Una storia straordinaria, il nuovo romanzo di Diego Galdino, quando i sensi e l’amore si uniscono.
Genere, romance
Leggereeditore, gruppo editoriale Fanucci.
Prima edizione 14 febbraio 2020.
Pagine 206.
Ben trovati amici lettori, oggi vi parlerò di un libro che mi è entrato nel cuore, suggerisco la colonna sonora
da ascoltare con la lettura:
Nessun dorma interpretata da Luciano Pavarotti.

Trama:
Luca e Silvia sono due ragazzi come tanti che vivono vite normali, apparentemente distanti. Eppure ogni giorno si sfiorano, si ascoltano, si vedono. I sensi percepiscono la presenza dell'altro senza riconoscersi. Fino a quando qualcosa interrompe il flusso costante della vita: Luca perde la vista e Silvia viene aggredita in un parcheggio. La loro vita, sconvolta, li porta a chiudersi in un'altra realtà e il destino sembra dimenticarsi di loro. Eppure, due anni dopo la loro grande passione, il cinema, li fa conoscere per la prima volta e Luca e Silvia finiscono seduti uno accanto all'altra alla prima di un film d'amore. I due protagonisti, feriti dalle vicissitudini degli eventi passati, si ritrovano, così, loro malgrado, a vivere una storia fuori dall'ordinario. Ma l'amore può essere tanto potente da superare i confini dei nostri limiti e delle nostre paure? E il destino, quando trova due anime gemelle, riesce a farci rialzare e camminare insieme?
Anni fa in un momento particolarmente triste una cara amica mi regalò un libro che mi diede la speranza per superare quel periodo, anzi, la certezza che qualcosa di bello sarebbe successo nella mia vita, ecco credevo che non avrei mai più letto delle parole così intense, cariche di ottimismo e di amore… Invece poi ho ricevuto per posta “Una storia straordinaria”.
Ringrazio subito per la copia Simona Mirabello dell’ufficio stampa di Diego Galdino e il suo editore Leggereeditore.
Questo è il terzo libro che leggo scritto da Diego e posso affermare che è il mio preferito, ha saputo coinvolgermi a tal punto che non vedevo l’ora che arrivasse la sera per leggere qualche pagina, ho distillato la lettura giorno per giorno perché non volevo che finisse, non mi capita spesso di leggere rapita dalle parole di uomini, e solitamente leggo i romance scritti da donne perché la loro sensibilità riesce a comprendere il sesso femminile nel profondo. In questo caso posso dire che Diego è un abile maestro, una personalità sensibile e profonda che oltre a conoscere le donne le ascolta, le rapisce e le fa sognare con parole semplici, scorrevoli, amorevoli e inaspettate. La storia di Luca e Silvia è un inno all’amore, le descrizioni così armoniose, chi mi conosce sa che io do molta importanza alla scoperta dei sensi, qui Diego li rende protagonisti, ma fa molto di più perché parla del mio libro del cuore, quello che parla delle anime gemelle, quelle che prima o poi si cercano e si trovano in molte vite a distanza di anni. I colpi di scena non mancano, momenti di grande intensità che hanno fatto scivolare lacrime ricche di emozioni sul mio viso, però non voglio svelarvi troppo.
Diego dedica questo libro alla sua amata Roma, colei che da sempre lo accompagna ogni giorno dal risveglio al calar della sera, ma credo che non me ne vorrà se io lo dedico a tutti coloro che vogliono innamorarsi.
Lettura consigliatissima per tutti, perché l’amore è sempre il centro delle nostre vite.
Adesso vi lascio alle parole di Diego Galdino che è stato così gentile da rispondere ad alcune domande, io auguro un grande in bocca al lupo per il suo romanzo e aspetto con impazienza di leggere il prossimo.
A voi auguro buona lettura Aurora Redville
Che lavoro fai?
In realtà non saprei come rispondere a questa domanda... In tutti i paesi del mondo in cui sono stati pubblicati i miei romanzi i miei editori ed i miei lettori mi definiscono il barista scrittore. Il problema è che considero il Bar dove lavoro casa mia perché ci sono nato dentro nel vero senso della parola, mentre la scrittura non la considero un mestiere, ma il mio psicologo, uno psicologo tipo quello del Louis Litt di Suits.
Quando è nata la passione per la scrittura?
Ho iniziato a scrivere molto tardi, ma poi non ho più smesso. Per me la prima storia che ho scritto resta indimenticabile perché è nata in un modo particolare e per merito di una ragazza a cui sono stato molto legato...Un bel giorno mi mise in mano un libro e mi disse: «Tieni, questo è il mio romanzo preferito, lo so, forse è un genere che piace più alle donne, ma sono certa che lo apprezzerai, conoscendo il tuo animo sensibile». Il titolo del romanzo era “Ritorno a casa” di Rosamunde Pilcher, e la ragazza aveva pienamente ragione: quel libro mi conquistò a tal punto che nelle settimane a seguire lessi l’opera omnia dell’autrice. Il mio preferito era “I cercatori di conchiglie”. Scoprii che il sogno più grande di questa ragazza di cui ero perdutamente innamorato era quello di vedere di persona i posti meravigliosi in cui la Pilcher ambientava le sue storie, ma questo non era possibile perché un grave problema fisico le impediva gli spostamenti lunghi. Così, senza pensarci due volte, le proposi: «Andrò io per te, e i miei occhi saranno i tuoi. Farò un sacco di foto e poi te le farò vedere». Qualche giorno più tardi partii alla volta di Londra, con la benedizione della famiglia e la promessa di una camicia di forza al mio ritorno. Fu il viaggio più folle della mia vita e ancora oggi, quando ci ripenso, stento a credere di averlo fatto davvero. Due ore di aereo, sei ore di treno attraverso la Cornovaglia, un’ora di corriera per raggiungere Penzance, una delle ultime cittadine d’Inghilterra, e le mitiche scogliere di Land’s End. Decine di foto al mare, al cielo, alle verdi scogliere, al muschio sulle rocce, al vento, al tramonto, per poi all’alba del giorno dopo riprendere il treno e fare il viaggio a ritroso insieme ai pendolari di tutti i santi d’Inghilterra che andavano a lavorare a Londra. Un giorno soltanto, ma uno di quei giorni che ti cambiano la vita. Tornato a Roma, lasciai come promesso i miei occhi, i miei ricordi, le mie emozioni a quella ragazza e forse le avrei lasciato anche il mio cuore, se lei non si fosse trasferita con la famiglia in un’altra città a causa dei suoi problemi di salute. Non c’incontrammo mai più, ma era lei che mi aveva ispirato quel viaggio e in fin dei conti tutto ciò che letterariamente mi è successo in seguito si può ricondurre alla scintilla che lei aveva acceso in me, la voglia di scrivere una storia d’amore che a differenza della nostra finisse bene e poi non ho più smesso fino ad arrivare a Il primo caffè del mattino...
È il tuo primo romanzo?
È il mio primo romanzo pubblicato con la Leggereditore, ma ne avevo già pubblicati cinque con la Sperling & Kupfer, uno con la Dea Planeta in Spagna e in tutti i paesi di lingua spagnola del Sudamerica, quattro con la Thiele Verlag in tutti i paesi di lingua tedesca, tre con la Rebis in Polonia, uno con la Vulkan in Serbia e tre con la Kragozor in Bulgaria.
Quale è il tuo genere di letture?
Leggo un po' di tutto, tranne l'horror perché sono un tipo un pochino impressionabile. Considero Ken Follett uno degli scrittori più bravi al mondo. Ovviamente prediligo il genere romantico, Sparks, Levy, Musso, Evans, Zafon, Paullina Simmons, Rosamunde Pilcher, ma il mio libro della vita resta Persuasione di Jane Austen.
In questo romanzo ci sono tratti autobiografici? Qualcuno dei personaggi è reale e ti sei ispirato a lui/lei?
Diciamo che per descrivere Luca il protagonista maschile di Una storia straordinaria, ho fatto finta di perdere improvvisamente la vista. Per quanto riguarda Silvia la protagonista femminile, ho pensato alle mie figlie, facendo un mix di entrambe. Infatti Silvia è una ragazza che avrei tanto voluto proteggere.
Che messaggio volevi trasmettere con questa storia?
Che l'amore nei romanzi e nei film è davvero capace di tutto e che nella realtà non arriva mai in ritardo, ma si prende solo il suo tempo.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Vincere l'Oscar per la miglior sceneggiatura originale.
Cosa vorresti fare da grande?
Lo scrittore barista.
Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?
Quando uno scrittore di romanzi d'amore scrive una storia come Una storia straordinaria dopo non ti resta altro da fare che cambiare genere letterario. Per questo al momento sto leggendo il ciclo bretone di Chrétien de Troyes.
Raccontami qualcosa che ha cambiato la tua vita.
Quando è nata la mia prima figlia... Ero molto giovane, da allora siamo cresciuti insieme, ma è sempre stata e continua ad essere lei la più grande tra noi due.
Nella Balena
di Alessandro Barbaglia.
Bentrovati amici lettori,
dopo la pausa estiva eccomi con la prima recensione; ho voluto staccare un po’ la spina e dedicarmi alle letture, gustarmi le magnifiche storie che mi hanno accompagnata nei caldi pomeriggi di agosto, e adesso sono pronta a parlarvene.
Nella Balena di Alessandro Barbaglia, 228 pagine; Editore Mondadori (19 maggio 2020).

