vita, di sbagli che si fanno nel corso della nostra esistenza e che cambiano le nostre vite per sempre, ma anche di seconde occasioni. Penso che sia un libro che ciascuno di noi può interpretare attraverso le proprie esperienze personali, ho compreso l’urgenza del messaggio dell’autore o meglio forse l’ho recepito io in questo modo. La necessità di non giudicare, di rispettare le opinioni di chi ci sta di fronte, comprendere che ci sono punti di vista molto diversi dal nostro ma questo non è necessariamente negativo, ma può essere un valore aggiunto. L’incontro di differenti culture è una tematica attualissima e, Massimo che ha viaggiato molto grazie al suo lavoro ha visto delle realtà dolorose ma anche meravigliose, ho amato il personaggio di Yumara che ha saputo comprendere il suo compagno e forse lo conosce meglio di quanto si conosca lui.

Avrei apprezzato qualche pagina in più proprio per il genere di tematiche affrontate. Non mi resta che augurare un grande in bocca al lupo a Massimo Algarotti nell’attesa del prossimo libro.

Di seguito una breve intervista all’autore.

 

Buona lettura

Aurora Redville

 

 

Che lavoro fai? ​

Sono nel mondo del no-profit. Lavoro con Emergency dal 2007 e sono il responsabile dell'ufficio che gestisce il personale dei nostri ospedali. Ho avuto la fortuna in questi anni di visitare paesi e realtà completamente diversi da quelli in cui viviamo, come l'Afghanistan, il Sudan, la Sierra Leone, l'Iraq. È forse la parte più bella del mio lavoro.

È il tuo primo romanzo?

​Sì. Negli anni passati ho scritto molto, in particolare poesie e piccoli testi, poi mi son sentito pronto per affrontare un romanzo. È un impegno scrivere un libro, riuscendo a tirare fuori il tempo dagli impegni di lavoro e familiari.

Quale è il tuo genere di letture?

Adoro le biografie dei personaggi storici. Robert Conquest con la sua biografia su Stalin mi ha lasciato a

bocca aperta. Poi adoro Camilleri. Baricco, ma forse il mio libro preferito è "Che cosa ti aspetti da me" di Lorenzo Licalzi, un libro delicato, semplice e ironico oltre che estremamente profondo. 

In questo romanzo ci sono tratti autobiografici? Qualcuno dei personaggi è reale e ti sei ispirato a lui/lei?

Quasi tutti i miei personaggi fanno riferimento a qualcosa di autobiografico. Artico in parole povere sono io. Ha il mio carattere, il mio passato, le mie difficoltà e lo stesso approccio alla vita. È un uomo d'un pezzo, molto "tutto bianco o tutto nero" con poca voglia di essere "accomodante" con la società. Jacopo rappresenta Massimo da giovane, quello più illuso, che vive più nel mondo dei sogni e onestamente non mi fa impazzire.

Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?

Sto terminando di scrivere il mio secondo romanzo, tratto da una storia vera, a tratti romanzata. Parla del mondo del lutto perinatale, un argomento di cui si parla poco ma che meriterebbe più spazio e più attenzione, più rispetto. È scritto al femminile e riuscire a mettermi nei panni di una giovane donna è la sfida più grande che potevo raccogliere. E ci ho voluto provare perché son convinto ne valga la pena. Al momento sono concentrato sullo scrivere e in linea di massima se scrivo non leggo, comunque appena finirò il mio libro mi aspetta la biografia di Pablo Escobar.

Racconta qualcosa che ti ha cambiato la vita.

Penso che nella vita di una persona ci siano alcuni momenti determinanti. Mentre scrivevo il mio primo libro ho vissuto contemporaneamente due eventi che mi hanno cambiato la vita: la nascita di mio figlio e, solo tre mesi dopo, la morte di mio padre. Tutto ciò ha creato un delirio di emozioni, di sensazioni e ha modificato tremendamente il mio modo di scrivere e la mia necessità di raccontare. 

Giugno e i colori dell’arcobaleno.

Giugno e i colori dell’arcobaleno

Buongiorno amici lettori,

come anticipato sul post Instagram questo è il mese del Pride e io vorrei presentarvi due libri che hanno segnato un percorso di studio nella mia giovane età.

Il primo è BI SULLA BISESSUALITA’ MASCHILE di Jean-Luc Hennig ed è in assoluto la prima lettura consigliata dalla mia prof di psicologia con tematica gay, è stata molto interessante perché avevo scelto un argomento controverso come tema della mia tesina di diploma: “La bisessualità nel mondo antico e fino ai giorni nostri”, infatti avendo compiuto degli studi volti allo studio psicologico della nostra interiorità ho compreso alcune problematiche della società e per questo ho deciso di parlarne.

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L’omosessualità è parte di noi, io sono cresciuta senza pregiudizi grazie all’educazione dei miei genitori quindi ho sempre avuto amicizie variegate, senza differenze alcune, se vogliamo una visione d’insieme: “tutti siamo diversamente simili”, oggi però non voglio parlare di ciò che penso io, ma delle letture che mi hanno cambiata.

Se “BI” mi ha dato modo di conoscere l’omosessualità e le sue differenze nella società con un approccio empirico, le successive letture sono state di carattere diverso, la scoperta dell’amore in tutte le sue forme.

Annie Proulx ha scritto un libro bellissimo che in sole 52 pagine ha saputo trasmettere molti stati d’animo e la scoperta di uno spaccato della società americana, tant’è che ne hanno tratto un film “I segreti di Brokeback Mountain” se avete letto il libro dovete assolutamente vedere il film, è uno dei casi in cui la pellicola riesce a superare le emozioni che vengono trascritte su carta.

È una storia cruda ed emozionante, io ho rischiato di disidratarmi, ho pianto quasi per tutta la durata della proiezione e alla fine quando siamo usciti fuori dalla sala avevo gli occhi gonfi come se avessi una reazione allergica, ma sarei entrata subito per rivederlo.

Ma cosa c’entra il mio romanzo L’effetto Grant con i primi due?

Le nostre esperienze di vita si rispecchiano anche in ciò che scriviamo, io ho scritto una storia d’amore ma i personaggi che ruotano intorno ai protagonisti fanno parte del mio passato, i cugini gay, gli amici… è una tematica che fa da contorno alla storia di Daniel e Aurora.

Noi autori manipoliamo la realtà, e spesso ci ispiriamo a storie reali o personaggi che con le loro caratteristiche sono perfetti per il nostro racconto.

Tutto questo per dire che i libri che ho letto, ma anche la vita che ho vissuto mi hanno portato a scrivere un Romance perché al centro della nostra vita niente è più importante dell’amore che riceviamo e che doniamo agli altri.

#loveislove

Buona lettura

Aurora Redville

Per la Rainbow Cake ringrazio Sara Bellan profilo Instagram @lameladibiancaneve

Io sono Cupido, di Francesca Silvia Loiacono

Io sono Cupido

di Francesca Silvia Loiacono

Buongiorno amici lettori,

visto che giugno è il mese del Pride ho deciso di parlare non solo di letteratura gay ma anche di romance tradizionale e sentimentale contemporaneo, perché #loveislove!

Oggi il protagonista è Io sono Cupido di Francesca Silvia Loiacono, pubblicato nell’ottobre 2018 dalla bookabook, editori di crowdpublishing.

Prima di cominciare a leggere questo articolo andate sull’App Spotify e mettete le tracce dei Coldplay perché Francesca come me è una grande fan di questa band, ma anche perché il suo romanzo parla proprio di App di incontri.

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Eh sì, i tempi sono cambiati, non ci si affida più soltanto agli incontri casuali, una volta era così, tant’è che lo sapeva anche mia nonna che mi diceva “esci sempre in ordine e metti il rossetto!”, perché può capitare in qualsiasi momento, al supermercato o in un negozio dove sei andato per caso a comprare i regali di Natale. Incontri del destino o scontri mentre giri l’angolo di una strada in stile commedia americana… no, adesso ci si dà un aiutino con la tecnologia.

Premetto che io non ho mai usato app d’incontri, ne utilizzo altre visto che i social fanno parte del nostro quotidiano, ma ho conosciuto molte coppie fantastiche che si sono conosciute in questo modo, quindi perché no?

Il tema del romanzo è l’Amore, ma anche la storia di una donna Rebecca che dopo un divorzio difficile ha una nuova occasione lavorativa, viene assunta come love matcher negli uffici di Love Around, la famosa app di incontri e come dice il titolo stesso per svolgere il lavoro di una moderna Cupido. Intorno a Rebecca (la protagonista) ruotano altri personaggi, la madre Giulia simpatica e anche grande amante dei Tarocchi, non a caso Rebecca spesso si scontra con gli esiti di questi che quasi mai sbagliano. Il fratello Dario, la fidanzata giapponese Yoko e Tommaso suo collega in ufficio, gli altri che fanno da contorno alla storia li scoprirete voi, ah sì anche una pianta di basilico!

Ho letto questo libro di 274 pagine in pochissimi giorni, anche se alcune sere pensavo: “e adesso? Troppe poche pagine!” però quando una storia mi appassiona non vedo l’ora di vedere come finisce, infatti Francesca ha saputo tenermi ancorata alla carta, è molto brava, il libro è divertente e scorrevole, ogni tanto ridevo da sola e poi sentivo lo sguardo di mio marito che mi fissava mentre alzava gli occhi da uno dei suoi libri gialli o di letteratura orientale e domandava: “ti piace? Posso leggerlo?”

Io poi ho una predilezione per il romance come già sapete quindi questo libro lo consiglio a tutte le lettrici donne, inoltre ci sono dei pezzi piccanti…

Mentre scorrevo le pagine mi sono fatta la mia personale idea, il messaggio del libro è questo: si può cercare l’amore per gli altri se non abbiamo superato la fine di una storia importante e dolorosa?

Perché ci si può impegnare in qualsiasi cosa, ma se viviamo certe situazioni con grande difficoltà bisogna prima voltare pagina, andare avanti.

Io sono Cupido è un romance in stile sentimentale contemporaneo, direi chick-lit ma non sdolcinato. Ambientato a Milano dove l’autrice è nata e risiede (Milano è la mia seconda casa), è stato bellissimo leggere alcune descrizioni dei luoghi. Non voglio svelare altro sulla trama, ma se volete un libro da leggere la sera o sotto l’ombrellone nelle calde giornate estive per rilassarvi è il libro per voi.

 

L’amore è volere il bene

dell’altro, prima di ogni altra

cosa, e la felicità è come una

pianta di basilico: va curata

ogni giorno, con passione e dedizione,

senza mai darla per scontata.

 

Buona lettura

Aurora Redville

 

Se siete curiosi ecco la breve intervista all’autrice Francesca Silvia Loiacono.

Che lavoro fai? Digital planner presso un centro media (pubblicità).

Quando è nata la passione per la scrittura? Fin dalle elementari amavo scrivere i temi. Poi, a 16 anni, d’estate su un’isola greca ho scoperto la poesia. Dalla poesia ai racconti alla sceneggiatura e infine ai romanzi, il passo è stato breve.

 

È il tuo primo romanzo? No, è il mio terzo romanzo

Come mai hai scelto questa tematica? Ho scoperto con il tempo che il romanzo sentimentale contemporaneo scritto in tono scherzoso e comico è il mio genere, quindi più che altro direi che è lui ad aver scelto me! :)

Gli altri romanzi sono dei romance? Il mio primo romanzo, scritto a 4 mani con un’amica appassionata di scrittura come me, è un Urban fantasy (“La discesa dei Luminosi”, edito Giunti), il secondo romanzo è sentimentale, sullo stile di “Io sono Cupido”, e si intitola “Di gatti e desideri”, edito Albalibri. Il tema amoroso fa da “fil rouge” nella mia produzione letteraria.

In questo romanzo c’è il famoso gioco di specchi o è tutto frutto della tua fantasia? Nelle mie opere letterarie c’è sempre un po’ di me sia nei luoghi che nelle situazioni, che nei personaggi. Certo, come molti scrittori, manipolo la realtà e i personaggi secondo le esigenze narrative, ma tendenzialmente una base di realtà c’è sempre. Non è un caso, ad esempio, che la storia sia ambientata a Milano, la mia città! Il personaggio di Yoko, invece, è del tuo inventato ma incarna il mio amore per l’oriente e per una filosofia di vita più lenta e in sintonia con i ritmi della natura.