Trama
Questa è la storia di Herman, figlio della Donna Sirena e dell'Uomo Pesce; è la storia di un bimbo che si fa uomo imparando a lottare dall'Uomo Elefante e allenando all'equilibrio la grande Bird Millman, la poetessa dell'aria: la più straordinaria funambola di tutti i tempi, la prima donna a danzare su una corda sospesa nel vuoto tra due grattacieli. Herman è figlio del circo, il circo classico, quello fatto da "uomini che camminano con la loro bruttezza, fieri di generare meraviglia". Ma è anche la storia di Cerro, che invece abita a Novara in una casa troppo grande e troppo vuota perché è rimasto presto senza madre. E anche un po' senza padre, che insieme alla moglie ha smarrito nei ricordi la sua capacità di amare. Da bambino Cerro contava il tempo in mirtilli: era capace di mangiarne uno al secondo, e portava al guinzaglio CuccioloAlfredo, un cane che sapeva essere dolce solo con lui. Teneva a bada così la solitudine, nutrendosi di piccole gioie. Ma da adulto? Un mirtillo lo farà ancora felice? Herman e Cerro non s'incontreranno mai, ma avranno per sempre in comune qualcosa di immenso, la più grande attrazione del circo: una balena, Goliath, l'altra protagonista di questa storia. I genitori di Cerro si sono conosciuti proprio davanti a lei, il giorno in cui il circo era di passaggio sulle sponde del lago Maggiore ed Herman guidava il camion su cui viaggiava Goliath. L'amore tra loro è nato nel segno della balena. Ma che cos'è Goliath: un mostro o una meraviglia? E in fondo che cos'è l'amore stesso: un sogno sublime o un incubo spaventoso? Perché l'irrequieta Marilisa attrae così tanto Cerro? E cosa sono la dedizione e la fede con cui Herman si prende cura per quasi trent'anni della balena? Esiste un amore più giusto di un altro? O forse l'amore è sempre e comunque un esercizio di sottomissione ed elevazione insieme, un'ossessione che ti spacca e ti completa?
Per prima cosa suggerisco la colonna sonora per la lettura: Rihanna - Stay ft. Mikky Ekko
È stato davvero difficile “pensare” a come scrivere la recensione di questo romanzo, perché volevo che fosse indimenticabile proprio come questa storia. È anche vero che quando ti piace un libro hai paura di non riuscire a valorizzarlo, a volte ti senti incapace di esprimere quello che ti ha colpito nel profondo.
C’erano troppe cose degne di nota, frasi, concetti, parole che sono rimaste impresse nella memoria. La scrittura di Alessandro è davvero sorprendente, mai scontata, riesce a disarmarti con una grande semplicità evocativa. La storia non te la immagini e capitolo per capitolo ti rapisce tanto che il libro vorresti leggerlo tutto d’un fiato; invece ho fatto l’opposto, l’ho letto con calma poche pagine al giorno perché non volevo che finisse mai, adesso infatti mi sento un po’ orfana, capita così quando entri in una bella storia.
Ho deciso di fare una recensione breve perché potrei parlare di questa storia e dei personaggi per ore, persone che hanno vissuto epoche diverse eppure sono intrecciati insieme, invece lascio lo spazio alla bella intervista all’autore che in questo romanzo affronta grandi temi: la malattia, l’amore, la nostalgia, la speranza, essere figli dimenticati… ho messo la trama per intero, così potete farvi un’idea della storia e non soltanto delle mie impressioni perché è davvero il libro più bello che ho letto quest’anno e prima o poi mi piacerebbe scrivere una storia così, un po’ matta e straordinaria.
Non vi resta che leggerlo! La lettura infatti è consigliata agli amanti di tutti i generi, perché all’inizio ti sembra una storia di fantasia, poi un’autobiografia, ma anche un racconto di avventura e molto altro.
Buona lettura
Aurora Redville
Che lavoro fai?
Faccio il libraio, che poi è il lavoro più bello del mondo. Fare il libraio significa trovare le storie d’amore giuste – e tutte le storie sono storie d’amore - per gli innamorati adatti – e tutti i lettori sono sempre in cerca di una storia di cui innamorarsi; è un lavoro che sarebbe piaciuto anche a Cupido, o forse è Cupido che mi ha fatto innamorare di questo lavoro, chi lo sa…
Quando è nata la passione per la scrittura?
Eh, questa è una bella domanda a cui non so rispondere. Credo sia nata dal fatto amo molto leggere, e se ami leggere, se vivi tra le parole, può accadere che qualcuna ti piaccia e tu voglia provare pronunciarla. E allora dici, che so, a voce alta: “C’era una volta”, e ti fermi, perché ti sembra che suoni bene. Forse non originalissimo come incipit, ma funziona. E per non dimenticarlo: lo scrivi.
Scrivi: “C’era una volta un ragazzo che non sapeva quando era nata la sua passione per la scrittura”, ecco, la storia potrebbe andare avanti così. È calzante. “E allora cominciò a scrivere: “C’era una volta un ragazzo che non sapeva come era nata la sua passione per la scrittura, e voleva scriverci una storia a riguardo per capire perché mai gli piacesse scrivere. “E perché se non mi piacesse scrivere, non avrei mai scritto nulla, e invece scrivo…”. Non subito, insomma, ma prima o poi la storia trova una sua versione definitiva. Che forse non è una risposta, però è una storia e l’abbiamo pure scritta.
Hai scritto altri romanzi?
Un paio, nel 2017 ho scritto la Locanda dell’Ultima Solitudine e nel 2018 L’Atlante dell’Invisibile.
A chi ti ispiri?
A chi ha voglia di raccontare storie che sappiano scollarmi dalla realtà. Non voglio leggere di cose che accadono nella realtà, voglio leggere di cose che fanno accadere qualcosa nella realtà. Tipo Calvino o Buzzati. Scrivono di magici realismi, cose che non accadono nella realtà ma che cambiano la nostra percezione del reale.
Quale è il tuo genere di letture?
Leggo in realtà di tutto, anche le etichette delle acque minerali (per esempio questa qui che ho vicino ha 7.1 di Ph, che non so cosa significhi, poi vado a vedere). Forse i libri non si dividono per generi ma solo in due gruppi: i libri belli, e quelli dovrebbero leggerli tutti, e i libri brutti e quelli non dovrebbe leggerli nessuno. Io leggo tutto e se incontro un libro brutto lo abbandono. C’è troppa bellezza da leggere per dedicare tempo alla bruttezza.
In questo romanzo ci sono tratti autobiografici? Qualcuno dei personaggi è reale e ti sei ispirato a lui/lei?
Nella balena è tutto auto biografico, mi piacerebbe dire che è la mia autobiografia. Non lo dico perché non sarebbe vero – anche se dire che non dici una cosa significa dirla due volte, abbiate pazienza con me –eppure è quel che è. Cerro, Emilio, Herman, la Balena Goliath sono sempre io. Quello che fanno forse non mi riguarda e sicuramente io non ho fatto quello che hanno fatto loro, ma io sono tutti loro. Ecco perché è la mia autobiografia inventata per davvero.
Che messaggio volevi trasmettere con questa storia?
Volevo provare a dire: lo sai che cos’è un mostro? Lo sa che cos’è una meraviglia? E sai che differenza c’è tra un mostro e una meraviglia? Sei sicuro? Vieni con me, ti racconto di un mostro meraviglioso e di una meraviglia mostruosa e poi ne riparliamo. Ecco, sì, forse l’idea era questa. Se poi io ci sia riuscito o meno, non lo so… ma l’idea era questa.
Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?
Sto prendendo appunti, leggendo, sto cercando di nutrire di storie le mie prossime storie, ma per scrivere è presto. Non ho ancora niente da scrivere e quando è così, non scrivo niente.
Raccontami qualcosa che ha cambiato la tua vita.
La prima volta che mi sono innamorato. Quello mi ha cambiato la vita perché un minuto dopo mi sono innamorato di un’altra cosa, e un minuto dopo di un’altra ancora. Insomma, in dieci minuti mi sono innamorato di otto storie, un gatto e una bambina. E quando succede così la vita cambia ogni volta che t’innamori e io credo d’innamorarmi una volta al minuto. A volte anche ogni trenta, trentasei secondi.
Recensione de “Intrigo in Costa Verde” di Gianluca Arrighi ambientato nella terra del sole.
Bentrovati amici lettori,
eccomi con una nuova recensione dedicata agli amanti del Noir, il protagonista è uno dei libri gialli più letti dell’estate “Intrigo in Costa Verde” di Gianluca Arrighi, uscito lo scorso 16 luglio, edito CentoAutori. Di seguito la trama in breve.

Trama
L'avvocato milanese Daniele Castriota, partner dello studio legale romano Nicotra & Manfredda, viene
colpito da un proiettile alla testa nel parcheggio adiacente al tribunale. La sua vita è appesa a un filo. Alex Manfredda, ricevuta la drammatica notizia, si precipita al capezzale dal suo amico e collega, ricoverato in condizioni disperate nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale San Raffaele. Paola, moglie di Daniele, spiega ad Alex che il marito aveva appena assunto un incarico per investigare sull'omicidio di Lorenzo Solinas, candidato sindaco di Coraddu, una piccola città della Costa Verde, nel versante sud occidentale della Sardegna. Manfredda decide allora di subentrare al suo amico per scoprire chi e perché ha tentato di ucciderlo. Alex, brillante avvocato penalista, è un uomo testardo e ostinato. L'indagine lo condurrà nella misteriosa e seducente Costa Verde, dove il suo forte senso di giustizia lo porterà a scontrarsi con i proprietari delle miniere e con gli ambientalisti, detentori del potere politico locale. Ad ogni tentativo di sistemare una tessera nel mosaico, tuttavia, Manfredda ne troverà sempre una diversa che si allontana dalla sua collocazione originale.
Bene, ora che vi siete fatti un’idea di cosa parla il libro, per prima cosa impostiamo una colonna sonora che ci accompagnerà nella lettura, per immergerci nelle atmosfere sarde consiglio un brano dei Tazenda-
Domo mea.
L’autore Gianluca è uno dei maestri del giallo italiano e di mestiere fa il giuriscrittore, il noir è uno dei miei generi preferiti e l’estate è per me la stagione ideale per leggerli, sotto l’ombrellone o in veranda. Quando ho saputo che questo romanzo era ambientato in Sardegna “la mia terra”, ho deciso di portarlo con me in vacanza ritrovando un pezzo della mia cultura, i paesaggi di quella zona dell’isola sono molto suggestivi e mentre le pagine scorrono ti immergi nel profumo della macchia mediterranea.
La storia si inquadra a Milano, per poi trasferirsi a Coraddu, il protagonista è Alex Manfredda un brillante avvocato romano che decide di vederci chiaro sul tentato omicidio del suo amico e collega, scoprire cosa si cela dietro le apparenze. Alex mi è piaciuto subito per la sua intelligenza, il coraggio e il senso di giustizia, ma anche per l’umanità che lo rende così reale con le sue debolezze. Un personaggio che ben incarna l’uomo di successo, ma che si dedica anche alla sua parte spirituale ritrovando sé stesso con la pratica dello Yoga.
Medita silenziosamente e potrai creare per te stesso una vita completamente nuova.
Tutti i personaggi sono ben caratterizzati, da Elisa la moglie di Alex che fa la cantante lirica e lo incanta ogni volta che si esibisce, al maresciallo dei Carabinieri Luca Boi. Ho provato simpatia per l’algida Olimpia Kalb, dalla quale resta affascinato anche Manfredda, ogni personaggio è avvolto da un mistero; la storia ti intriga e mentre leggi si creano nuovi spunti e altre possibili soluzioni del caso, la trama non è scontata e fino alla fine non capisci chi è il vero cattivo, anche se all’inizio un dubbio l’ho avuto ma solo perché leggo Agatha Christie.
L’autore tiene bene le fila della storia dall’inizio alla fine con un linguaggio semplice ma anche specifico della sua professione, del resto è proprio questo il bello: guardare dal punto di vista del protagonista. La prosa è semplice, scorrevole e arriva al lettore senza mai annoiare, ci sono diversi colpi di scena.
Consiglio la lettura a tutti gli amanti del noir, giallo e thriller perché ben si sposa con tutti e tre i generi ma anche a chi vuole approcciarsi per la prima volta a questo filone, infatti non ci sono scene di violenza, ma di grande suspence.
Non mi resta che aspettare le prossime avventure di Alex Manfredda. Se siete curiosi di seguito una breve
intervista all’autore che ci svela qualcosa di sé e dei suoi progetti.
Buona lettura,
Aurora Redville
Quando è nata la passione per la scrittura?
La passione c’è sempre stata, sin da ragazzo. L’idea concreta di scrivere un romanzo, tuttavia, è nata circa
dieci anni fa, quando una giornalista della Rai che aveva seguito alcuni casi giudiziari di cui mi ero occupato e che avevano avuto molto risalto sui media mi propose di raccontare storie criminali dalla prospettiva
dell’avvocato difensore. Nacque così “Crimina romana”, che al di là di ogni aspettativa venne adottato come testo di educazione alla legalità nei licei della Provincia di Roma e si rivelò un successo straordinario.
Quale è il tuo genere di letture?
Le mie letture preferite sono ancora quelle che mi hanno accompagnato durante l’adolescenza e che poi mi hanno formato come autore. Spaziano da Edgar Allan Poe a Raymond Chandler, da Dashiell Hammett a
Stephen King.
In questo romanzo ci sono tratti autobiografici? Qualcuno dei personaggi è reale e ti sei ispirato a lui/lei?
Scrivendo gialli e thriller a sfondo giudiziario, in tutti i miei romanzi ci sono tratti autobiografici. L’avvocato Alex Manfredda, il protagonista di “Intrigo in Costa Verde”, mi somiglia soprattutto per il grande senso di
giustizia che ha radicato nel proprio animo.
Che messaggio volevi trasmettere con questa storia?
Nei miei romanzi non voglio mai trasmettere particolari messaggi. Racconto il Male e come quest’ultimo
diffonda continuamente metastasi nella nostra società.
Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?
Sto scrivendo un nuovo romanzo e una sceneggiatura per una fiction televisiva. In questi giorni sto invece
leggendo “Riccardino”, l’ultimo romanzo, pubblicato postumo, del compianto Andrea Camilleri.
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Recensione “Oltre le cose che ho” di Lauranna D’Alesio
Un viaggio alla scoperta di sé.
Bentrovati amici lettori, oggi vi parlo di un libro
che mi ha tenuto compagnia queste sere.
“Oltre le cose che ho” di Lauranna D’Alesio, Viola Editrice (22 maggio 2020) narrativa, 200 pagine.
Ho pensato a una colonna sonora per la lettura che avesse come tematica il cambiamento e mi sono ricordata di questa dolcissima Everybody's Changing- Keane.

Sinossi
A Roma sullo sfondo di una società irrequieta, si snoda questa storia che parla di sfide, valori, ideali e passioni attraverso il personaggio di Valentina. Con lei il lettore non scoprirà soltanto suggestivi luoghi, ma intriganti passioni, dall'amicizia all'amore, dalla famiglia alle delusioni che con l'arte, la musica e la natura, faranno da sfondo a questa storia tanto forte quanto garbata. Valentina percorrerà un viaggio personale che come un'affascinante parabola sulla vita, ci condurrà a incontrare personaggi straordinari, attraverso scelte inevitabili di sfide alla ricerca di risposte; alla scoperta dei segreti e della semplicità di una vita autentica. Ci introduce in una famiglia che con tutti i suoi difetti e pregi, potrebbe sembrare quella di tutti noi in un qualsiasi momento della nostra vita e lungo le tappe di questo percorso, la protagonista ci rivela qualcosa su noi stessi.
Quando mi approccio a una nuova lettura di solito leggo solo la sinossi per non togliermi il gusto del mistero, in questo caso mi ha colpita per le tematiche trattate, dalle prime pagine del romanzo però non riuscivo a inquadrare la storia, è stata come una lunga introduzione in cui l’autrice presentava i personaggi, le loro storie, le loro caratteristiche e le debolezze che li rendono umani.
Il romanzo è diviso in sei parti in cui scopriamo Valentina la protagonista, il suo rapporto con la famiglia, lo speciale legame con la sua amica-sorella Giulia, col fratello Enrico e le prime esperienze di vita, man mano Valentina cresce e fa le sue scelte indipendentemente dal volere dei genitori, l’università e una nuova città in cui vivere. Poi arriva Luca uno dei personaggi che mi è piaciuto di più, con la sua sicurezza, bontà e originalità riesce a conquistare Vale sempre alla ricerca di un senso della vita. È a metà libro che per me è iniziata la vera storia, mi ha coinvolto con le riflessioni che fanno parte del quotidiano, il significato delle cose veramente importanti. Oltre le cose che ho è un romanzo introspettivo che regala emozioni intense, il dolore per una perdita, il mettersi alla prova per vincere le proprie paure, sfidarsi per realizzare i propri sogni e rinascere.
Consiglio la lettura a tutti coloro che amano interrogarsi sul vero significato della vita, ma anche a chi vuole leggere una bella storia di crescita personale in queste fredde giornate.
Auguro a Lauranna buona fortuna per il suo romanzo e non ci resta che aspettare il prossimo.
Buona lettura
Aurora Redville
Recensione“Asintoti e altre storie in grammi” di Davide Rocco Colacrai
Quando la poesia si trasforma in emozioni.
Bentrovati amici lettori, oggi vi parlo di un libro che mi ha tenuto compagnia questi giorni.
Una lettura che si discosta per genere dalla precedente, infatti si tratta di un libro di poesie “Asintoti e altre storie in grammi” di Davide Rocco Colacrai, Le Mezzelane Casa Editrice 2019.
Come sempre suggerisco la colonna sonora per la lettura: The Cinematic Orchestra - Arrival of The Birds & Transformation.

Lasciandomi guidare da questa musica ho letto le poesie di questo libro originalissimo: sembra un blocco da disegno, ti aspetteresti degli acquerelli, e in realtà lo trovo molto azzeccato perché la poesia è per me una forma d’arte. Quando lo sfogli vieni rapito dalla grafica, e dopo la dedica la pagina dal titolo “Soliloqui” con una delle mie citazioni preferite di J.K.Rowling: Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere, “Harry Potter e la Pietra filosofale”.
Mi aspettavo molto da questo libro e devo dire che non mi ha delusa, amo la poesia e Davide Rocco Colacrai è un vero poeta.
Ho sempre pensato che per scriverle bisognasse studiare molto, ma anche se impari a scrivere dei versi non possono insegnarti a dire ciò che senti nel profondo, perché ci vuole una grande sensibilità, ho anche capito col tempo che è un grande dono.
Mi ha molto colpita la ricerca del dettaglio, descrizioni accurate che sottintendono molto di più di quello che resta in superficie, una grande forma emotiva dettata dal momento:
“E poi ancora labbra che tremano come uve,
mani che stringono ricordi, o il dolore liquoroso del momento dopo,
la carne a lasciarsi andare alla fiamma del dubbio,
il silenzio,
lo struggimento,
e l’attesa, dilatata, di un senso, o almeno la fisicità della congiuntura, e ancora.
Siamo noi le costellazioni che misurano i pescatori…”
Recensire un libro di poesie è difficile perché ciascuno di noi ha la sua sensibilità, si notano e amano cose differenti, bisogna quindi leggerle e assaporarle.
Consiglio la lettura a tutti gli amanti del genere, ma anche a chi vuole avvicinarsi a questa forma letteraria.
A Davide auguro buona fortuna per il suo libro e se siete curiosi qui di seguito c’è una breve intervista.
Buona lettura
Aurora Redville
Davide Rocco Colacrai è nato a Kilchberg Zurigo il 21 agosto 1981.
Vive e lavora a Terranuova Bracciolini, in provincia di Arezzo.
Ama presentare i suoi libri sotto forma di spettacoli di “poesia in teatro”, con cui gira da alcuni anni l’Italia e per i quali è stato premiato dal Comune di Fucecchio nell’ambito del Premio “Affabula – L’arte di raccontare storie”.
Hanno scritto di lui Alfredo Rienzi, Carmelo Consoli, Livia De Pietro, Armando Saveriano, Italo Bonassi, Flavio Nimpo, Mauro Montacchiesi, Gordiano Lupi, Alfredo Pasolini, Massimo Pasqualone, Anna Manna, e molti altri.
Nel tempo libero, insegna matematica, studia recitazione, è autore radiofonico per whiteradio.it, Colleziona 45 giri da tutto il mondo (ne possiede duemila), è appassionato di storia moderna, ama leggere, praticare sport all’aria aperta con il suo cane Mitty e viaggiare.
Che lavoro fai?