Stai scrivendo qualcosa? Ho finito un nuovo romanzo e sto cercando ancora di capire con chi mi piacerebbe pubblicare o come farlo. Sono molto aperta alle novità e mi piace cercare sempre nuove strade per dare voce alla mia fantasia… Quanto ai miei affezionati lettori, però, possono stare certi che non resterò in silenzio ancora per molto! È una promessa e ogni promessa è debito…perciò stay tuned!

Il paradosso della normalità, di Matteo Secchi.

Il paradosso della normalità, di Matteo Secchi.

Buongiorno amici lettori, oggi vi parlerò di un autore della mia amata terra; Matteo Secchi è nato a Cagliari, ed è riuscito a stupirmi con questo suo romanzo d’esordio.

L’ho letto con calma gustandomi le pagine che mi scivolavano tra le dita, alcuni libri infatti io li voglio centellinare, poche pagine alla sera prima di andare a dormire perché questo porterà ad una riflessione.

La storia all’inizio mi sembrava molto semplice, ho percepito dei riferimenti alla vita politica attuale e al Movimento 5 stelle ai suoi inizi, invece man mano che proseguivo ho capito il vero scopo di questa lettura: una attenta analisi della società.

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Ho pensato molto, ho riflettuto, di materiale ne abbiamo tantissimo, se vogliamo possiamo andare indietro al secolo scorso, alle prime leggi razziali o alla nascita del comunismo, una delle tante riflessioni che penso volesse proporci Matteo attraverso gli occhi dei tre protagonisti Paolo, Carlo e Maurizio con i loro diversi modi di pensare, è questa: per il bene comune si può possono prendere decisioni che non tutelano le minoranze?

Mi spiego, nella storia si parla di un nuovo partito politico chiamato VOI perché a decidere sulle proposte di legge sono gli stessi cittadini tramite referendum o votazioni sul portale del partito, ma noi perché eleggiamo i nostri rappresentanti in parlamento?

Perché dovrebbero essere al di sopra di tutto e fare il bene dei cittadini e del paese… no?

Ecco ho sempre evitato di parlare di politica perché quello che cerco di far emergere sono le storie delle persone e il “loro” pensiero, ma ammetto che da donna e mamma medito spesso sul futuro della nostra società e penso che Matteo voglia proprio questo, portarci a pensare per fare qualcosa noi, nel quotidiano, nel nostro piccolo.

L’IFM è l’indice di felicità media ed è il fulcro della storia, si agisce per farlo crescere e rendere i cittadini più felici, partendo da quelle proposte che ad alcuni farebbero arricciare il naso: “da oggi sarà favorita l’unione tra individui dello stesso sesso per bilanciare il rapporto di sette donne per ogni uomo presente nel paese. Dopo il referendum, la proposta di legge è passata in Parlamento e gioverà all’innalzamento dell’IFM…”

Questa è una delle tante proposte del partito, ma non voglio spoilerare troppo la trama, vi dirò che c’è una meravigliosa gatta di nome Shibuya fedele compagna a quattro zampe del protagonista Paolo.

Matteo scrive con sapienza e semplicità, il libro è scorrevole e ti invoglia ad andare avanti, 164 pagine, edito Il seme bianco.

Questa CE mi piace molto perché cura bene l’editing e i libri che ho letto finora sono di grande qualità.

 

Siamo pronti per la felicità

ma forse non abbastanza per l’altruismo

“Il paradosso della normalità”

 

Ma per i più curiosi eccovi una breve intervista dell’autore, reputo sempre interessante svelare qualcosa di coloro che ci affidano i loro pensieri.

Come mai una tematica di questo tipo? E ci sono spunti autobiografici?

 

Ho voluto racchiudere più tematiche e chiavi di lettura nel romanzo, nella forma più semplice e sintetica possibile. È un libro contenente domande e non risposte. Non ho la presunzione di poter insegnare la vita, ma posso tentare di far ragionare il lettore, portarlo a guardare la realtà da un punto di vista inusuale, farlo arrivare al paradosso in cui ognuno di noi cade quando abbraccia un’unica visione del mondo.

Ci sono sicuramente spunti autobiografici, non personali, ma di una generazione. La mia. Ho analizzato il pensiero di molti miei coetanei e li ho visti tormentati dal costante inseguimento dell’irraggiungibile, dall’inquietudine di doversi identificare in una concezione di vita. Una generazione che riesce a trasformare i propri sogni nei propri incubi. Questa condizione li/ci rende vulnerabili all’indottrinamento di chi ha da proporre un’unica verità. 

 

Quando è nata la passione per la scrittura?

 

Probabilmente è nata prima della mia nascita, penso sia un’esigenza atavica. Mio nonno scriveva racconti per bambini, riempiva interi quadernoni con delle storie che contenevano le più disparate morali. Non ha mai pubblicato né tentato di pubblicare, perciò considero il suo esercizio come la forma più pura di scrittura.

Ho avuto la stessa esigenza fin dalla giovane età, quando i miei pensieri assumevano una forma più chiara ed efficace con lettere nere su fogli bianchi.

 

Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?

 

Ora sto scrivendo un secondo libro, legato a doppio filo col primo. Sono convinto che ci sia abbastanza materiale per portare le tematiche de Il Paradosso Della Normalità in più direzioni e spero di riuscire nuovamente ad accompagnare i lettori a delle riflessioni interessanti.  

Per quanto riguarda la lettura, ora sono in procinto di terminare Norwegian Wood di Murakami. È un periodo in cui mi dedico e sono affascinato dalla letteratura asiatica.

 

Mi piace far crescere la trama durante la scrittura, sapere da dove si inizia ma non sapere dove si finirà. Questo rende il tutto ancora più interessante per lo scrittore stesso.

Matteo Secchi

 

Per i biscotti nella foto ringrazio: Sara Bellan profilo Instagram @lameladibiancaneve  

Due uomini e una culla, di Andrea Simone

Buongiorno amici,

oggi riprendo il ciclo “le mie storie” anche se in realtà si tratta della recensione-intervista di un libro che ho avuto l’onore di presentare qualche mese fa.

Questa infatti è una storia di vita e d’amore che esce dai soliti canoni a cui si è abituati nel quotidiano, io ho amato molto questo libro per il messaggio positivo che trasmette.

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Due uomini e una culla, di Andrea Simone

Due uomini e una culla di Andrea Simone non è un romanzo ma una storia vera, appena l’ho preso mi ha colpito molto la copertina così colorata, ma anche il titolo che mi ha ricordato un famoso film degli anni ’80. In realtà non c’entra niente con quella storia perché qui si tocca una tematica molto attuale e controversa.

Ma partiamo dalla prefazione del libro, è stata scritta da una persona che stimo molto e guarda caso è una grande amica dell’autore, questo è un vantaggio perché ha saputo mettere in risalto i pregi della storia ma anche il vero tema.

Di solito le prefazioni mi annoiano, invece Lella Costa tocca i tasti giusti, quelli che ti scavano sotto la pelle e ti fanno emozionare. Ma anche la vera essenza del libro: la storia di un amore. Niente di banale a mio avviso.

Cosa spinge noi autori a scrivere?

Le motivazioni più belle e disparate, credo che in questo caso Andrea abbia scritto la sua storia per condividerla con tutti noi, lui è un giornalista, blogger e scrittore, quando fai questo lavoro vuoi condividere i pensieri e spesso le tue emozioni.

In questo caso ancora di più perché tocca un argomento personale e delicato: la gestazione per altri. Una realtà attuale, e il fatto che se ne parli così tanto mi fa ben sperare che la mentalità delle persone si stia evolvendo.

Penso che l’amore abbia il potere di renderci delle persone migliori, e leggere la storia di Andrea e la sua famiglia mi ha lasciato una sensazione di ottimismo per il futuro dei nostri figli.

La storia del libro è incentrata su Andrea e Gianni che decidono di unirsi in matrimonio in un momento in cui in Italia non era permesso, così si recano a New York city e coronano lì il loro sogno d’amore.

Ma non è la storia del loro matrimonio, è molto di più, è la cronaca di una scelta, la decisione consapevole di avere un figlio. Metterlo in cantiere, cosa più difficile per i maschietti rispetto le donne, ma soprattutto andare fino in fondo malgrado tutte le difficoltà.

È un diario, se volete può essere anche un diario di viaggio visto che i due protagonisti della storia devono andare fino in California per poter avere una gravidanza per altri (controllata e garantita), qui avviene il vero miracolo perché nasce Anna, la loro splendida bambina.

L’autore descrive con dovizia di particolari i momenti di questa avventura, scandendoli con date e riferimenti, facendoci vivere i suoi stati d’animo, perché non è mai semplice mettere al mondo un figlio. Ci sono descrizioni dei luoghi, della loro vita in famiglia, il loro cucciolo di cane e i loro preziosi amici.

Consiglio questo libro a chi ama i diari o le biografie, perché Andrea fa proprio la cronaca di un periodo importantissimo della sua vita con incursioni sul suo passato, a volte doloroso. È un uomo che parla senza peli sulla lingua, che sa trasmettere i sentimenti, questo però non è un libro militante ma un’opera di sensibilizzazione, credo che per meglio comprendere certe dinamiche bisognerebbe “informarsi e conoscere”.

Il messaggio che ho colto è questo: “L’unica cosa che conta è l’amore, perché l’amore vince sempre!”

Due uomini e una culla, Golem edizioni. 173 pagine che si leggono velocissime, è molto scorrevole. Mi piace molto lo stile di Andrea, chiaro e incisivo.

Di seguito alcune risposte dell’intervista ad Andrea Simone Mongiardino.

Vi auguro buona giornata

Aurora Redville

 

Perché hai scritto questo libro?

Ho scritto questo libro perché ho voluto tenere un diario della meravigliosa esperienza della paternità. L’ho fatto soprattutto perché ho voluto mettere su carta le emozioni esattamente come le stavo vivendo nel momento in cui le provavo, emozioni che magari con il passare del tempo si sarebbero un po’ sbiadite. E poi perché mi piacerebbe molto che Anna, quando avrà l’età giusta per farlo, verso gli 8, i 9 o i 10 anni, avesse un documento tra le mani che le permetterà di leggere nei dettagli la sua storia e di capire quanto l’abbiamo desiderata e quanto l’amiamo.

Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?

Ho avuto un padre giornalista che faceva l’inviato di guerra al “Corriere della sera” e che portava a casa quattro quotidiani al giorno. Scrivere mi è sempre piaciuto, tant’è che pur non avendo fatto un percorso scolastico eccellente, mi sono sempre salvato grazie al fatto che andavo bene in italiano e che ero uno di quelli che facevano bene i temi. Poi, crescendo, ho scelto di fare il giornalista, un mestiere molto simile a quello dello scrittore

Vorrei che ci parlassi della tua storia con Gianni in modo da capire l’amore che vi unisce.

Ci siamo conosciuti nel 2002 a casa di amici. Io avevo 28 anni, lui 34. Poi ci siamo persi di vista per ben sette anni. Ci siamo ritrovati nell’inverno del 2009 per puro caso, incontrandoci nella zona in cui vivevo allora, la Chinatown milanese. Ci siamo riconosciuti e lui mi piaceva già allora, o perlomeno mi era stato molto simpatico fin dalla prima sera che lo avevo conosciuto. Ci siamo scambiati di nuovo i numeri di telefono che in quei sette anni che non ci eravamo visti avevamo perso. Gli scrissi un messaggio chiedendogli se gli andava di uscire a cena: lo sventurato rispose. Il 14 gennaio di quest’anno abbiamo festeggiato 10 anni di vita insieme. Dal febbraio 2011 conviviamo, il 29 marzo 2013 ci siamo sposati a New York e il nostro amore è stato coronato il 2 agosto 2014 dalla nascita di Anna.

Com’è nata l’idea di avere un figlio? Come mai non avete adottato un bambino anziché rivolgervi per un percorso di gravidanza/gestazione per altri?

Beh, io ho sempre desiderato avere dei figli, anche se a 30 anni avevo accantonato un po’ l’idea. Ho dei nipoti e mi bastavano loro. Forse però, proprio perché verso i 37-38 anni ho capito che Gianni era la persona con cui volevo dividere il resto della mia vita, ho deciso che per essere veramente perfetto e completo, il nostro legame aveva bisogno di un figlio. È una scelta che sono contentissimo di avere fatto e che rifarei immediatamente. Non abbiamo adottato per il semplice motivo che in Italia non è consentito ai single, figuriamoci a una coppia gay.

So che avete dato ad Anna quattro nomi, uno dei quali della tua cantante preferita. Parlaci di lei.

Anna si chiama Anna, Dina e Maria, come le due nonne, e Whitney. Il libro è anche un po’ dedicato a Whitney Houston, la mia cantante preferita, che ci ha lasciato l’11 febbraio 2012 e che ha fatto il tipo di vita che sappiamo tutti: è stata uccisa da una dose letale di alcol, stupefacenti e antidepressivi, ma soprattutto dalla solitudine e dal rapporto con un marito violento. C’è una sua canzone, che è anche un po’ la colonna sonora del libro, che è “Greatest love of all”, che io amo moltissimo e che ancora oggi – con 29 milioni di copie vendute – è il singolo di una cantante esordiente che ha venduto di più nella storia della musica. In questa canzone c’è un verso che io amo molto e che dice “Let the children’s laughter remind us how we used to be”. Significa “lasciate che la risata dei bambini ci ricordi come eravamo. È l’augurio che faccio a tutti quelli che vorranno leggere “Due uomini e una culla”.

E' così che deve andare. Ispirato a una storia vera.

E' così che deve andare. Ispirato a una storia vera.

 

Buongiorno amici lettori, oggi vi parlo di una persona davvero speciale l’autrice di “E’ così che deve andare”, lei è Stefania Calvellini e ci siamo “trovate” per caso.

Il dono di chi scrive è quello di saper trasmettere attraverso le parole un messaggio, non solo, tutto ciò che si dovrebbe provare quando si legge un bel racconto.

Stefania è una donna che trasmette dolcezza e positività, per scrivere questa storia quindi non seguirò uno schema ma mi lascerò guidare dalle sensazioni.

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Appena ho ricevuto questo libro ero emozionata perché sapevo che c’era una dedica speciale, ho aperto il pacchetto e ho scoperto una bella copertina, un cuore rosso pitturato su due mani unite, è molto accattivante.

Non conoscevo la tematica perché mi piace lasciarmi stupire, appena ho iniziato a leggerlo mi sono sentita parte di essa, purtroppo sempre più spesso si parla di “brutti mali” che spezzano delle vite in tanti modi diversi e non si può mai restare insensibili, soprattutto quando si tratta di persone che conosci o che ami. Proprio martedì ho incontrato una persona a cui sono molto affezionata che non sta bene, quindi pensavo e ripensavo come avrei potuto parlare di questa storia e, in realtà ho capito che devo semplicemente accennare la trama perché il resto lo dovete scoprire da soli.

Le protagoniste sono due ragazze Veronica e Alice, loro non si conoscono ma le loro vite si intrecceranno in un modo che nessuno avrebbe potuto prevedere. Si parla di sogni premonitori, di scelte di vita che quando si è giovani ti portano lontano da casa per studiare e realizzare ciò che hai sempre desiderato, e di Amore, quello che ti fa battere il cuore la prima volta o che ti fa allontanare le persone che ami per non farle soffrire.  

È un libro che affronta tematiche difficili ma con positività e leggerezza, con la consapevolezza che la vita è un viaggio e prima o poi si arriverà alla fine del nostro percorso su questa terra, il mistero resta per il dopo.

Io ho pianto quasi subito, sono fatta così, quando gli argomenti mi toccano il cuore ho bisogno di tempo per elaborare, per questo ho impiegato un po’ a capire come parlarvene, quello che è arrivato alle mie corde è anche il viaggio introspettivo della protagonista, Veronica prenderà in mano la sua vita e farà delle scelte, ma a guidarla sarà una grande forza, in realtà potrebbe essere chiunque… potrei essere io o tu, il gioco di specchi vale sempre soprattutto quando a ispirarci sono delle storie vere su cui si basa un racconto.

Quello di Stefania è infatti ispirato ad una storia realmente accaduta, lei ha cambiato i personaggi ma è rimasta talmente colpita che ha voluto raccontarla a modo suo.

Quando acquisterete questo romanzo dovrete fare due cose: primo, accendete il vostro stereo o le vostre app di musica e scegliete Ligabue: Il meglio deve ancora venire e Piccola stella senza cielo; questa è stata la mia colonna sonora e ho scoperto in seguito che anche Stefania è una grandissima fan del Liga quindi… sono perfette! Secondo, mettetevi comodi sul divano o sul letto e dedicatevi tre ore, il libro si legge in fretta sono 135 pagine dense di emozioni, edito Bookabook è stato pubblicato il 7 marzo 2019, pochi giorni fa.

 

Dovevo scoprire che mi stava permettendo

Di respirare, di pensare, di vivere. Era

importante, rappresentava la chiusura

del cerchio della mia nuova vita.

 

Di seguito mi piace mettere alcune informazioni sotto forma di intervista agli autori per dare modo a voi lettori di sentirli più vicini.

Dove sei nata?

Sono nata in un antico borgo della Maremma toscana, Roccastrada, in provincia di Grosseto.

Dove vivi?

Vivo ancora a Roccastrada.

Che lavoro fai?

Lavoro come impiegata al Pastificio Maremmano, l’azienda alimentare di famiglia, un pastificio che produce pasta ripiena surgelata.

Stefania è una donna con grandi passioni che la accompagnano da anni, oltre la scrittura ama viaggiare e fare fotografie, è anche diventata nonna e come lei stessa mi ha detto, i suoi nipoti hanno preso in ostaggio il suo cuore.

Quando è nata la passione per la scrittura?

La passione della scrittura è nata insieme all’idea di riprendere gli studi. Avevo lasciato la scuola dopo la terza media preferendo una indipendenza economica ad un diploma. Quando mia figlia era alle superiori è nata in me la voglia di rimettermi sui banchi di scuola e, mi sono diplomata in ragioneria. Dopo il diploma mi sono iscritta all’Università di Siena e mi sono laureata in Giurisprudenza all’età di 46 anni. La scrittura è stata la mia compagna di studi, la mia valvola di sfogo quando avevo ansia per gli esami e, in seguito, anche problemi di salute.

È il tuo primo romanzo?

È così che deve andare è il mio primo vero romanzo, in precedenza mi sono divertita ad auto pubblicare Sex and the town con Il mio libro. È un libro che contiene tanti miei pensieri sulle donne. Ho scritto anche poesie e da pochi giorni ho auto pubblicato un piccolo libro su mia nonna, una grandissima Donna che ha lasciato un forte segno nella mia vita. Il libro si intitola Essere Santa (Santa era il suo nome).

Come mai hai scelto questa tematica così delicata?

Per il mio libro ho scelto una tematica molto delicata, la donazione e il trapianto di organi. Questo perché, durante una visita in ospedale, una signora mi ha raccontato la vita di suo marito che mi è piaciuta talmente tanto da cercare di raccontarla anche a tutti i miei lettori. Ho cambiato i personaggi e li ho romanzati ma lo spunto è stato preso da una storia vera.

Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?

Ho altri due libri avviati, un giallo (Maledetta fortuna) e un romanzo che tratta, ancora una volta, un argomento delicato come quello della violenza sulle donne (Ancora un altro sì). Sto leggendo Le case del malcontento di Sacha Naspini, un libro geniale che parla della mia amata Maremma e dei suoi stravaganti personaggi, davvero interessante.

C’è un seguito del romanzo? Perché è sì autoconclusivo ma lascia aperta una porta sul futuro dei protagonisti…

Non ci sarà un seguito al libro… almeno fino a questo momento non ci avevo pensato… allora rettifico e dico … chissà?! J

Se volete potete seguire Stefania sulla sua pagina Facebook Amici di Penna

Vi auguro buona lettura e buon viaggio

Aurora Redville

Il rumore del pallone sul cemento, di Dario Santonico

Il rumore del pallone sul cemento, di Dario Santonico

Buon giorno amici,

per continuare a raccontarvi “le mie storie” oggi inizio a pubblicare anche dei racconti un po’ diversi. Facendo il lavoro che amo ho avuto l’opportunità di conoscere delle persone che condividono con me un sogno, dei progetti e delle speranze. Per questo vi parlerò di loro e dei loro romanzi.

Il primo è Dario Santonico, ragazzo originario di Colleferro nella provincia di Roma.

Spesso gli scrittori hanno anche altre passioni, siamo un po’ degli artisti che hanno svariati modi di esprimersi, infatti Dario oltreché fare il geologo, mestiere che lo tiene ancorato alla realtà, ha anche altri interessi… volete sapere quali?

La passione per l’Olanda e la pasticceria.

Il rumore del pallone sul cemento by Aur

Come dice lui stesso sono nate insieme e a braccetto quando ha dovuto fare la tesi di laurea, infatti gli è stato proposto di fare un tirocinio al TNO di Utrecht.

Mi racconta che era un po’ spaventato dall’idea del trasferimento ma ha detto comunque di sì, era molto eccitato di questa nuova vita perché non era mai stato in Olanda, era un paese a lui sconosciuto, ma dopo essere uscito fuori dall’aeroporto di Eindhoven ne è rimasto folgorato. Aveva 27 anni e fino ad allora aveva sempre vissuto in casa con i suoi, una mamma gelosissima della sua cucina e questo vuol dire che per 27 anni lui non aveva mai cucinato.

Si è ritrovato lontano 2500 km da casa con la necessità di sopravvivere e “quindi ha iniziato a documentarmi e ho scoperto questa passione per la cucina, soprattutto per la pasticceria”.

Viveva in uno studentato con altri dieci ragazzi e una cucina enorme che permetteva di convivere in armonia “il bello è che una volta a settimana ci si riuniva tutti in questa cucina, ognuno di noi arrivava da una parte diversa del mondo: uno svizzero, un tedesco, uno del sud America, un greco… ognuno cucinava per gli altri qualcosa del proprio paese, e vedevo che quello che facevo io piaceva tantissimo, così ho pensato bè forse ci so fare e da lì ho iniziato a sperimentare”.

La pasticceria gli piace molto, diciamo che gli si è aperto un mondo, la precisione che ci dev’essere quando realizzi una torta, una crostata, dei pasticcini o delle decorazioni.

Ma una delle cose che ama di più è fare il tiramisù, tanto che insieme a Eleonora (sua moglie) aveva pensato di realizzare un sogno, volevano trasferirsi in Olanda e aprire una Tiramisureria, in pratica vendere su un food truck dello street food, tiramisù in monoporzione “avrei fatto tutto io, tutto a vista sia i savoiardi che il resto”.

Era una bella idea che non ha potuto prendere forma perché le vite cambiano e anche le priorità, arrivano i figli e quindi questa possibilità è rimasta lì dentro il cassetto. Ma forse Dario un giorno ci stupirà.

Le sue passioni quindi sono sbocciate lì in Olanda dove ha vissuto per sei mesi, e si è innamorato di quel paese, ammette che se potesse andrebbe a lavorare lì domani stesso.

Per quanto riguarda la scrittura invece non scrive da tantissimo, ma anche questa è una storia interessante.

“Ho sempre amato raccontare e romanzare le cose che succedono, però non ho mai pensato di scrivere un romanzo fino a qualche anno fa” poi un giorno mentre si trovava a South Hampton a fare un dottorato passava i week end dentro un Costa Coffee a mangiare e bere caffè e lì scribacchiava su un blocco. Ed ecco che ha iniziato a mettere su carta le sue sensazioni, quello che provava in quei giorni che comunque era lì in Inghilterra “ero in questa città che sinceramente non era la mia passione più grande, mentre bevevo uno dei loro caffè lunghissimi mi son detto: chissà se sarei in grado di scrivere un romanzo?

E poi ho pensato ok proviamoci!!!”