Sono un impiegato per un nome famoso della moda e il mio lavoro consiste nel rendere i clienti il più possibile felici. Un lavoro che richiede molta pazienza: a volte sei psicologo, altre padre o fratello; tuttavia è un lavoro che sa regalare anche soddisfazioni importanti, parlo di soddisfazioni sul piano umano.
Quando è nata la passione per la scrittura?
Io sono solito parlare di un talento, di un dono, che come tale mi accompagna da sempre, in alcuni momenti della mia vita è stato più evidente, in altri meno. Posso dire che dal 2007 mi ci dedico assiduamente.
Hai scritto altri libri di poesie? O scrivi anche romanzi?
Ho scritto, per adesso, otto libri di poesia – l’ultimo dei quali è “Asintoti e altre storie in grammi”. Invece non ho ancora scritto un romanzo. Ma mai dire mai.
Le tematiche sono dettate dall’ispirazione?
Il contenuto delle mie poesie è frutto della mia curiosità, della mia sete e attenzione per le cose più piccole, chiamiamole virgole in una storia che agli altri solitamente sfuggono, dell’ascolto attento e infine del mio piacere per lo studio e l’approfondimento. Potrei riassumere il tutto, dicendo che le tematiche derivano dal mio coraggio di raccontare, di prendere posizione.
Chi o cosa ti ispira?
Mi ispira la vita – l’atto di vivere che si esprime in una canzone, in un libro, un film, un incontro casuale e persino nel silenzio.
Quale è il tuo genere di letture?
Devo dire che ho sviluppato un vero e proprio legame passionale con i libri e mi piace alternare generi – dalla poesia alle biografie, dai romanzi ai testi di meditazione, qualche volta un testo universitario. Non mi faccio mancare niente. Tra l’altro possiedo una libreria – mi dicono, immensa – di cui sono gelosissimo.
Parlami di qualcosa che ha cambiato la tua vita.
L’amore – la prima volta che mi sono innamorato “veramente” è stato tremendo perché mi ritenevo immune a questo sentimento, lo consideravo qualcosa di estraneo, lontano, a me, qualcosa che non mi riguardava affatto. Quando il percorso comune è finito, ero distrutto, sospeso in una specie di limbo, che mi ha spinto verso una nuova maturità e consapevolezza grazie alle quali ho imparato a riflettere sulle cose, a non darle mai per scontate, a non vergognarmi di quello che sento e penso. Insomma, l’amore mi ha reso uomo.
Recensione de Le cronache di Alaster Vol.1: DRAGO – di Leonardo Tomer
Il primo Epic Fantasy di Leonardo Tomer
Bentrovati amici lettori,
oggi dopo una breve pausa torno a parlarvi di un libro che ho letto nel mese di novembre, un fantasy per tutti gli amanti del genere.
Le cronache di Alaster Vol.1: DRAGO – di Leonardo Tomer, Albatros Il Filo editore 2019.
Per prima cosa suggerisco la colonna sonora per la lettura: Imagine Dragons – Demons

Trama:
Sono passati secoli dalla terrificante guerra contro il Vuoto. I Draghi hanno abbandonato i mortali a loro stessi e qualsiasi forma di magia spontanea sembra quasi scomparsa del tutto. Ciò che ne è rimasto sono dissapori tra le diverse razze: gli elfi si sono isolati nella loro foresta da tempo, e i nani, decimati da sanguinose guerre, restano rintanati nei loro domini. Gli umani e le mezze razze si sono spartiti il resto. È in questo scenario che il destino di Alaster, un giovane mercenario, si intreccia con quelli del mezz’uomo Marcel e della Maga Myra durante la ricerca del preziosissimo Occhio del Drago, portandolo al risveglio di un antico potere sopito dentro di lui e alla sbalorditiva coscienza delle sue misteriose origini. Leonardo Tomer ci accompagna attraverso i luoghi incantati di Jordin, abitati da creature leggendarie, dove spesso i personaggi si troveranno coinvolti in duelli estremi. Magia, amicizia e avventura si incontrano in ambientazioni suggestive e accattivanti, rendendo questo romanzo una lettura avvincente a cui appassionarsi.
Drago è la prima parte di una trilogia, i protagonisti della storia sono il mercenario Alaster, il giovane mezz'uomo Marcel e la maga Myra. Jordin è un mondo popolato di esseri fantastici, ammetto che mi ha ricordato molto le ambientazioni de Il signore degli anelli, i personaggi come da tradizione sono orchi, elfi, goblin e i Draghi, creature mitologiche tanto amate da me e dai miei figli, in pieno stile Epic fantasy e forse è anche per questo che ho letto con piacere il libro, anche se l’inizio stenta a partire, è come una lunga introduzione ed è poco chiara la direzione che prenderà la storia, però verso metà libro tutto si vivacizza, Leonardo ti porta in un mondo fantastico e magico, con grandi combattimenti dell’arte della scherma di cui si intuisce la sua grande passione.
I personaggi sono ben descritti come anche le ambientazioni, luoghi affascinanti che fanno viaggiare con la fantasia, è un’ottima lettura per ragazzi e anche se mio figlio ha solo nove anni abbiamo iniziato a leggerlo proprio perché non ci sono racconti cruenti, ma un senso di magia ti accompagna dall’inizio alla fine.
Non ci resta che aspettare la seconda parte della storia, auguro a Leonardo buona fortuna per il suo romanzo e se volete conoscerlo un po’ di più qui di seguito c’è una breve intervista.
Buona lettura
Aurora Redville
Che lavoro fai?
Lavoro come supplente in Scienze Motorie negli Istituti Secondari superiori e inferiori, e come Maestro di Scherma sportiva a Livorno.
Quando è nata la passione per la scrittura?
È nata con la passione per la lettura. Ho sempre pensato di scrivere un libro, ma non avevo una storia da raccontare.
Come mai hai scritto un fantasy? Hai scritto altri romanzi?
No, questo è stato il mio primo romanzo, il primo di tre.
A chi ti ispiri?
Al fantasy in generale. Sono un appassionato di libri fantasy, di RPG e giochi di ruolo, con i quali sono cresciuto e che ancora adoro. È stata la passione per l'ambientazione fantasy ad ispirarmi.
Quale è il tuo genere di letture?
Principalmente fantasy, nelle sue varie sfaccettature, ma mi piace molto anche il romanzo storico d'avventura.
Cosa stai scrivendo adesso?
Sto proseguendo la scrittura del secondo libro di questa trilogia.
Recensione de
Il treno di cristallo di Nicola Lecca
Perché un viaggio può cambiare la tua vita.
Bentrovati amici lettori, la recensione del libro di oggi è un omaggio alla mia terra: la Sardegna.
L’autore di questo nuovo romanzo infatti si chiama Nicola Lecca ed è nato a Cagliari, anche se ha vissuto in molti posti le sue origini sono ben radicate, come spesso accade a chi è nato in questa terra.
Per prima cosa vi suggerisco la colonna sonora:
Con te partirò di AndreaBocelli, forse sarebbe più azzeccato un pezzo di Paolo Fresu ma visto che si parla di un viaggio credo che questa sia meglio.
Titolo: Il treno di Cristallo, di Nicola Lecca.
Prima edizione gennaio 2020, 249 pagine

Trama:
A Broadstairs, incantevole villaggio della costa inglese, Aaron lavora come apprendista nella storica gelateria Morelli e vive in simbiosi con Anja: una madre depressa e protettiva che gli tiene nascosta l'identità del padre e nulla racconta di Zagabria, la città dalla quale sono fuggiti quando lui era piccolo. Fortuna che Gennarino, il suo migliore amico, è un vulcano di allegria e colora di ottimismo il grigiore trasmesso dalla malinconia di Anja. Dal canto suo, Aaron ha imparato a essere felice con poco. Gli bastano il sapore del gelato al mandarino, le passeggiate solitarie lungo le scogliere a strapiombo sul mare e le conversazioni con Crystal, la ragazza che ama. Si sono conosciuti online e la loro relazione va avanti da più di un anno: ma è soltanto virtuale. Ogni volta che lui cerca di organizzare un incontro, lei trova mille scuse per rimandare. Eppure Aaron preferisce la sua presenza incompleta al dolore della solitudine. Finché un evento inatteso sconvolge tutto. Dalla Croazia arriva la lettera di un notaio che annuncia ad Aaron la morte di quel padre che gli è sempre stato tenuto nascosto, e lo invita a raggiungere Zagabria per l'apertura del testamento. In treno, grazie a un biglietto di Interrail. Sprovveduto e impreparato alla vita, Aaron affronterà con coraggio la sua piccola Odissea alla ricerca della verità. Dall'Inghilterra a Zagabria passando per Amburgo, Praga, Lubiana, Bratislava e Szentgotthárd si incontrerà finalmente col mondo: che lo metterà alla prova, fra rischi e tentazioni, offrendo in cambio incontri inattesi e immensa bellezza. Con la sua scrittura cesellata e limpidissima, Nicola Lecca crea un'appassionante fiaba contemporanea. L'ingenuità del suo protagonista, ricco soltanto dei suoi desideri, dà vita a pagine scintillanti che ci offrono la disarmante purezza di uno sguardo nudo: capace di illuminare la complessità del mondo, evidenziando i paradossi delle relazioni online e le ipocrisie delle tante trappole tese per trarre profitto dalle nostre solitudini.
È rimasto solo un modo di scandalizzare: la sincerità.
Questa storia ruota intorno ad un fatto accaduto molti anni prima, ma è anche il racconto di una redenzione, anche se non posso darvi troppi particolari altrimenti vi rovinerei il finale. Il protagonista Aaron è descritto con l’umanità di un ragazzo che con i suoi 18 anni ha vissuto una vita difficile, una madre malata che gli ha impedito di fare delle scelte che avrebbero potuto cambiare il suo futuro. Ma il destino ci si mette di mezzo, un giorno Aaron riceve una lettera che arriva dritta da un passato di cui ignora tutto.
I personaggi che ruotano attorno a lui sono descritti e caratterizzati con particolari che vanno oltre le caratteristiche fisiche, l’autore ti porta a fare un viaggio tra le coscienze e i pensieri di coloro che animano questa storia.