Era il 2013 quando ha iniziato a scriverlo, poi il tempo era quello, sempre poco, finché è passato qualche anno prima che riuscisse a finirlo. Quindi l’amore per la scrittura è nato recentemente.

Ammette Dario che: “ho sempre letto e amato leggere, ad esempio a scuola non è che andavo benissimo nei temi, ero più portato per le materie scientifiche.

Non ti nascondo che gli amici e chi mi conosce è rimasto abbastanza stupito dal fatto che io abbia scritto un romanzo, ma è una cosa che ho curato nel tempo, per me stesso, l’ho tenuto nascosto perché volevo solo mettere nero su bianco le mie sensazioni”.

Quindi è così che nasce “Il rumore del pallone sul cemento” edito Bookabook nel settembre 2018.

Parliamo un po’ di questa storia.

Trama.

Domenico e Giulio si conoscono da quando hanno dieci anni. Più precisamente da quando, nelle campagne della provincia romana, un pallone calciato male da Giulio unì le loro vite per gli anni a venire.
Ormai adulto, Domenico ripercorre con la memoria il tortuoso percorso della loro amicizia. Dalle giornate passate a costruire casette sugli alberi alle prime gite scolastiche. Dai primi amori alle scazzottate. Dalle fughe improvvise ai ritorni inattesi. Nonostante le loro evidenti diversità, i due si ostinano a mettere in gioco la loro costante e incessante forza per tentare di colmare l’uno le rugosità dell’altro, ritrovandosi, infine, entrambi completati. Una storia che parla di una profonda amicizia, dell’evoluzione dei sogni e della riscoperta di quelle strade che sembravano dimenticate per sempre.

 

 

Quando ho iniziato a leggere questo libro avevo delle grandi aspettative perché avevo conosciuto l’autore, ammetto che uno dei miei migliori amici è proprio di Roma quindi simpatizzo molto per coloro che hanno questo simpatico accento. Oltretutto avevo già letto qualcosa sulla storia perché insieme a Dario avevo fatto la mia campagna di Crowdfunding con Bookabook.

Dopo le prime pagine si è affacciato alla memoria un bellissimo ricordo, la mia prima lettura a scuola con la tematica dell’amicizia, L’amico ritrovato di Fred Uhlman. Ero in seconda media quando me lo propose la prof di lettere, lo divorai in un paio di giorni. In seguito ci fece vedere anche l’adattamento cinematografico, era davvero triste e toccante.

Ecco leggere il romanzo di Dario è stato un ritorno al passato, pur essendo una lettura che consiglio vivamente ai ragazzi non posso esimermi dal convincere anche gli adulti, è un ritornare indietro alla propria infanzia, adolescenza, gli anni della scuola e quelli dell’università.

Per me gli anni dell’università sono stati i più belli perché ero in una nuova città, ma quelli dell’adolescenza sono i più importanti, periodi difficili di crescita per le ragazzine e i ragazzini, le prime esperienze di vita, le prime cotte, un aspetto importantissimo è che in questo libro si torna indietro in un’epoca pre-social, l’aspetto “genuino” dell’amicizia in cui i rapporti tra la nostra generazione erano molto diversi da quelli di oggi.

Si aveva più tempo per tutto, e si socializzava diversamente. Si ritrova questo tra le pagine del libro, la storia di un’amicizia che va al di là di tutto, del tempo, delle difficoltà e della distanza.

Alla domanda perché hai scritto un libro sull’amicizia?

Dario ha risposto: “perché mi sono chiesto quale fosse la cosa che mi ha reso felice da sempre! E l’amicizia è una di quelle.”

Quelli della mia generazione sanno di cosa parlo, e se volete spiegarlo ai vostri figli o nipoti non dovete fare altro che fargli leggere un buon libro.

Se durante le feste volete essere catapultati indietro nel tempo prendetevi un week end e mettetevi comodi sul divano, preparatevi una tisana e aprite il libro di Dario, si legge velocemente perché è molto scorrevole, il linguaggio è semplice e ti prende subito. Sono solo 187 pagine con i ringraziamenti, io li leggo sempre!

In bocca al lupo Dario per questa nuova avventura e quelle che ne seguiranno!

Buona lettura

Aurora Redville

Scacco matto al re bianco, di Simone Giusti

Scacco matto al re bianco, di Simone Giusti

Buon giorno a tutti,

per questa “storia recensione” ho deciso di agire al contrario, prima vi presenterò il libro e poi il suo autore; un po’ perché lui non è un esordiente, ha infatti all’attivo già otto storie pubblicate e una ventina di racconti scritti, e poi perché le interviste sono sempre lunghe (mi hanno detto che mi dilungo troppo ah ah ah) così se vi piace la recensione del libro potete andare avanti e scoprire chi è l’autore.

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Ieri sera ho finito di leggere il libro di un amico scrittore che avevo iniziato solo due sere prima, dire leggere è riduttivo, in realtà l’ho praticamente divorato. Okay che sono 75 pagine però, ragazzi… sono tutto ciò che si può chiedere ad una bella storia.

Infatti devo confidarvi che un po’ mi sono arrabbiata con l’autore, sì Simone è proprio così!

Vi spiego perché: quando leggo un bel libro io mi innamoro dei personaggi, della storia e di tutto ciò che le descrizioni di un luogo mi trasmettono, in questo racconto mi sono sentita davvero dentro la narrazione, probabilmente perché è veloce, c’è l’azione pura, quella che trovi nelle pellicole e che puoi vedere senza immaginare niente. Lui è riuscito a farmi immaginare tutto come in un film.

La prima parte del racconto è ambientata in Africa, e io mi sono sentita trasportata in quei luoghi, la seconda parte a Londra. E come già sapete è una delle mie città preferite.

Poi lasciatemi dire che la ciliegina sulla torta è la macchina che io adoro, come non amare l’Aston Martin? Il mio è un amore che arriva da lontano…

Ho apprezzato molto la tematica etica, parlare delle realtà scomode che in questa società hanno poca importanza, e anche del sogno di un uomo che cerca di cambiare le cose.

Anche se ci sono scene un po’ forti non mi hanno particolarmente impressionata, forse perché sono scritte all’interno di un contesto adatto, e ti aspetti proprio qualcosa di intenso.

Il ritmo è sempre incalzante dall’inizio alla fine, non ci sono cali durante la storia e si parla anche di amore.

La rivincita è parte di un percorso e in questa storia crea il tutto.

Quindi arrivata alla 74 esima pagina ho pensato “ma che cavolo, poteva farlo durare un po’ di più!” però non mi preoccupo visto che Simone Giusti ama scrivere e raccontare storie sono sicura che presto ne scriverà un’altra.

Ha impiegato quattro anni per dare vita a questa idea, ma i mesi di lavoro sulla prima stesura sono stati circa 6/8 mesi; tutto il resto del tempo è servito per solidificare e stratificare la storia e i personaggi.

Scacco matto al re bianco di Simone Giusti è stato pubblicato il 25 gennaio 2019, edito da Il seme bianco ed è disponibile in tutti gli store online e nelle librerie.

La frase che presenta il libro è:

“Quanto sono strani gli ideali: non danno niente e tolgono tutto.”

 

Se vi ho incuriosito anche solo un pochino vi consiglio di leggere questo libro perché vi darà delle emozioni fortissime durante queste serate d’inverno.

E adesso parliamo un po’ di Simone.

È nato a Pisa, classe 1977 ed è laureato in Archeologia. Come molti altri autori ha capito in tempo quale fosse la sua strada e con coraggio ha deciso di percorrerla!

 

 

Che lavoro fai?

Lavoro con le storie. Fino a qualche tempo fa credevo che per lavorare con le storie si dovesse per forza essere autori di romanzi campioni d’incasso, perché se non sei campione d’incasso non riesci a sopravvivere come romanziere. Ma era una visione molto molto limitata frutto di idee e pregiudizi che, se da un lato velocizzano la capacità di districarsi nel quotidiano, limitano enormemente le potenzialità dell’essere umano. Così, allargando le prospettive, mi sono reso conto che l’attività di romanziere è solo una sfaccettatura dell’attività di scrittura, o meglio, della comunicazione attraverso le storie. Si comunica con le storie mediante gli spot, mediante il copywriting persuasivo, mediante il public speaking, mediante la formazione in storytelling (corsi durante i quali do informazioni tecniche accompagnate da messaggi come si fa con la narrazione delle storie). Adesso vivo con le storie ogni giorno scovando sfaccettature della narrazione che prima non credevo potessero esistere. L’essere umano ha capacità infinite, limitarsi ai pregiudizi è seguire strade già tracciate, che vanno bene per chi le ha percorse per primo, ma non per noi. La tua strada ti sta aspettando, ma il primo a percorrerla devi essere tu.

Quando è nata la passione per la scrittura?

Da sempre. Da sempre perché da piccolo vivevo nelle storie, perché da piccolo giocavo con le storie, perché sono sempre stato una sorta di creatore e al contempo frequentatore di storie. Ma che la mia passione fosse la scrittura, o meglio, che una sfaccettatura della mia passione fosse la scrittura, è stata una scoperta avvenuta per caso (non per caso ma per sincronicità) durante gli studi di archeologia. Gli eventi negativi non sono altro che spintoni fuori dalla tua zona di comfort per farti uscire da strade non tue e riportarti sul percorso che una parte di te che non conosci ha costruito per te.

È il tuo primo romanzo?

“Scacco matto al re bianco” è l’ottava storia pubblicata e forse è la ventesima scritta, o giù di lì. Il primo risale a undici anni fa. Ma questa è la prima volta che sono consapevole del percorso del protagonista anche perché io quel percorso l’ho fatto assieme a lui.

Quale è il tuo genere di letture?

Spazio tra saggistica e romanzi di genere, tra narrativa e indagini scientifiche e filosofiche. In pratica mi lascio trasportare dall’onda prodotta da ciò che non comprendo di me verso letture che servono a me. Per quanto riguarda la narrativa ho una passione incredibile per lo sword & sorcery, che tra l’altro ha una fantastica rivista italiana (Italian Sword & Scorcery) con cui collaboro da pochissimo. Adoro anche il cyberpunk, l’azione, adoro anche lo storico. La cosa fondamentale è che la storia mi deve dare, e per dare intendo che la storia deve essere metafora consapevole di qualcosa che funzionerà dentro di me per allargare le mie prospettive e farmi scoprire qualcos’altro di me. Per capire il tutto si deve partire da noi. Le storie spesso ci aiutano funzionando come specchi di noi. Ma solo se lo vogliamo. Tutto è specchio: solo se lo vogliamo.

In questo romanzo ci sono tratti autobiografici? Qualcuno dei personaggi è reale e ti sei ispirato a lui/lei? O è tutto frutto della tua fantasia? 

In ogni storia ci metti del tuo, anzi, ci metti tutto te stesso e, a volte, vai al di là di ciò che consideri “te stesso” scoprendo realtà di te nascoste nelle pieghe di te. In pratica siamo come dadi dalle molte facce: scegliamo quale faccia mostrare ma ce ne sono decine oltre a quella; ebbene, nelle storie le altre facce vengono fuori. In questo romanzo in particolare c’è il mio personale viaggio dell’eroe, per la prima volta consapevole (consapevolezza arriva una volta terminato il viaggio: se c’è prima non è un viaggio), per la prima volta completato. Il protagonista compie quel viaggio dell’eroe e con lui lo compiono altri personaggi nella storia. Antagonisti e alleati sono coloro che ti mostrano i lati oscuri di te e coloro che ti aiutano a comprenderli per superarli e arrivare alla fine del viaggio attraverso le paludi della morte fino alla scoperta di qualcosa che non sapevi di te. Quel qualcosa non si può raccontare, è qualcosa che va al di là della logica, al di là della parola (Virgilio non segue Dante in Paradiso, lì c’è Beatrice che lo condurrà). Quel qualcosa è diverso per ognuno di noi. Il romanzo è sì amore, azione, adrenalina, è sì una storia accattivante e ritmata, ma è un viaggio che tu come lettore farai con lui per arrivare a scoprire cose che non conoscevi di te.

Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?

Attualmente ho in cantiere diversi progetti. Tralasciando quelli squisitamente commerciali, sto lavorando a storie di sword & sorcery per la nota rivista italiana, sto sviluppando un librogame (il mio primo librogame!), sto scrivendo una drammaturgia su commissione e ho nei progetti a breve termine anche la fine della saga di Jimbo, un anti-eroe che ha fatto la sua comparsa tre anni fa e ora siamo giunti alla sua avventura finale.

Come letture, anche qui, seguendo l’intuizione sto leggendo saggi e romanzi. Tutto ciò che accade, accade per un motivo. Anche le letture sono sempre e costantemente voci che ti parlano di te. 

Raccontami qualcosa che ha cambiato la tua vita.

Ci sono due eventi colossali che mi hanno brutalmente (e per brutale intendo: strappare dalla zona di comfort) cambiato e migliorato la vita. Sono accaduti due anni e mezzo fa. Sono andato a vivere con Denise e ho incontrato Michele. Per chi ha confidenza col film “Matrix”, lui è stato il mio Morpheus: l’uomo della pillola rossa o pillola blu. Indovina quale pillola ho scelto io?

Qui sta la chiave di tutto ciò che hai letto nelle risposte sopra. Se non sei soddisfatto, se pensi che tutto sia negativo, se c’è sempre qualcosa che ti assilla, se vuoi di più, sono due le cose da fare: intenzione al cambiamento (devi esser pronto a saltare nell’ignoto abbandonando tutte le certezze nelle quali sei cresciuto e nelle quali, seppur dolorose, ti sei cullato) e cambio di punto di vista (esser pronto a vedere la realtà al di là di come hai la certezza che sia).

Questo mi ha cambiato la vita: intenzione al cambiamento e cambio di punto di vista. La tua Denise e il tuo Michele (Trinity e Morpheus, per rimanere nella metafora di “Matrix”) compariranno da soli, chiamati da ciò che comanda tutto ciò che c’è: la parte di te che non pensavi di avere. Questo però non è un paese per Virgilio, è un paese dove è Beatrice a comandare. La logica analizza, ma è l’intuizione a guidare.

Buon viaggio e buona lettura.

Le chiavi di Platone, andando a caccia di misteri...

Le chiavi di Platone, andando a caccia di misteri...

Buon giorno amici lettori, oggi vi parlerò di un altro autore che è riuscito a stuzzicare il mio interesse solo col titolo del suo romanzo: Le chiavi di Platone.

Ho pensato a quale artista avrei potuto associare a questo libro e così ho acceso il mio iPod e ho messo una traccia molto familiare… Max di Paolo Conte, poi non so perché ma ho proseguito con Charlie Parker, quindi se volete una colonna sonora per un libro io vi dico cosa ascolto quando leggo.

Le chiavi di Platone by Aurora Redville.

Amo la musica insieme alla lettura, e poi adoro scrivere sempre con un sottofondo, sarà che studiavo così… mi sento appagata quando posso associare le cose.

Ma voglio raccontarvi una storia, mi ero fatta l’idea di un giallo ambientato ai tempi del famoso filosofo e invece…

 

Quando ho iniziato il libro sono stata catapultata ad un periodo particolarmente piacevole della mia vita: gli anni dell’università.

Infatti la tematica di apertura del libro è la storia di un clochard, scrissi una tesina per un esame di sociologia e devo dire che leggere le emozioni e i pensieri del protagonista mi hanno fatto riflettere molto e soprattutto ripensare a un ragazzo che avevo conosciuto e intervistato un freddo giorno d’inverno ai giardini di Porta Venezia. La sua era una storia tristissima, di quelle che sembrano uscite da un film, invece, purtroppo la realtà quasi sempre supera la fantasia.

Ma non dovete pensare che questo racconto sia la storia triste di un senza tetto, no, è tutt’altra cosa… ma cominciamo a parlare dell’autore.

Marco Tempestini è nato a Pistoia, anzi esattamente a Casenuove di Masiano ed era talmente ansioso di venire al mondo che è nato in casa... Non fecero in tempo ad accompagnare la sua mamma in ospedale.

Si è laureato in Filosofia Antica con Francesco Adorno, una tesi su Apuleio interprete di Platone. Lui ha studiato a Firenze, e durante gli studi ha sempre vissuto a casa dei suoi genitori a Pistoia, sono due città vicine quindi era semplice. E forse è per questo che è rimasto radicato alla sua terra.

Anche se ammette lui stesso che ha sempre amato molto viaggiare e scoprire posti nuovi, infatti mi racconta che: “Dopo l'Università, ho insegnato Italiano per stranieri in alcune scuole private e poi a Madrid, mi sono occupato di musei e ho fondato una cooperativa che si occupava di gestione museale ed educazione ambientale.”

Domando sempre agli autori che tipo di vita abbiano condotto perché è sempre interessante conoscere alcuni particolari delle persone, e come ho detto molte volte: viaggiare apre la mente e ci porta ad essere più aperti con gli altri.

Marco ha vissuto un anno a Madrid, in Spagna. Insegnava lingua italiana presso l’Istituto Italiano di Cultura Superiore dell’Ambasciata italiana. E proprio in questa città ha conosciuto sua moglie, è stato per caso (o forse no?) al Museo del Prado rimase folgorato da questa splendida ragazza svedese.

Quando nasce l’amore per la scrittura?

“Come molti ho iniziato a scrivere le prime poesie in età adolescenziale, per poi proseguire con più impegno durante gli anni di Università, quando ho iniziato anche a scrivere racconti (sia per grandi che per ragazzi).”

 

Qual è il tuo genere di letture?

“I generi sono vari, ma sono molto selettivo. Nella lettura (come in molte altre cose) prediligo la qualità alla quantità.  Oltre alla filosofia, amo la letteratura, soprattutto i classici, i romanzi di mistero, gli autori italiani pieni di ironia (Flaiano, Stefano Benni) e la poesia”.

 

Cosa stai leggendo adesso?

“Ho diversi libri sul comodino, alcuni di loro mi serviranno per approfondire argomenti del prossimo libro (e quindi non li rivelo).  Gli altri sono Orlando di Virginia Wolf, I racconti di Irwin Shaw, Tempi come questi di Leonardo Nesti e Never Never di Diego Cabras.”

 

In questo romanzo ci sono tratti autobiografici?

“Non amo troppo scrivere della mia vita privata. Ne “Le chiavi di Platone” appaio due o tre volte e solo in alcuni piccoli episodi, e in questi episodi sono un bambino.

Anche i personaggi sono frutto della mia fantasia, anche se alcuni di loro presentano caratteristiche umane e fisiche di persone esistenti o che sono esistite. 
Dentro il libro ci sono incontri con artisti realmente esistiti, di cui uno soltanto ho la fortuna di conoscere...

Come nasce “Le chiavi di Platone”?

“Nel 2005 mi sono rotto tibia e perone e sono stato bloccato per alcuni mesi. Ho iniziato a scrivere il romanzo senza sapere dove sarei arrivato e ho buttato giù 30-40 pagine con l’intenzione di proseguire non appena ne avessi avuto il tempo.  Nel corso degli anni, ogni tanto lo riprendevo in mano, ma non sono mai riuscito a trovare la spinta e il momento buono per concluderlo.

Poi nel 2017, appena dodici anni dopo, ho letto su Facebook di Bookabook e mi sono deciso a spedire alla casa editrice quelle 30-40 pagine, aggiungendo una bozza di trama complessiva.

Avuta la prima approvazione da parte di Bookabook, mi sono buttato a capofitto sul testo e l’ho terminato in alcuni mesi, cambiando, strada facendo sia trama che titolo. Poi eccomi qui!”

 

Sei un appassionato di enigmi?

“Come dicevo prima mi piacciono i misteri e ovviamente anche gli enigmi linguistici.

Amo molto i giochi di parole ironici e canzonatori, che abbiano però un retrogusto amaro o che facciano riflettere.”

 

Stai scrivendo qualcosa?

“Sì. Una sorta di completamento o proseguimento di “Le chiavi di Platone”. Ho già la trama in testa e anche il titolo, mi manca solo il tempo.”

 

 

Trama

1963, Roma, Lungotevere. Un barbone, chiamato Platone, viene trovato ucciso. L’amico di avventure, Edoardo detto Sigaro, decide di indagare sull’omicidio. Platone gli ha lasciato in eredità due chiavi e una specie di indovinello che dovrebbe svelare segreti indicibili e il perché della sua morte.
Durante le ricerche, l’uomo si troverà dinnanzi a misteri e personaggi bizzarri, avrà l’occasione di vivere la freschezza di un nuovo amore e conoscerà strani compagni di avventura, in un viaggio esistenziale che è insieme ricerca della verità e bisogno di redenzione.

 

 

Anche questo romanzo è edito Bookabook ottobre 2018.

È uno di quelli che leggi velocemente, 183 pagine. È scorrevole e piacevole, e molto fluido, a mio avviso è scritto molto bene, si capisce che l’autore ha compiuto studi classici.

La storia è semplice, ed è un giallo che possono leggere tutti perché non ci sono scene di violenza. Io ad esempio faccio fatica a leggere i thriller, sono parecchio suggestionabile, invece ho sempre avuto una passione per i gialli, poi se c’è da risolvere un mistero tanto meglio. Mi sento protagonista della storia perché cerco di indovinare i passi successivi.

La cosa che mi è piaciuta molto è la trama. È ambientato nel passato, gli anni ‘60, per la precisione il 1963, è stato strano vivere quella realtà, io non ero ancora nata, ma in molti mi hanno parlato di quegli anni in modo davvero entusiasta, non esisteva niente di quello che abbiamo oggi. Niente cellulari, no social, niente degli stimoli a cui ormai siamo assuefatti. La tv era arrivata da poco, ufficialmente la programmazione iniziò il 3 gennaio 1953, era ancora in bianco e nero e questa è stata un po’ la mia visione della storia. Mi immaginavo tutto così come un vecchio film degli anni ‘60 con Gregory Peck o Paul Newman.

Ho quindi sviluppato subito una simpatia per il protagonista.

È una storia fuori dal tempo, perché il protagonista vive una realtà difficile, dai tratti surreali ma anche molto lucida.

All’interno della storia ci sono molte poesie che danno quel tocco in più per gli appassionati del genere.

Uno degli aspetti secondo me molto importanti in questo libro è l’amicizia. Se ne parla come se fossero più storie intrecciate insieme, perché quando si fanno “vivere” dei personaggi è importante anche parlare del loro passato, la base di quello che sono oggi. E sono sicura che questi protagonisti sapranno stupirvi.

E poi si parla anche dell’amore, una tematica sempre importante per qualsiasi genere di romanzo, e come sapete a me piace sempre parlare di amore.

 

Vi auguro una buona lettura e a Marco faccio un super in bocca al lupo per quello che seguirà…

Ciascuno di noi è artefice della propria avventura!!!

Buona giornata

Aurora Redville

 

Schiacciato da una miriade di rami spezzati

Dalla forza del vento e della pioggia,

un corpo, col volto sfigurato, cerca conforto

nel profondo della terra, per dare pace

alla sua anima macchiata dal sangue

di delitti mostruosi.

Never Never

Never Never di Diego Cabras

Buon giorno amici,

eccomi finalmente a parlare di un altro autore emergente. Mi scuso per il ritardo con cui sto pubblicando i post ma, a volte il lavoro di mamma richiede più tempo del previsto soprattutto se i bimbi sono a casa malati, o in vacanza. Io vorrei tanto estraniarmi nel mio studio e pensare ai nuovi personaggi che in questo momento si stanno creando nella mia testa, ma non puoi e ti ritrovi a leggere i libri ai tuoi bimbi o fargli fare un po’ di compiti, o semplicemente a giocare con loro.

Si tratta di rinunciare a del tempo per sé stessi ma è più che ripagato quando li guardo negli occhi e loro mi sorridono, con quei grandi occhioni azzurri… e io mi sciolgo.

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Durante queste vacanze sono riuscita a leggere solo due libri la sera seduta sul divano, e senza andare a dormire troppo tardi, ero sempre esausta dalle giornate e dalle svariate attività all’aperto. Ma la nostra mente è sempre in continua elaborazione, i nostri personaggi prendono forma giorno dopo giorno è un attimo dargli vita, basta annotare su un foglio di carta e piano piano si crea qualcosa di speciale.