Aaron sceglierà di scoprire chi fa parte del suo passato grazie a un viaggio attraverso l’Europa che in treno lo porterà fino a Zagabria, la città in cui è nato.
Ho sempre amato i libri che parlano di viaggi e per questo anche io ho sempre portato un diario da scrivere nei miei, Nicola infatti alla fine del libro ci svela che i posti da lui descritti e che il lettore può immaginare, sono reali e li ha scoperti nel tempo.
Consiglio la lettura a tutti coloro che amano leggere e con essa sognare e scoprire altri luoghi lontani, soprattutto in questo momento difficile per allietare le ore che trascorriamo a casa.
La trama è semplice ma ben strutturata, la scrittura scorrevole e mai pesante.
Il finale mi ha fatto commuovere e ho amato questa storia dall’inizio alla fine perché è delicata e scritta con amore.
Il messaggio che mi ha trasmesso questo romanzo è che un semplice viaggio può cambiare le nostre vite per sempre.
Un libro che si assicura un posto tra le letture più belle di quest’anno.
Di seguito una breve intervista all’autore a cui faccio un grande in bocca al lupo per il suo libro.
Buona lettura Aurora Redville
Che lavoro fai?
Scrittore. Come certificato dalla carta d'identità.
Quando è nata la passione per la scrittura?
È sempre stata in me. Ho cominciato a leggere a 4 anni.
È il tuo primo romanzo?
Il primo libro l'ho pubblicato nel 1999. Da allora ho pubblicato due raccolte di racconti e 6 romanzi."Il treno di cristallo" è il più recente. Oggi ho l'onore di essere diventato uno degli scrittori sardi più premiati e più tradotti all'estero di sempre. A 43 anni non è poco.
Quale è il tuo genere di letture?
Se avessi un genere di letture mi sentirei incompleto. Leggo di tutto.
In questo romanzo ci sono tratti autobiografici?
L'autobiografismo ha senso se ti chiami Primo Levi. Io sono un semplice artigiano della parla.
Che messaggio volevi trasmettere con questa storia?
Nessuno. Io non scrivo per trasmettere messaggi. Scrivo per incantare.
Come è nata la passione per i viaggi?
Sono un collezionista di città. Ne ho visitate circa 400.
Otto sono raccontate in questo libro: Broastairs, Dover, Amburgo, Praga, Bratislava, Lubiana, Szentgotthàrd e Zagabria.
Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?
In questo periodo mi sto occupando della promozione de "Il treno di cristallo" e non ho la concentrazione necessaria per scrivere.
Ma leggo sempre. Mi piacciono molto anche gli audiolibri. "Lettera al mio giudice" di Simenon è un capolavoro. Lo sto riascoltando in questi giorni.
Raccontami qualcosa che ha cambiato la tua vita.
Ogni istante, se ben vissuto, può cambiare in meglio il corso della vita.
Recensione “La nostra Londra” di Simonetta Agnello Hornby e George Hornby
Un viaggio alla scoperta di una città che non smette mai di stupirci.
Titolo:
La nostra Londra
di Simonetta Agnello Hornby e George Hornby.
Data di pubblicazione:
19/02/2020.
Editore: Giunti
Collana: Scrittori Giunti,
Pagine: 360.

Trama:
Un inno a due voci a una Londra che continua a crescere e cambiare, dove ogni marea del Tamigi porta
qualcosa o qualcuno di nuovo. Il racconto personalissimo e appassionato di Simonetta Agnello Hornby,
ormai un classico per chi ama la città o la vede per la prima volta, si arricchisce adesso di luoghi nuovi e
curiosi, descritti dalla voce ironica e brillante di suo figlio George Hornby. Simonetta Agnello giunge a Londra
nel settembre 1963. A sole tre ore da Palermo, è catapultata in un altro mondo, che le appare subito come
un luogo di riti e di magie. La paura di non capire e di non essere accettata segna il passaggio
dall’adolescenza alla maturità. Si sposa, diventa Mrs. Hornby, ha due figli. Ora può riannodare i fili della
memoria e accompagnare il lettore nei piccoli musei poco noti, a passeggio nei parchi, nella amata casa di
Dulwich e di Westminster, nella City e a Brixton, dove ha fatto l’avvocato. Al contempo, sulle orme
dell’illuminista Samuel Johnson, cattura l’anima della sua Londra, profondamente tollerante e democratica.
Il viaggio continua attraverso la voce di George Hornby, che con il suo humour tutto inglese e uno sguardo
aperto e disincantato, ci svela novità, scoperte, luoghi profondamente mutati o finalmente divenuti
accessibili, sempre permeati dalle storie umane di chi ha contribuito a crearli. Dal tempio di Mithras al
Garden Museum, fino ai ristoranti e pub più rinomati o singolari della città, un percorso insolito e
affascinante in una Londra che non avete ancora conosciuto e che non smette mai di stupire. Perché, come
dice Samuel Johnson, «quando un uomo è stanco di Londra, è stanco anche di vivere».
Recensione
Bentrovati amici lettori, oggi vi parlo di un libro che ho amato fin dalle prime pagine, come sempre vi suggerisco la colonna sonora che senza ombra di dubbio ricade sul gruppo inglese più famoso della storia: The Beatles con Help.
Chi mi conosce sa che amo molto questa città, non a caso ho ambientato qui il mio primo romanzo, se parli di Londra è perché la ami con tutti i suoi pregi e difetti. Mentre leggevo queste pagine mi domandavo “che genere di libro è?” la risposta è arrivata da sola poco dopo.
La nostra Londra non è un romanzo, ma non è neanche un saggio, è un dialogo tra l’autrice e il lettore ma
anche tra lei e la sua Londra. È una dichiarazione d’amore della signora Agnello Hornby alla città che l’ha
accolta, narra le sue vicende familiari e ci svela come all’età di appena diciassette anni ha compiuto il suo primo viaggio nella city e se ne sia subito innamorata. Mi sono ritrovata nelle sue parole, una ragazza alla scoperta di una cultura profondamente diversa dalla sua Sicilia. Un fascino quello londinese che riveste tra i più giovani, gli artisti, e tutti coloro che aspirano a una vita “diversa” e ricca di stimoli. La sua è stata una scelta di vita, perché quando ti trasferisci in un’altra città la scegli come tua nuova casa, ma è anche l’inizio di un viaggio perché Londra è questo: scoprire.
Questo libro potrebbe classificarsi come una guida della città ma sarebbe assai riduttivo, la signora A.H.
racconta i luoghi e la storia che per secoli è stata protagonista tra la mura dei suoi edifici storici. Uno studio colorito dei suoi abitanti, ma anche delle tradizioni; dei luoghi più caratteristici vissuti da lei e dalla sua famiglia, esperienze quotidiane che hanno segnato nel bene e nel male la sua vita in un passato che per un po’ è stato “estraneo” ma che col tempo l’ha accolta come una figlia. Ci vuole sicuramente del tempo per apprezzare culture diverse, i fatti storici narrati sono di grande interesse grazie anche al suo modo di scrivere elegante e scorrevole, ma anche semplice.
Un racconto a due voci. Nella seconda parte infatti troviamo un’altra voce narrante, quella di George suo
figlio, che con il suo humour tutto inglese ci porta alla scoperta di altri luoghi con uno sguardo diverso, più aperto ma anche realistico, luoghi che sono divenuti accessibili e sempre caratterizzati dalla storia umana di chi li ha abitati. Un racconto da un altro punto di vista perché lui è disabile e gira la città con la sua sedia a rotelle, mi ha colpito molto la sua analisi sulle barriere architettoniche che tuttora permangono in alcuni edifici storici. Invece l’accesso ai bus è notevole, l’ho visto con i miei occhi l’ultima volta che ci sono stata, una città così moderna ma dallo spirito antico.
Vi lascio con una citazione bellissima che è anche l’essenza di questo romanzo, infatti ogni capitolo si apre con una citazione del dottor Samuel Johnson. Se per caso avete in programma un viaggio a Londra dovete assolutamente passare a visitare la sua casa a pochi passi da Fleet Street, e dal pub di cui era assiduo frequentatore Ye Olde Cheshire Cheese, io ci sono capitata per caso e sono rimasta impressionata dall’originalità, vi ritroverete infatti in una piccola piazza con al centro il monumento a Hodge il gatto del dottor Johnson.
Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco anche di vivere;
perché Londra offre tutto ciò che la vita può offrire.
Samuel Johnson
Un’altra piccola curiosità, il dottor Johnson ha scritto il primo Dictionary of the English Language.
La foto è un ritratto che potete vedere al pub Ye Olde Cheshire Cheese al 145 di Fleet street.
Vi auguro buona lettura
Aurora Redville
Recensione
Signorina
Memorie di una ragazza sposata di Chiara Sfregola.
Quando il matrimonio è un diritto di tutti.
Bentrovati amici lettori,
oggi vi parlo di un libro che mi ha profondamente colpita, ho avuto necessità di riflettere alcuni giorni su ciò
che mi aveva trasmesso perché erano molti gli spunti per scrivere una recensione, sto parlando del nuovo
libro di Chiara Sfregola
Signorina Memorie di una ragazza sposata,
223 pagine;
Fandango Libri Editore (11 giugno 2020).

Sinossi
Dall'11 maggio 2016 le unioni civili sono legge. E se sul matrimonio è stato scritto molto e sulle donne altrettanto, sulle donne che hanno deciso di sposarsi fra loro si sa molto meno. A riempire con la sua intelligenza questo vuoto, arriva Chiara Sfregola che, a partire dalla sua esperienza di lesbica, di femminista e di moglie, racconta con un passo a metà tra saggistica e memoir cosa è stato storicamente e cosa sta diventando, oggi, il matrimonio. Una volta pronunciato il fatidico sì molte persone, anche di destra, anche persone che sono sempre state contrarie all'adozione da parte delle coppie gay, hanno iniziato a chiederle quando aveva intenzione di fare figli. Altre persone, lesbiche incluse, hanno chiesto dell'abito: chi indosserà quello bianco? (che è la versione politically correct del "chi fa l'uomo?"). Alcune femministe l'hanno guardata male: tu quoque, ossequi l'istituzione antiquata e collabori col patriarcato? La sfida di questo libro è rispondere a queste e a molte altre domande. Per esempio: se il matrimonio nasce come istituzione che limita la libertà delle mogli, qual è il senso del matrimonio fra due donne? Come si può reinventare, fra pari, quello che è sempre stato, storicamente, un rapporto di sottomissione? Se non vuoi avere dei figli, cosa ti sposi a fare? Che succede ora che una femminista può sposare una sua "collega"? La risposta possibile è una: succede che il matrimonio va a un corso di aggiornamento. Perché se le donne cambiano, anche il matrimonio deve cambiare. Una lettura indispensabile per capire i nuovi modelli di famiglia e inventarne di nuovi.
Per prima cosa suggerisco la colonna sonora per la lettura,
Due Destini dei Tiromancino.
Questa canzone ha il potere di rievocare delle situazioni del passato che ben si intrecciano con questa storia; classificarlo in un genere letterario è difficile, quando ho iniziato a leggerlo pensavo che fosse un romanzo ma mi sbagliavo,
piuttosto è una via di mezzo tra un memoir e un saggio perché contiene un’ampia indagine sui modelli
culturali, ma anche gli aspetti psicologici e personali.
L’autrice introduce l’argomento con un’affermazione chiara e d’impatto: “
Quando devo compilare un modulo mi viene chiesto di barrare una di queste tre caselle:
Sig.
Sig.ra
Sig.na
A seconda di dove metto la croce, non solo indico il genere in cui mi identifico, ma pure a chi appartengo...
Un uomo appartiene sempre a sé stesso. Una donna – a quanto pare- appartiene sempre a un uomo”.
Questa è l’inizio di una riflessione forte che è anche la più importante, perché soprattutto a partire dal ‘900 ci sono stati molti cambiamenti nel ruolo della donna nella società, dal diritto di voto, all’istituzione
“matrimonio”, ma anche il diritto alle donne di separarsi dai propri mariti. Si è parlato tanto di questo, ma Chiara introduce nuove argomentazioni, un racconto volto al femminile, riferimenti storici in cui si descrive l’evolversi della figura femminile e al potere che l’uomo ha sempre esercitato su di essa, insieme a molti dati e a l’analisi fattuale della società attuale.
Io sono stata cresciuta ed educata da mia madre -una donna che si potrebbe definire femminista-, ma
soprattutto progressista (la ringrazio ancora per questo), la prima della famiglia -cattolica- ad essersi
separata dal marito, un piccolo scandalo quando ero bambina ma è grazie alle donne come lei che ci sono
stati questi cambiamenti perché hanno fatto sentire la loro voce con decisione, e adesso Chiara ci fa scoprire una nuova realtà perché in pochi hanno parlato del matrimonio tra due donne.
Condivido con voi la frase più importante per una società:
«Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.»
(Art.1 della Dichiarazione universale dei diritti umani)
Questo è un documento sui diritti della persona adottato dall' Assemblea generale delle Nazioni Unite, ho
pensato più volte a queste parole perché se tutti nasciamo uguali in dignità e diritti
perché non a tutti è concesso di amarsi in egual modo?
La Sfregola parla in prima persona delle sue esperienze, la vita da ragazza in appartamenti condivisi, la
ricerca di una casa tutta sua che ha segnato il passaggio all’età adulta, ma anche l’incontro con Viola e la
volontà di sposarsi, perché ancora oggi è una necessità di status, un voler dimostrare al mondo che “siamo una vera coppia”, è un modello di affermazione in una società che si sta “diversamente evolvendo”
finalmente!
Siamo indietro rispetto altre nazioni ma ci siamo arrivati: le famiglie Arcobaleno sono una realtà, come i
matrimoni LGBT, l'Italia è considerata una nazione gay-friendly e l'opinione pubblica sull' omosessualità è generalmente considerata sempre più liberale.
Sono lontani i tempi in cui mi sono diplomata con una tesina sulla bisessualità nel mondo antico, il titolo
“Machile, Femminile e Altro” a dimostrazione che l’omosessualità è sempre esistita (anche nella lingua
latina) e non è un atteggiamento moderno.
Spero di avervi incuriosito perché è davvero un libro che vale la pena di essere letto, ma soprattutto
condiviso, come spunto di riflessione, anzi sarebbe bello proporlo nelle scuole come educazione dei
sentimenti, ma anche come studio sociologico.
Presto vi parlerò ancora di questo argomento.
Vi auguro buona lettura,
Aurora Redville
Recensione
“Appena nata” il mondo visto da una bambina Fuori dalla Pancia
Bentrovati amici lettori,
oggi vi parlo di un libro che mi ha tenuto compagnia questi giorni. Una lettura che si
discosta per genere dalla precedente pubblicazione della stessa autrice parlo di
Appena nata il nuovo romanzo di Francesca Silvia Loiacono, 140 pagine, Editore La
Vita Felice (23 giugno 2020).

Trama
Da quando è arrivata nel Mondo Fuori Dalla Pancia, Gaia è l'orgoglio dei suoi genitori. "Bebè angelica" per eccellenza, dorme quando deve dormire, mangia il latte materno con regolarità e non dà problemi di sorta... almeno fino a quando non sente i suoi genitori parlare di darle un fratellino. È allora che decide che non le conviene fare la neonata da manuale e prende a modello il "bebè diabolico" per eccellenza, Ivan il Terribile, figlio di una delle signore del "Gruppo Mamme" su WhatsApp, di cui fa parte la sua mamma. Ha così inizio una vera e propria guerra contro i Grandi, fatta di latte rigurgitato sui vestiti e pianti notturni, con cui Gaia spera di far cambiare idea ai suoi genitori... Ma non ha fatto i conti con la mamma e con l'esercito di alleati che quest'ultima le scaglia contro nel tentativo di farla tornare "angelica": dalla strizzacervelli a Baby-killer, baby-sitter esotica ben poco ortodossa che userà riti e pozioni magiche per mandare via il Demone dal suo corpo...
Prima di parlarvi del libro suggerisco la colonna sonora per la lettura, mi viene in mente Photograph di Ed Sheeran. Come nel video infatti la protagonista è Gaia una bimba di pochi mesi alle prese con la sua nuova vita Fuori dalla Pancia.
Una bambina angelica a detta dei suoi genitori ma anche del famoso Gruppo mamme di WhatsApp -che è uno degli aspetti ironici della storia- fino al giorno in cui sente la sua mamma dire al papà che è arrivato il momento di dare un fratellino a Gaia; questo è il nodo centrale della storia perché è qui che tutto cambia: la dolce bambina prendendo esempio dal “bebè diabolico Ivan il Terribile” ne combina delle belle, il punto di forza della storia è proprio il dialogo tra la bimba e il lettore.
Il mondo visto con gli occhi di una piccola che sa il fatto suo, che vuole assolutamente restare figlia unica e intraprende un difficile viaggio per dissuadere i suoi genitori a costo della pace e dell’armonia, perché ammettiamolo tra gli adulti e i bebè c’è una totale incomunicabilità, da contorno altri personaggi, i nonni, la strizza cervelli che la inquadra subito e la tata cinese che odora di aglio.
Un racconto divertente, una lettura leggera per staccare la spina dopo una lunga giornata, Gaia ci introdurrà nel suo mondo fatto di poppate, rigurgiti e sonnellini.
Ma è anche una dichiarazione d’amore dell’autrice alla sua bambina che è venuta al mondo e le ha completamente cambiato la vita, si percepisce il forte legame che lega una madre a un figlio e l’esperienza (a volte traumatica) della maternità e i suoi risvolti.
Se site curiosi di seguito una breve intervista con l’autrice con la quale ho fatto due chiacchiere.
Buona lettura,
Aurora Redville
Dove sei nata?
Sono nata a Milano e ho sempre vissuto nella mia amata città, salvo un anno trascorso a Roma per dedicarmi alla passione del cinema e della sceneggiatura.
Quando è nata la passione per la scrittura?
Ho sempre amato scrivere, fin dalle elementari. Ricordo che la maestra di italiano un giorno mi ha detto: "Francesca, non perdere mai questa tua passione per la scrittura e per la metafora. Il tuo è un dono che ti fa essere una mosca bianca". Mi piace ripensare a queste parole come quelle di un mentore che mi ha spianato la strada cui ero destinata fin dalla culla.
Come mai hai scelto un genere così diverso dal tuo ultimo romanzo?
Prima di "Appena nata" i mei interessi principali erano l'amore i sentimenti. Questo, credo, perché ho avuto un percorso sentimentale complesso, non ho trovato l'anima gemella facilmente e ho scritto nei miei libri anche delle mie peripezie amorose. Ma poi, a 35 anni, dopo un matrimonio flash conclusosi con un divorzio, è finalmente arrivato l'amore per l'uomo giusto che ha portato a un amore ancora più grande: quello per mia figlia Alice. "Appena nata" è il frutto di un cambiamento sia come donna che come scrittrice. Non potevo non parlare della cosa più importante che ho fatto nella mia vita: diventare mamma.
Quale è il tuo genere di letture?
Sono una lettrice eclettica e poco paziente: spazio dal romanzo storico, al fantasy, al "chick lit" alla fantascienza, ai romanzi onirici alla Murakami con estrema facilità... e se un libro non mi prende entro le prime 100 pagine... lo abbandono senza pietà e passo ad altro. Ebbene sì lo confesso: sono spietata con la parola scritta come non lo sono mai stata con gli uomini.
In questo romanzo ci sono tratti autobiografici? Sono curiosa di sapere se fai parte del “gruppo mamme” su whatsApp…
Sì certo, anche questo romanzo, come tutti i precedenti, è un mix tra autobiografia e invenzione. Quanto al gruppo mamme, confesso che ne ho fatto parte per un breve periodo ma è una storia senza happy end. Magari un giorno scriverò di questa avventura se siete curiosi...
Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?
Al momento mi sto dedicando ad altre forme di scrittura che non appartengono all'editoria convenzionale. Ho un romanzo nel cassetto che prima o poi vorrei riprendere in mano e che parla della mia giovinezza sui banchi di scuola, ma per ora non mi ci sto dedicando assiduamente. Sto leggendo tantissimo. L'ultimo libro letto è "I leoni di Sicilia", sulla famiglia Florio. Un libro che consiglio a tutti.