Anche Diego Cabras ha dei figli e quindi sa perfettamente di cosa parlo, infatti mentre parlavamo del suo romanzo mi ha dato anche da leggere un racconto bellissimo per bambini che ha scritto in pochissimo tempo durante una pausa da lavoro, e con “pausa” intendo un pomeriggio. A me è piaciuto molto così l’ho letto subito ai miei figli.

Ma non devo perdere di vista l’essenza di questo articolo, io sono qui per raccontarvi un po’ di questo ragazzo, di questo giovane autore, ma ancora non voglio rivelarvi troppo del romanzo, parliamo un po’ di Diego.

Mi piace fare delle interviste agli autori perché viene fuori sempre qualcosa di interessante, del resto chi scrive un libro ha sempre qualcosa di stuzzicante da dire, primo perché ti metti a nudo, o meglio metti a nudo i tuoi pensieri e le tue idee e questo è sempre molto intrigante.

Ci sono persone che non hanno avuto vite avventurose, ma che hanno vissuto la loro esistenza sempre nello stesso posto, senza la minima curiosità per il mondo che le circondava o forse avevano paura dell’ignoto, eppure hanno scritto dei libri bellissimi.

Però non è questo il caso, Diego ha vissuto una vita davvero molto avventurosa già da ragazzino. Ma partiamo dal principio, la prima domanda…

 

Quando è nata la tua passione per la scrittura?

“Erano anni che sognavo di scrivere un romanzo, ma non mi ero mai sentito in grado di farlo; non avevo idea di come si dovesse iniziare. Anni fa avevo aiutato un mio amico scrittore per un suo libro e la mia voglia aumentava.

Nel 2016 un giorno che ero in macchina con mia moglie invece…  cercava qualcosa nella borsetta, le dissi che doveva esserci un buco nero in fondo alle borse delle donne e pensai: " È una buona idea per un racconto!" appena arrivato a casa ho preso carta e penna (si, carta e penna!) e ho scoperto che i racconti si "scrivono da soli".”

Hai altri hobby?

“Oltre a scrivere? Leggere! A parte gli scherzi, attualmente il mio unico hobby è la mia famiglia.”

Ti piace leggere, che genere prediligi?

“Sono un lettore alquanto onnivoro e compulsivo, anche se ho sicuramente una passione esagerata per il romanzo storico. Una menzione a parte la merita Chuck Palaniuk, per il quale ho una vera venerazione!”

Quanto hanno contribuito le tue esperienze di vita in quello che c’è nel romanzo? Il personaggio principale ti somiglia?

“Sicuramente in ogni storia che scrivo c'è sempre una parte autobiografica, attingo continuamente alle mie esperienze di vita… però penso che stia al lettore cercare di capire dov'è lo scrittore e dov'è la fantasia. Jack fisicamente non mi assomiglia per niente: lui è alto biondo e ricciuto, io invece sono basso, castano e liscio! Nonostante questo però direi che per descriverne i processi mentali ho sicuramente attinto ai miei ricordi di trentenne (ormai è passato un bel po'), soprattutto per rendere verosimile l'arroganza e l'egoismo di fondo del giovane uomo ambizioso, quale sicuramente ero a quell'età!”

Nella vita reale giochi ai video games?

“Assolutamente no! Anche da ragazzino preferivo il flipper ai videogames”

Ma adesso parliamo un po’ del libro.

Come mai hai scritto un libro di questo tipo? Cosa ti ha ispirato?

“Questo è un libro "nato al contrario". Mi spiego: un giorno stavo passeggiando e canticchiavo una canzone nel cui ritornello c'era la parola "never", ripetendola ossessivamente trovai che l'espressione Never Never avesse un bel suono e cominciai a chiedermi: "Cosa potrebbe essere? … Il nome di un videogame!!" Da lì ho dovuto inventarmi un visore per la realtà virtuale che permettesse di fare tutto ciò che normalmente è vietato dalla morale comune. Insomma, è nato prima il titolo e da lì poi tutto il resto!”

E dopo questa introduzione non resta che svelare la trama!!

 

Trama

Quando Jack accetta con entusiasmo l’invito a passare un week-end nella megavilla fuori Roma di Gloria, il suo attraente capo, crede di essere finalmente riuscito a farla capitolare: non sa, invece, che sarà l’inizio dell’apocalisse e che proprio lui ne sarà l’artefice. Jack, programmatore esperto, è stato infatti invitato da Gloria per testare un nuovo videogioco per smartphone su cui l’azienda ha investito tutti i suoi utili: Never Never. Attraverso la realtà aumentata il gioco permette agli utenti di compiere impunemente tutte quelle azioni che nella vita di ogni giorno non sono permesse dalla morale e dalle convenzioni sociali.
È un successo planetario e Jack diventa ricco e famoso, fino a quando il gioco inizia a mostrare i primi effetti collaterali: sembra creare una strana dipendenza nei giocatori psicologicamente più deboli, che non riescono più a distinguere la realtà dal gioco, diventando violenti e molto pericolosi…

 

Ho conosciuto Diego tramite un amico, cioè in realtà non ci conosciamo di persona ma grazie alle nostre radici abbiamo avuto modo di scoprirci attraverso i nostri libri, e ho letto con molto piacere il suo romanzo d’esordio Never Never.

Intanto mi è piaciuto perché è scanzonato, allegro e ironico. Ha saputo affrontare una tematica controversa con uno spirito leggero.

Poi oltre che di realtà virtuale si parla di molto altro, dei sogni di un ragazzo e di ciò che gli succede, infatti ci sono due personaggi principali, Jack e Gloria ed è riuscito a caratterizzarli nel modo giusto, mi sono piaciuti con i loro enigmi, debolezze e difetti.

Quello di Gloria poi ha saputo stupirmi soprattutto nel finale.

In passato ho letto qualche libro di fantascienza e devo dire che per quanto sia un mix di cose c’è anche molto di un immaginario di quel tipo, la fantascienza riesce a renderci consapevoli di ciò che potrebbe accadere in un futuro non troppo lontano, e Diego ha messo in risalto le debolezze dell’uomo e del nostro futuro.

L’alienazione che entra nel nostro inconscio e si rivela con molteplici sfaccettature.

Ma la cosa che mi è piaciuta di più essendo io una inguaribile romanticona è che anche quando tutto sembra perduto qualcosa di buono arriva…

Il suo stile è veloce e scorrevole, mai noioso, non si perde in descrizioni che distoglierebbero il lettore dalla storia ma anzi si resta incollati alle pagine fino alla fine.

Ho impiegato solo due giorni a leggerlo, solo 160 pagine quindi mi sono detta “ci sarà un seguito?”

L’ho domandato all’autore.

Il finale mi è piaciuto tantissimo ma è aperto, ci sarà un seguito?

“Onestamente non ci avevo mai pensato, per me è una storia "chiusa" ma.… never say never!!”

 

Diego ha avuto una vita molto intensa, che lo ha portato a conoscere posti lontani e molto diversi dall’Italia. Immagino che abbia aperto la sua mente e che grazie alle sue esperienze avrà sempre molto materiale per i suoi romanzi futuri.

Perché lo sanno tutti che viaggiare apre nuovi orizzonti a nuove fantastiche avventure… sulla carta o non.

In bocca al lupo Diego!

Buona giornata

Aurora Redville

 

Lo abbiamo chiamato Never Never

perché ti permette di fare impunemente

tutto ciò che non puoi fare, mai e poi mai,

nella vita di tutti i giorni.

La mongolfiera arcobaleno

La mongolfiera arcobaleno di Kiki Blu

Bentrovati amici lettori,

dopo la pausa natalizia eccomi per proporvi una nuova lettura che è l’ideale per questo periodo di vacanza, perché? Forse il titolo vi farà capire.

La mongolfiera arcobaleno di Kiki Blu (Autore) e Veronica Sgrulloni (Illustratore), Editore Independently published, 48 pagine.

La canzone che suggerisco per la lettura è A Sky full a Stars dei Coldplay, mi sembra adatta a questa storia.

Sinossi

Questa fiaba è ispirata alla filosofia cinese dello yin e dello yang e al tema del superamento delle differenze di genere attraverso l’affermazione della complementarietà. Divertiti con il coniglio Tao a superare varchi interstellari e gorghi marini, per trovare l’equilibrio che permetterà alla mongolfiera arcobaleno di viaggiare verso nuove avventure.

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È il momento dei piccoli lettori!

Si tratta di una fiaba per bambini dai 6 anni in su, in realtà è un bel albo illustrato.  L’ho letta con i miei figli di 7 e 9 anni e devo dire che è così carina che è adatta anche ai più grandi. La storia vuole trasmettere un messaggio più profondo di quello che si può percepire al primo impatto, il linguaggio è fluido, semplice e avvolgente, l’autrice ti porta con sé in un mondo delicato e magico dove tutto è possibile. La mongolfiera compie un viaggio incredibile ma il finale soddisferà la vostra curiosità grazie ai protagonisti.

Le illustrazioni sono davvero belle e la sorpresa di questo libro è che alla fine ci sono delle immagini da colorare per i più piccini.

All’inizio c’è una citazione che mi ha colpita nel profondo:

“Siamo nati all’interno del cerchio della vita.

Anche il cuore umano dovrebbe esser sempre tenuto

rotondo e completo.”

- Nakahara Nantenbō

 

Se siete curiosi di seguito una breve intervista all’autrice Kiki Blu che ho avuto il piacere di conoscere, vi auguro buona lettura

Aurora Redville

 

Che lavoro fai?  

Gestisco uno spazio per bambini e gestisco laboratori didattici e creativi per bambini e ragazzi sulle arti espressive, dall’arte al cinema, alla letteratura per l’infanzia.

Quando è nata la passione per la scrittura?  

In realtà scrivo da sempre. Però devo dire che è stata la filosofia a farmi accendere la scintilla e infatti ho scritto un saggio di filosofia del mito dal titolo “La fuga degli dèi. Miti, matriarcato e immagine” pubblicato dall’editore Mimesis nel 2017.

Come mai ha scritto una favola per bambini?

Soprattutto volevo lasciare un messaggio attraverso le parole e le immagini, si tratta infatti di un albo illustrato (picture book), per trasmettere il valore e l’importanza della parità di genere attraverso uno sguardo rivolto alla filosofia orientale.

Che messaggio volevi trasmettere con questa storia?  

Come detto sopra il mio messaggio parte dalla filosofia orientale.

Tra le mie varie passioni vi è infatti la medicina tradizionale cinese, di cui uno dei capisaldi è proprio l’importanza dell’equilibrio tra i due principi cosmici universali: lo yin e lo yang.

La mongolfiera ben li rappresenta.

 

Raccontami qualcosa che ha cambiato la tua vita

È stata una patologia grave vissuta in famiglia e la lotta che ho affrontato per combatterla e sconfiggerla.

 

Note sull’autrice: Sono Chiara Gianni, la mamma di tre bimbi e anche una ricercatrice che adora i libri, raccontare storie, miti e antiche leggende, nella convinzione che nei libri vi sia un potenziale educativo immenso. La mia formazione è in campo umanistico con una laurea in Filosofia Estetica che mi ha portato ad appassionarmi agli studi sul mito e sulla cultura visuale su cui ho svolto il mio dottorato di ricerca fino a pubblicare un libro del titolo La fuga degli dèi. Mito, matriarcato e immagine in Ludwig Klages (Mimesis 2017).

Dopo aver lavorato per tanti anni nella Comunicazione e nel Marketing di un’azienda internazionale, dal 2018 ho deciso di dedicarmi ai bambini, ottenendo una seconda laurea magistrale in Consulenza Pedagogica per la disabilità e la marginalità sociale e iniziando a collaborare con scuole, ludoteche, asili nidi (Assonidi Lombarda) e scuole materne in qualità di storyteller. Il mio obiettivo è quello di raccontare ai bambini le fiabe e di sviluppare con loro, in maniera dialogica e relazionale, spunti e motivi di crescita e confronto.

Parallelamente ho portato avanti la mia passione per i libri sui social, aprendo la mia pagina su Instagram e il blog che conta attualmente più di 10.000 follower. Da gennaio inizierò, in collaborazione con l’Istituto Armando Curcio, a tenere un corso di alta formazione dal titolo “Bookblogger: come diventarlo?”.

La piramide del caffè

La piramide del Caffè di Nicola Lecca

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Recensione “La piramide del caffè”, una favola moderna.

 

Bentrovati amici lettori,

oggi vi parlo di un libro che ho letto questi giorni: La piramide del caffè di Nicola Lecca, Editore Mondadori (9 febbraio 2021), 240 pagine. Prima edizione gennaio 2013.

Come sempre suggerisco la colonna sonora per la lettura, la scelta oggi è ricaduta su Fix You / Clocks - Coldplay (violin/cello/bass mashup) - Simply Three, è un periodo che mi piace ascoltare violini e violoncelli.

 

Trama

A diciotto anni, Imi ha finalmente realizzato il suo sogno di vivere a Londra. A bordo di un vecchio treno malandato ha lasciato l'orfanotrofio ungherese dove è sempre vissuto e, nella metropoli inglese, si è impiegato in una caffetteria della catena Proper Coffee. Il suo sguardo è puro, ingenuo e pieno di entusiasmo. Tanto candore finirà per metterlo in pericolo, e sarà allora Morgan, il libraio iraniano dagli occhi profondi, a prendersi a cuore il destino di Imi – coinvolgendo nel suo audace progetto Margaret, vincitrice del premio Nobel per la letteratura: anziana e ormai stanca di tutto, ma ancora capace di appassionarsi alle piccole storie nascoste tra le pieghe della vita... Nicola Lecca crea un'elegante fiaba contemporanea piena di pagine ironiche, capaci di illuminare la complessità del mondo.

 

 

 

Vi presento l’autore Nicola Lecca (Cagliari, 1976), è uno scrittore nomade che ha abitato a lungo a Reykjavík, Visby, Barcellona, Venezia, Londra, Vienna e Innsbruck. All’età di ventisette anni ha ricevuto il premio Hemingway per la letteratura. I suoi saggi filosofici L’amore perduto per l’attesa e Di quasi tutto non ci accorgiamo sono stati pubblicati in olandese dal Nexus Instituut di Tilburg. Ha inoltre pubblicato diversi romanzi: Ritratto notturno, Ho visto tutto, Hotel Borg, Il corpo odiato, I colori dopo il bianco, Il treno di cristallo,
Le sue opere sono presenti in quindici Paesi europei.

 

L’intreccio di questa storia è molto semplice ma non banale, infatti il protagonista Imi un ragazzo ungherese che viveva a Landor (anagramma di Londra, come mi ha fatto notare mio marito) in un orfanotrofio, compiuti i 18 anni lascia quella che è stata la sua casa e si trasferisce proprio a Londra, lasciando coloro che lo hanno cresciuto, con i quali ha condiviso tutto e lo ammirano, è così che si mescolano altre storie, come quella di Fàbiàn, Ada, Berta neni e Barnabàs.

Nella nuova città Imi trova un lavoro umile ma per lui è ben pagato e lo rende felice: fa il commesso in una famosa multinazionale del caffè “La Proper Coffee” che ben incarna una qualsiasi catena di caffetterie londinesi ma anche del mondo globalizzato. Mi ha ricordato infatti la famosa Starbucks dove andavo molto spesso quando mi trovavo a Londra, diverso era all’inizio degli anni duemila quando ancora sopravvivevano le piccole realtà locali.

Il ragazzo studia il manuale che l’azienda gli ha fornito e sogna di fare carriera proprio in questa nuova realtà, è abituato a non avere niente quindi il suo metro di giudizio è differente dagli altri dipendenti.

Nella storia entrano in gioco altri personaggi come Jordi un cameriere che si accorge degli errori che commette la compagnia nelle politiche gestionali, o Morgan commesso in una libreria e amico della scrittrice Margaret Marshall che anni prima vinse il Nobel.

Tutto sembra andare bene finché Andrew, il dirigente della filiale dove lavora Imi non gli ordina di gettare del cibo ancora buono, Imi si rifiuta perché pensa giustamente al suo passato e alla vita all’orfanotrofio. Viene così licenziato.

Nicola ci fa riflettere su cosa abbia davvero valore nella vita, ma anche cosa siamo disposti a perdere. Una parte molto intensa che descrive con malinconia gli stati d’animo dello stesso Imi.

L’autore ha una grande capacità di raccontare i personaggi, è impeccabile e sorprendente

nel descrivere l’animo umano, e ha un forte impatto emotivo che ti porta a leggere le pagine una dietro l’altra per scoprire cosa accadrà, il ritmo è costante e il linguaggio semplice ma elegante.

Il suo stile lo riconosci tra molti, è un artigiano della parola come allo stesso Nicola piace definirsi, perché ciò che lui costruisce sono proprio le parole.

Ne “Il treno di cristallo” ho trovato alcuni punti in comune ad esempio uno spaccato di società, persone che vivono realtà difficili ma che riescono a conquistare un posto nel mondo, un velo di tristezza che si posa su queste storie, ma anche la speranza che tutto può cambiare.

Le sue parole riescono a penetrare il cuore e ogni volta che finisci di leggere le sue storie con rammarico richiudi il libro.

Consiglio la lettura a tutti, ma soprattutto a chi ama le belle storie narrate con delicatezza, ironia e ottimismo.

Di seguito una breve intervista all’autore che ringrazio per la sua disponibilità e gentilezza.

Buona lettura

Aurora Redville

 

Come è nata l'idea di questo romanzo?

 

La Piramide del caffè nasce dal desiderio di raccontare tutto ciò che la globalizzazione ci ha tolto. Imi, il protagonista, dopo essere cresciuto in un orfanotrofio in cui i bambini sono misteriosamente felici, arriva a Londra e si impiega come barista in una famosa caffetteria. 

Diventa molto bravo in fretta: tanto che, presto, riesce a fare il cappuccino meglio dei suoi colleghi più esperti. Questo è un problema per gli standard della caffetteria: che devono essere identici ovunque. E, così, Imi viene chiamato in direzione dove gli viene freddamente spiegato che, se vorrà mantenere il suo posto di lavoro, dovrà attenersi con maggior scrupolo alle linee guida riportate nel "Manuale del caffè" e preparare un cappuccino meno buono, ma in linea con le politiche aziendali.

 

Quanto è cambiata la tua vita rispetto otto anni fa?

 

L'accelerazione sempre crescente cui tutti siamo sottoposti è sempre più sfinente. Mi manca l'adorabile lentezza.

 

Che effetto ti ha fatto essere inserito nella collana degli Oscar
Mondadori?

 

È una collana di grande prestigio inaugurata da Hemingway con "Addio alle armi". Dei 250 libri che in Italia ogni giorno si pubblicano forse soltanto uno ha il privilegio di uscire negli Oscar Mondadori.

 

Progetti per il futuro?

 

La vita. Da vivere a pieno e senza fretta.

trap game

Trap Game di Andrea Bertolucci

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Trap Game. I sei comandamenti del nuovo hip hop. 

Bentrovati amici lettori, iniziamo il mese di febbraio con un genere tutto nuovo. Gli ultimi giorni di gennaio ho avuto l’opportunità di leggere un libro uscito da poco:

Trap Game. I sei comandamenti del nuovo hip hop di Andrea Bertolucci, Ulrico Hoepli Editore (23 ottobre 2020), 144 pagine.  La prefazione parla da sola, infatti l’hanno scritta due grandi artisti, Emis Killa e TM88, a cura di Ezio Guaitamacchi.

Per l’occasione mi è sembrato carino far scegliere il brano che vi accompagnerà nella lettura allo stesso Andrea esperto in questo campo musicale: Lemonade ft. Don Toliver, Gunna & Nav.

 

Trama

Dalle anguste case diroccate nei sobborghi di Atlanta, la musica trap ha conquistato in meno di vent'anni tutto il mondo, influenzando molti aspetti della cultura giovanile quali il linguaggio, l'abbigliamento e i consumi. Con la partecipazione di alcuni fra i maggiori artisti sulla scena trap italiana - Lazza, Vegas Jones, Ketama126, Ernia, Beba e Maruego - il libro racconta gli argomenti prediletti (i soldi, il "blocco", le sostanze, lo stile, le donne e il linguaggio) sui quali questa musica ha edificato il proprio successo. Riccamente illustrato e aperto da un'introduzione storica utile a contestualizzarne le origini, il volume è corredato da diversi box che contengono citazioni, aneddoti, canzoni chiave e i "dissing", ovvero i più famosi litigi. La doppia prefazione di TM88 ed Emis Killa, il contributo di Filippo Agostinelli e la copertina di Moab, uno dei grafici italiani più noti nel "Trap Game", ne fanno un must per tutti gli appassionati del genere.

 

Inizio col dirvi che il libro è dedicato a Trevis Scott e i suoi genitori, nell’intervista all’autore scopriremo perché. Una cosa molto interessante è che con Andrea hanno collaborato ai contenuti del libro 6 artisti famosi nel panorama musicale quali il Lazza, Vegas Jones, Beba, Ernia, Ketama 126, Maruego.

Il primo impatto è la copertina molto in stile Trap e realizzata da Stole “Moab” Stojmenov, innovativo designer e art director, è interessante la proposta di condividere note sulle canzoni o “pezzi di vita” di alcuni protagonisti di questa scena musicale in molte pagine del libro.

Il testo si divide in sei sezioni e sono gli stessi artisti che parlano della loro esperienza: i soldi, il blocco, lo stile, le sostanze, le donne, la lingua. Viene fatta un’analisi a 360’, dell’aspetto linguistico, di moda e brand, ogni capitolo è un tassello di questa cultura più complessa di quanto può apparire.

Il termine “trap” infatti, si traduce in italiano letteralmente con “trappola”, “tranello”, talvolta addirittura “ostacolo”. La musica trap nasce ad Atlanta in un momento imprecisato all’inizio degli anni Duemila.

Quando mi sono approcciata alla lettura non mi aspettavo assolutamente un impatto così forte, e soprattutto non pensavo che potesse essere l’analisi di una cultura, diciamo anche uno studio sociologico, perché quando si analizza nei dettagli un fenomeno succede che veniamo presi dalle mille sfaccettature. Non sono un’appassionata del genere Trap, forse perché io ascoltavo i Rapper della vecchia scuola, ma credo di esserne stata catturata grazie ad Andrea e al suo linguaggio chiaro, il format di riferimento sono i giovani ma anche per persone adulte “è proprio l’intento del libro, essere apprezzato dal ragazzino ma anche da una ipotetica mamma” dice l’autore, io sono stata riportata indietro nel tempo, ho ripensato a quella estate del ’97 in cui ascoltavo Puff Daddy feat. Faith Evans & 112- I'll Be Missing You dedicata a Notorius B.I.G. scomparso nel marzo di quell’anno, ma perché parlo di fatti avvenuti molti anni prima? Perché Andrea fa un’analisi storica di questo fenomeno musicale, anni di ricerca suoi ma anche di vita vissuta degli artisti, le loro parole, la presenza inedita ed esclusiva degli artisti porta questo libro ad essere un oggetto di culto per gli appassionati.

Ho fatto una lunga e piacevole chiacchierata con Andrea e ho scoperto tante cose nuove grazie alla sua conoscenza, ma anche che a volte basta leggere un libro che ti fa uscire dalla tua comfort zone per scoprire un mondo tutto nuovo. In questo testo troverete alcuni termini di cui non conoscevate il significato (o forse sì), è spiegato tutto molto dettagliatamente e con grande semplicità. Penso che per qualsiasi autore avere due grandi artisti che scrivono la prefazione del tuo libro sia una specie di traguardo, questo è ciò che è successo ad Andrea con Emis Killa eTM88 uno dei produttori internazionali e una leggenda vivente.

Consiglio la lettura di questo libro a tutti gli appassionati ma anche a chi come me è curioso, è amante della musica o vuole semplicemente conoscere meglio questa “cultura” per comprenderla, se siete curiosi c’è una breve intervista all’autore che ringrazio per la disponibilità.