C’è un seguito del romanzo?
Appena nata è un "unicum", come la nascita di mia figlia, e vorrei che restasse tale. Non penso che avrà mai un seguito, come non credo che Alice avrà altri fratelli....
Recensione de “L'Irriducibile Inconciliabilità dell'Essere: (o l'incredibile storia di
Tony Paguroni)
Bentornati amici lettori,
oggi vi parlo di un romanzo che mi ha particolarmente colpita pur nella semplicità
della storia, perché permette di fare una riflessione sul mondo dei social e della società stessa, anche perché a coinvolgere il lettore è un giovane autore di 21 anni, che con il suo romanzo evidenzia come i social vengano spesso utilizzati erroneamente come veicolo culturale. Oggi vi porto alla scoperta de “L'Irriducibile Inconciliabilità dell'Essere: (o l'incredibile storia del giovane Tony Paguroni) di Simon Schiele.

È un mondo quello dei social network che permette di “essere qualcuno” anche se nella vita reale sei un semplice ragazzo, ci si interroga sempre più spesso sugli effetti che questa nuova “socialità” ha sui giovani,
ammetto che io ignoravo completamente queste dinamiche perché non le conoscevo, adesso che utilizzo i
social per lavoro comprendo i limiti e le potenzialità, apprezzo la facilità con cui si possono conoscere
persone con i nostri stessi interessi e capisco anche come si sia evoluta nel tempo la nostra società e il modo
di rapportarsi agli altri. Non per questo bisogna approvare tutto ciò che viene proposto, ma a mio parere
distillando i contenuti che ci legano ad una particolare tematica si può ottenere qualcosa di buono. Non so valutare se sono stati più fortunati quelli della mia generazione o se invece lo sono i giovani di oggi, non è il mio compito, il fatto è che c’è stato un cambiamento epocale e noi adulti dovremmo guidare e considerare gli effetti che hanno sulle persone e su coloro che sono il nostro futuro.
Trama:
Tony Pagùroni: (sost.) animale da discoteca della specie millennials, figlio di papà, dal sogno di diventare
influencer. Può un individuo simile essere scambiato per un raffinato poeta contemporaneo? Secondo i
social network, sì. Scopri questa pungente satira sulla società dell'apparire mentre segui la storia
dell'autoproclamato "vate" Tony Paguroni e della frase che lo renderà famoso. Attorno a lui una famiglia
teledipendente, insegnanti bipolari, invidiosi compagni di classe, presentatori tv in disperata crisi di mezza
età e un mentore dalle dubbie doti intellettive. Una briosa farsa sul “dire tutto senza dire niente”, sugli
abbagli della società contemporanea e sul fittizio mondo dei social network. Riuscirà Tony a realizzare il suo
sogno? O le sue frasi vacue verranno scoperte per quello che sono?
171 pagine
Editore: Independently published (23 febbraio 2019)
Genere: satirico
Il libro lo consiglio a tutti, è scorrevole e leggero, si legge velocemente, è un racconto ironico che colpisce il
lettore perché Simon sa comunicare con il nostro linguaggio ma anche con quello dei giovani.
Di seguito una breve intervista all’autore e come sempre gli auguro un grande in bocca al lupo.
Buona lettura
Aurora Redville
Intervista:
Che lavoro fai?
Studio all'università di Torino
Quando è nata la passione per la scrittura?
I miei genitori mi hanno sempre fatto leggere, sin da bambino. Ma se devo mettere una data direi a 7 anni,
quando ho letto Eragon di Paolini.
È il tuo primo romanzo?
No, ho pubblicato Anna nel 2018 e a breve pubblicherò il fantasy a cui sto lavorando da quando avevo 7
anni e ho letto Eragon.
Quale è il tuo genere di letture?
Prima che arrivassero i libri di sociologia erano i classici, in particolare i francesi dell'800. Ma anche Garcìa
Marquéz, Hemingway, Steinback, Salinger, Welsh, spazio molto in realtà.
In questo romanzo ci sono tratti autobiografici?
Penso che ogni buon romanzo abbia qualcosa di autobiografico all'interno. Se l'autore non attinge un
minimo dal suo vissuto il romanzo risulta fittizio e costruito.
Che messaggio volevi trasmettere con questa storia?
Il messaggio è semplice, davvero. Con i social ci stiamo bruciando il cervello. I social non sono veicoli di
cultura nonostante vengano venerati come tali. E infine come i giovani d'oggi, io compreso, trovino in essi,
nonostante tutto, un'alternativa per il futuro ad un mercato del lavoro che tende ad escluderli.
Raccontami qualcosa che ha cambiato la tua vita.
Una ragazza mi disse che il messaggio di Anna aveva cambiato la sua vita. Non mi sono mai sentito tanto
utile al mondo come in quel momento.
Recensione:
Uno su dieci
di Samantha Errani.
Bentrovati amici lettori,
oggi sono qui per parlarvi di un nuovo libro: non è un romanzo, né un saggio è neanche un thriller, ma una importante guida per genitori.
Uno su dieci di Samantha Errani, pagine 101, Self publishing.
Disponibile su Amazon al seguente link:

Sinossi:
“Signora oggi suo figlio deve nascere. Quando sentirai queste parole, e varcherai le porte della TIN (terapia
intensiva neonatale), "Uno su dieci" sarà la tua guida. Durante la gravidanza, nessuna coppia pensa che il loro figlio possa nascere prematuro, eppure un bambino su dieci passa dalla terapia intensiva prima di arrivare a casa. Sono Samantha, mamma di un bambino nato con una sindrome genetica rara e infermiera pediatrica di terapia intensiva neonatale, specializzata in prematuri gravi. Ti guiderò nel viaggio che molti genitori non pensano di dover intraprendere.”
Come sempre suggerisco la colonna sonora per la lettura, la scelta ricade sulle Children's Corner di Debussy.
Buona lettura
Aurora Redville
Uno su dieci è la percentuale di bambini nati prematuri.
Samantha è un’infermiera di terapia intensiva e mai avrebbe pensato di vivere un’esperienza simile con il suo bambino proprio nel reparto dove lavora.
In questa particolare guida per genitori l’autrice spiega la sua esperienza personale, dalla nascita del bambino alla scoperta di una malattia rara, il percorso intrapreso con l’aiuto dei medici e infermieri; ma anche i dubbi e le paure che spesso condizionano le nostre giornate, perché ammettiamolo: nessuno è preparato a una notizia del genere.
È proprio questo che vuole comunicare Samantha, il coraggio di non farsi sopraffare dagli eventi, conoscere vuol dire comprendere e lei racconta i luoghi e le procedure della TIN terapia intensiva neonatale, è il reparto dove vengono ricoverati e trattati neonati pretermine o molto malati.
L’idea di scrivere il libro è maturata nel tempo, proprio per supportare i genitori in questa esperienza, la paura e la meraviglia sono due costanti del lavoro che svolge, come infermiera ha visto numerose situazioni e la sensibilità dei nuovi genitori cui tu fai riferimento.
Ogni capitolo descrive una fase della terapia: dove tutto inizia, il tour del reparto, ma anche le attrezzature, le procedure e i rapporti con i membri della famiglia, le dimissioni e le testimonianze.
Tutto è reale perché lo scopo è far conoscere e non lasciare impreparati coloro che dovranno affrontare questo percorso.
Tutto questo capita ogni giorno, una volta su dieci.
E se capiterà a te che stai leggendo, avrai la fortuna di avere una guida da portare con te, che ti aiuterà a comprendere cosa ti succede intorno.
Come mamma è stata una lettura difficile perché ti immedesimi nelle situazioni, le descrizioni e gli stati d’animo mi hanno colpita profondamente. Da lettrice ho cercato di mantenere un certo distacco perché ho conosciuto diverse persone che si sono trovate in queste circostanze, alcuni ne sono usciti vincitori altri no, sono convinta che questo libro possa davvero fare la differenza, preparare ad affrontare questa fase, non essere impreparati significa elaborare più velocemente. Ma soprattutto mai perdere la speranza!
Ringrazio Samantha per avermi fatto partecipe di questo bel progetto.
Se volete saperne di più l’autrice ha risposto a una breve intervista.
Dove vivi?
Mi sono laureata a Torino e subito dopo mi sono spostata a Londra dove ci sono rimasta per sei anni. Attualmente mi sono trasferita di nuovo a Torino, vicino alla famiglia che può aiutarci con la gestione dei bimbi.
Che lavoro fai?
Sono un’infermiera pediatrica, con sei anni di esperienza in Terapia Intensiva Neonatale.
Quando è nata la passione per la scrittura?
Sono sempre stata interessata ai libri, fin da bambina. Ho poi intrapreso un’altra strada e sono diventata infermiera pediatrica, però non ho voluto abbandonare il mio sogno di poter trasmettere ciò che ho agli altri attraverso la scrittura.
Come mai hai deciso di scrivere questa guida?
Per esperienza professionale e personale so quanto sia spaventoso varcare la soglia di una terapia intensiva neonatale senza sapere assolutamente nulla di ciò che succederà. Sono momenti molto difficili per la famiglia e, sebbene sia convinta che non si possa in alcun modo azzerare la preoccupazione e il dolore, so che ci sono piccole cose che possono rendere l’esperienza un po’ meno tragica. É una di queste cose è la conoscenza. Ho quindi voluto scrivere questa piccola guida in modo che i genitori abbiano una piccola infarinatura di ciò che è la TIN e ne entrino a far parte con il cuore un po’ più leggero.
Parlami in poche righe della tua esperienza personale.
Come ho già detto sono infermiera pediatrica e ho lavorato per diversi anni in una terapia intensiva neonatale di Londra. Lì ho imparato davvero tante cose e ho avuto la possibilità di assistere neonati e famiglie in ogni tipo di situazione. Nel 2017 è nato il mio secondo bambino e con nostra grande sorpresa gli è stata diagnosticata una sindrome genetica rara. Pur essendo infermiera non avevo mai pensato che una cosa simile potesse succedere a me. Io curavo i bambini malati degli altri, non di certo i miei. È stato molto difficile accettare la situazione e ora che il mio processo di elaborazione è terminato ho voluto offrire la mia testimonianza e il mio aiuto a chi ne ha bisogno.