Buona lettura

Aurora Redville

Come mai hai dedicato il libro a Trevis Scott?

Perché secondo me è la figura che ha legato la vecchia scuola dell’HIP HOP proprio a livello estetico e stilistico, l’ha traghettata verso un nuovo modo di intendere la musica che non è solo con la sua scrittura, ma anche con il suo stile, il sound, è una persona che ammiro e seguo, spero di poterlo incontrare presto a Houston e regalargli il mio libro.

Mi ha colpito il filo conduttore, la narrazione storica, perché è tutto spiegato nei dettagli, come ad esempio la figura della donna. Parlamene.

La figura della donna è molto importante proprio perché molti – è un falso mito- attaccano la trap come musica maschilista, noi non possiamo dire che non lo sia, basta leggere alcuni testi ed è evidente, però è solo una scorza apparente perché in realtà la scena trap lascia molto più spazio alle donne e me lo conferma la stessa BEBA, ad esempio la stessa Old school dell’HIP HOP paradossalmente lascia molto meno spazio alle donne pur non utilizzando parole così dirette come la trap, nel 2019 ad esempio per farti capire come è cresciuta l’importanza della donna, è stato l’anno che ha visto più donne rapper nella classifica internazionale la TOP 100 di Billboard sei o sette nomi solo di donne, questo dieci anni fa non avveniva. Un altro passaggio importante dell’evoluzione di questa musica è molto legato alla mamma, la figura materna è quasi un’ossessione, come Sfera Ebbasta che spesso la mostra sui social, la figura della mamma è stata molto riabilitata nella trap. La paura dei genitori spesso è dovuta alla non conoscenza, sentono magari le parole di una canzone e pensano che è diseducativa, come anche la terminologia estrema è stata adottata dal popolo femminile per farla perdere di significato, come la parola “bitch”, loro stesse si autodefiniscono così.  

Tu parli anche delle collaborazioni tra grandi artisti della musica Pop, come Pharrell Williams, Lana Del Rey, Beyoncè, Ed Sheeran, questo è un fenomeno nuovo?

Sì è un nuovo fenomeno, una volta la musica trap era molto più granitica, arroccata, invece adesso è molto più sfaccettata, si è mescolata con altre culture, altri generi fuori da essa, sono nate così canzoni da classifica, o il Latin-trap, che ha unito le due Americhe nell’era di Trump che cercava di disunire, e l’Afro- trap che si è andata a mescolare nei ritmi africani perciò nelle Banlieue parigine i giovani di seconda o terza generazione prendevano i ritmi delle loro terre e li mescolavano con la cultura dominante giovanile: la trap.

Quindi proprio come dicevi tu questi cantanti negli ultimi anni l’hanno diffusa a livello internazionale e quindi oggi è disseminata all’interno di altre culture.

 

Che messaggio vuoi trasmettere con questo libro?

È proprio importante riuscire a capire, è difficile storicizzare mentre il fenomeno accade però è quello che dobbiamo fare con un’analisi, perché la trap non è musica, la trap è una cultura, è solo uno degli aspetti, la trap è il vestiario, il linguaggio, è un brand, con queste basi si può arrivare a una critica costruttiva di questa cultura, non solo sul sentito dire, proprio perché in questi ultimi anni è stata legata ad argomenti di cronaca ad esempio la tragedia di Corinaldo, in quel caso sembrava che la colpa fosse della musica trap, ma non è così. Questo libro vuole quindi spiegare che può non piacere ma almeno abbiamo le basi per conoscere il fenomeno e poterlo criticare e anche apprezzare. 

Biografia dell’autore

Nato all'alba degli anni '90, Andrea Bertolucci è un giornalista e scrittore esperto di cultura giovanile e si occupa di trap fin da quando questa ha mosso i suoi primi passi nel nostro Paese. La sua attività professionale lo ha avvicinato negli anni ad alcune tra le principali redazioni televisive e web nazionali, con le quali tuttora collabora.

Mario Mirko Vucetich

“Mario Mirko Vucetich (1898-1975). Architettura, scultura, pittura, disegno”, di Andrea Speziali

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Alla scoperta del Liberty di Mario Mirko Vucetich

Bentrovati amici lettori,

oggi vi parlo di un libro diverso dal solito infatti non si tratta di un’opera di narrativa ma di un volume di Storia dell’Arte il cui titolo evoca ricordi non troppo lontani.

Mario Mirko Vucetich (1898-1975). Architettura, scultura, pittura, disegno di Andrea Speziali, Editore: Silvana; Bilingual - Illustrated edizione (10 settembre 2020), 416 pagine. Genere Storia dell’Arte.

Per la lettura suggerisco un brano di Incognito featuring Mario Biondi and Chaka Khan "Lowdown".

Sinossi

Il volume accoglie il primo studio monografico dedicato a Mirko Vucetich, un artista originale di grande versatilità, il cui nome, legato a grandi successi in vita, merita oggi di essere debitamente ricordato.
Di origini dalmate e vicentino d’adozione, Mario Mirko Vucetich (Bologna, 1898 – Vicenza, 1975) si è distinto come architetto, offrendo una personale interpretazione del gusto Liberty e Art Déco in diverse costruzioni come Villa Margherita al Lido di Venezia, Villa del Meloncello e Masé Darì a Bologna, Villa Meriggiani in Somalia, Villa Scalera a Bacoli o l’innovativa Villa Antolini a Riccione. La sua esuberanza artistica ha dato ottime prove in campo scultoreo, accogliendo suggestioni dapprima simboliste, poi legate alla poetica del Novecento. Dedito anche alla pittura e al disegno, ha partecipato in diverse edizioni alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma. Personalità curiosa e poliedrica, Vucetich è stato inoltre poeta, traduttore, scenografo, regista e attore: uno dei suoi lasciti più conosciuti è la celebre 'Partita a Scacchi' con personaggi viventi di Marostica, ideata nel 1923 ma da lui riprogettata nel 1954 con un grande apparato che l'ha resa il grande spettacolo di successo che è ancora oggi. Il volume, scandito in capitoli tematici, accoglie un ampio catalogo iconografico ed è completato da un regesto delle opere.

 

Molti di voi lettori sanno che ho studiato Architettura quindi potete immaginare quale emozione sia stata per me ricevere un volume di questo tipo, la copertina è bellissima e l’edizione è curata nei minimi dettagli.

La prefazione è stata scritta da Vittorio Sgarbi e dico già tutto, perché se un gigante della storia dell’arte italiana ha partecipato alla diffusione di un progetto di queste dimensioni è solo grazie al grande valore di questo artista poco conosciuto, ma anche dell’autore Andrea Speziali classe 1988 che si è distinto nel panorama nazionale come massimo esperto d'arte Liberty e curatore di molteplici mostre e pubblicazioni in campo artistico. In campo internazionale come attivista nella ricerca, studio e valorizzazione in veste di divulgatore scientifico dell'affascinante corrente artistica Art Nouveau.

Si potrebbe pensare ad Andrea come a un ragazzo cresciuto in una famiglia di artisti, invece è figlio di genitori lavorativi in tutt’altro ambito, con una passione innata che fin da ragazzino ha influito prima nella scelta del liceo e poi alla realizzazione della sua tesina di diploma.

Ho avuto il piacere di parlare con lui, e ho scoperto molto sulla nascita di quest’opera, la fatica e il tempo che ha dedicato alla realizzazione di un unicum. Consiglio questo volume a tutti gli amanti dell’Art Nouveau, l’architettura, la scultura o semplicemente gli appassionati dell’arte in tutte le sue forme, perché Mario Mirko Vucetich è una figura poliedrica.

Di seguito l’intervista all’autore

vi auguro buona lettura Aurora Redville

 

Come è nata la passione per l’Architettura liberty?

Chiaramente sono rimasto affascinato dall’ingegno di questi architetti che a inizio ‘900 hanno saputo raccontare con linee sinuose e seducenti “a colpo di frusta” tutta la bellezza di un movimento chiamato Art Nouveau, attraverso i colori, le forme e le tonalità, i modi di progettare gli spazi interni di queste sontuose ville, ma anche dalle forme d’arte e artistiche come mobili, arredi e arti grafiche che ancora oggi affascinano il pubblico di tutte le età, soprattutto anche i più giovani.

 

A parte Vucetich quali artisti apprezzi maggiormente di questo panorama?

Sicuramente per Vucetich ho un debole perché è stato una vera e propria scoperta nel panorama internazionale, un vero gigante del ‘900 di cui sono riuscito a scovare e ad aprire un tesoro fino a ieri sconosciuto ma inedito, ho un debole anche per tutta l’arte di Aleardo Terzi, ma anche Giuseppe Parenti, Klimt anche se è molto scontato portai un suo dipinto in una mia mostra; è interessante la figura di Giorgio Kienerk, Giuseppe Sommaruga, Mazzucotelli… loro entrano nella rosa di quelli che ho nel cuore.

 

Per te che cosa ha significato la realizzazione di questo volume?

È il risultato di una storia tutta italiana che coinvolge più protagonisti, a partire da Vucetich, gli eredi Maurizio e Maria Grazia Breganze, vicentini e custodi di questo tesoro inedito, ma anche tanti artisti (spesso di Vucetich) come Neri Pozza, Boccioni, Depisis che insieme verranno riuniti in una mostra che si farà a dicembre ai magazzini del sale di Cervia dal titolo “Inedito ‘900 nella collezione Breganze” sveleremo al pubblico in maniera viva tutte le opere. Ma è anche la vicenda di Villa Antolini con i suoi vari proprietari e me, tutte le persone che ho coinvolto -che sono migliaia- perché è stata una ricerca impossibile, ho dovuto smuovere città intere per poter arrivare a queste opere. Prezioso l’amico Sgarbi che è stato d’aiuto e ambasciatore di tante mie battaglie, soprattutto quella più comune: la valorizzazione del bello e dell’inedito.

 

Qual è l’aspetto dell’arte del Vucetich che a te piace maggiormente? L’architettura, la pittura o la scultura?

Sono due cose che vanno distinte, perché l’architettura ha un suo fascino e la pittura ne ha un’altro, di Vucetich amo il GENIO, senza indicare una cosa particolare, è la genialità di trasformare un qualcosa di comune in un’opera d’ARTE. Basta pensare alla famosissima partita a scacchi di Marostica di cui lui ne è autore, progettando le sue architetture dalla a alla z, dal dettaglio al complesso.

 

Mi ha colpita molto la tua ricerca delle opere del Vucetich in giro per l’Italia, l’Europa e gli Stati Uniti, cosa ti è rimasto di questa avventura?

In ogni viaggio, ogni percorso o tragitto ho conosciuto svariate persone ognuna con la sua storia e condividere le proprie esperienze e gli interessi ha attirato contatti e rapporti che ancora oggi sto rivedendo, apprezzo molto l’aspetto della condivisione e delle storie perché sono quelle che fanno valorizzare un po’ il tutto.

 

Che messaggio volevi lanciare con questo volume oltre che di carattere artistico?

Sicuramente far capire che per tanti anni il 90% delle varie esposizioni sono un trita carne di cose conosciute e riconosciute, questo è un messaggio per dire: “svegliamo quello che è l’inedito, il bello, quello che ancora se n’è parlato poco o per niente. Proprio per questo l’associazione Italia Liberty e poi io che ne sono Presidente abbiamo voluto realizzare un lavoro su Vucetich, perché effettivamente era un gigante che raramente trovava spazio nei libri e nelle pubblicazioni perché nessuno conosceva la sua storia.

 

Quanto hai impiegato a raccogliere tutte le informazioni riguardo Vucetich?

È un lavoro di 12 anni. Ho concluso proprio con quest’opera, pensa che ho scovato la lanterna originale che apparteneva a Villa Antolini e fu rubata, come disse la proprietaria dell’epoca la signora De Angelis. L’ho trovata per caso come fosse un segno del destino, non sono riuscito a metterlo nel libro perché ci sono delle ricerche in corso però mi è stata confermata la provenienza e adesso seguiranno delle vicende.

 

Questo volume verrà utilizzato a livello universitario?  Era uno dei tuoi obbiettivi?

Non era proprio questo il mio obbiettivo ma sicuramente sarà usato per questo settore.

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