Che messaggio ti senti di trasmettere a chi leggerà questo libro?
Principalmente un messaggio di speranza. So che le cose capitano e che è estremamente difficile accettarlo. La sofferenza c’è ed è giusto che venga riconosciuta ed accolta in modo da poterla elaborare nel miglior modo possibile. Quello che però vorrei dire ai genitori che si trovano in queste situazione è che non sono soli. E che non sarà così doloroso per sempre, con il tempo diventa più semplice.
Recensione Bellanima di Luciana Cerreta.
Buongiorno amici lettori,
come prima recensione dell’anno vi propongo un libro auto pubblicato. Bellanima è un libro la cui autrice ha avuto la massima cura per l’editing, e i contenuti sono da collocare in una categoria ben precisa: i romanzi introspettivi o diari.
Ma partiamo dal principio, come sempre suggerisco la colonna sonora e ammetto che la prima che mi è venuta in mente è la musica leggera italiana, la Pausini con Biagio Antonacci che insieme duettano Il coraggio di andare.

Al centro di questa storia c’è l’amore. È una storia triste, tormentata, che ti colpisce al cuore perché è capitato a tutti noi di amare, di soffrire e sentirci persi senza di lui o lei. Una storia struggente che ti coinvolge con le parole di Luciana, che con i suoi pensieri si tormenta, ma cerca di metterli su carta per esorcizzare la sofferenza che prova in quel momento; pensieri e parole per un uomo che se n’è andato, a volte la cosa peggiore è non sapere perché, molti non danno spiegazioni perché sono troppo vigliacchi e ci si ritrova ad interrogarsi giorno dopo giorno per questo motivo.
L’autrice parla in prima persona e mette a nudo senza malizia i sentimenti di colei che ama e la sua disperazione.
Nella prima parte del libro rivive i momenti passati insieme e di quello che lei stessa ha scoperto dell’amore, l’unica cosa che sente è la sua mancanza, da togliere il fiato, la vita che conduce senza di lui, l’isolamento dal mondo.
Nella seconda parte affronta l’accettazione del dolore, di una vita che deve continuare anche se ci si sente svuotati e non sembra avere significato senza di lui.
Mi sono chiesta mentre leggevo se una delle soluzioni per superare il dolore sia pensare che colui che amiamo sia morto, in alcuni momenti la protagonista sembra mossa dall’odio, ma io personalmente non credo che sia possibile odiare qualcuno che si è amato così tanto, e allora ritorna il mio interrogativo: la morte di colui che se n’è andato può dare sollievo?
Consiglio la lettura di questo libro a tutti, in particolare coloro che amano leggere dell’amore, o che vogliono riflettere sugli effetti dolorosi della fine di una storia, è una lettura che ti lascia il segno, per quanto mi riguarda in positivo, perché sono convinta che le esperienze più dolorose ci diano la possibilità di cambiare e di crescere.
Di seguito una breve intervista all’autrice, le auguro un grandissimo in bocca al lupo per il suo libro e a voi buona lettura!
Aurora Redville
Che lavoro fai?
Sono insegnante di Italiano e storia in un istituto superiore.
Quando è nata la passione per la scrittura?
Mah, in realtà non credo ci sia un momento specifico, scrivo da che mi ricordo
È il tuo primo romanzo?
Sì, il primo, ma sono anni che scrivo per quotidiani e riviste.
Quale è il tuo genere di letture?
I classici sicuramente, sono una che adora, ad esempio “Abelardo ed Eloisa”, o Goethe, Hesse, Dostoevskij, sono cresciuta e mi sono formata con queste letture, suppongo abbiano anche condizionato il mio modo di essere.
In questo romanzo ci sono tratti autobiografici?
Questo romanzo è autobiografico interamente. Non ci sono invenzioni romanzate né aggiunte, forse ho evitato di raccontare un paio di episodi, per cui ho tolto ma non ho aggiunto sicuramente. Nasce da quello che era una sorta di diario, una scrittura che era la mia terapia mentre i fatti accadevano e li vivevo. Mi ha aiutato a razionalizzare e concretizzare il mio dolore per cercare, in qualche maniera di eluderlo narrandolo e raccontandolo.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Ho fatto molte cose nella mia vita, non credo di avere un sogno nel cassetto attualmente, forse ho una speranza e questa cosa, sinceramente, mi innervosisce perché a volte la speranza è un’arma a doppio taglio.
Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?
Personalmente scrivo sempre, come dicevo per me è una cura che seguo da piccola, le cose scritte e raccontate diventano meno pesanti da sopportare.
Ho appena terminato “Il dio delle piccole cose” di Arundhati Roy
Raccontami qualcosa che ha cambiato la tua vita.
Senza alcun dubbio la storia che ho raccontato nel libro. Un’esperienza che ha completamente stravolto la mia vita come nessuna cosa prima e che anche adesso che è finita continua a cambiare il mio rapporto con le cose che mi circondano, ha condizionato e condiziona ancora la mia quotidianità.
“Attimi” la prima raccolta di poesie di Luca Seta.
Bentornati amici lettori,
oggi vi parlo di una persona con cui ho avuto il piacere di parlare. Nella vita mi capita spesso di confrontarmi e condividere pensieri con coloro che mi sono vicini, ma quando accade anche nel lavoro è una cosa molto gratificante. Capita a volte di conoscere per caso persone che mai avresti immaginato e che condividono le tue stesse passioni…
Come sempre vi suggerisco la colonna sonora da tenere in sottofondo per la lettura, oggi la scelta ricade su “Cuccioli di Gnu” di Luca Seta.

Luca Seta è un attore e cantautore nato a Borgosesia la mia città d’adozione, è una persona di grande sensibilità e dolcezza che sa entrare in comunicazione col suo interlocutore affascinandolo con le sue parole, parole che sono poesie, una produzione con la quale esordisce nel mondo della letteratura: una raccolta di poesie, che a mio parere sono più canzoni e ballate, quelle che ti piacerebbe ascoltare ai concerti, straordinari frammenti di vita vissuta che mettono a nudo i pensieri dell’autore.
“Attimi” raccolta in self publishing che ha fatto conoscere Luca sotto un nuovo aspetto, “scelta di pancia” l’autopubblicazione, perché ciò che lo interessa è comunicare con le persone, come lui stesso ha ammesso “in questo momento ci sono così tanti progetti che voglio chiudere il cerchio”.
Se non hai il coraggio di immergerti nella tua oscurità
Non potrai mai abbracciare la luce
Il libro si apre con questa frase che già suggerisce quali possano essere le tematiche affrontate, un’analisi della società, le inquietudini, l’amore, la sofferenza, la guerra, i sentimenti che ci tengono legati. La ricerca della felicità, il mettersi in discussione perché solo chi ha paura non vuole essere felice, è più comodo restare fermi.
Parlando con Luca è venuta fuori la sua grande passione per la Sardegna dove fa l’istruttore di kitesurfing “lì mi sento a casa”, io capisco bene questa sua grande passione, l’amore per l’acqua e il mare sono un elemento primordiale che denota una grande purezza d’animo.
Se siete curiosi leggete la bellissima intervista che ha rilasciato Luca, sabato 8 febbraio sarà a Borgosesia presso la Libreria Nuova Idea alle 18,30 a raccontarsi e cantare qualche canzone con la sua chitarra.
Vi auguro buona lettura.
Aurora Redville
Che lavoro fai?
Faccio l’attore, il cantautore e da poco pare anche lo scrittore oltre che l’istruttore di kite surf.
A che età hai capito che volevi fare l’attore?
Una mezza idea l’ho avuta a 18 anni, purtroppo mio padre non era d’accordo e quindi prima di dedicarmi alla recitazione ci ho messo qualche anno di università con una resa terribile nel corso di studi di odontoiatria, ho iniziato a farlo sul serio a 24 anni.
È la tua prima raccolta di poesie?
Sì, è la mia prima raccolta di poesie.
Quale è il tuo genere di letture?
Sono un lettore onnivoro, leggo un po’ di tutto dai fumetti a Wilbur Smith, però se dobbiamo parlare di scrittura il mio preferito è Jack Kerouac perché al di là delle storie mi piace molto il suo flusso creativo, si sente che le sue storie venivano fuori di getto, lui le vomitava. Tu prima mi hai fatto un complimento perché mi hai detto che le mie poesie sembrano delle canzoni, ecco, penso che i veri scrittori scrivano musica, lui amava il jazz e voleva che la sua scrittura fosse jazz. Le sue parole sono veramente jazz, io quando lo leggo mi sento come perso in un suo assolo, mi sento parte della sua musica, delle sue parole. Ho letto davvero di tutto, penso i veri scrittori sono davvero i musicisti della parola.
Che messaggio vuoi trasmettere al lettore?
Io non mi sento il portatore della verità, semplicemente porto la mia verità o quanto meno ci provo, perché essere sinceri con sé stessi è tanta roba nella vita, la cosa che a me è servita più di ogni altra è stato leggere altri liberi pensatori, perché quello che voglio è restare tale che è la cosa più difficile. Leggendo i grandi della letteratura ho elaborato il mio pensiero, quindi sarei contento se riuscissi a risvegliare con i miei scritti anche solo una mente, ne sarei davvero felice.
Cosa vorresti fare da grande?
Secondo me o lo si è sempre o non si diventa mai. Per rispondere alla tua domanda direi quello che sto facendo, io sono contento e vorrei continuare a farlo, ero contento anche quando facevo l’istruttore di Kite surf in spiaggia. Però mi sento più IO quando faccio il mio mestiere artistico; la cosa che sto provando a fare adesso è essere felice e quindi poi tutto il resto… “sti cazzi” come dicono a Roma! Essere felici è una responsabilità. Leggete la poesia “SSSSHHHHOOOOOWWWWWW” e capirete il mio pensiero.
Stai scrivendo qualcosa? Progetti per il futuro?
Ho appena terminato di scrivere un romanzo a quattro mani, con un mio caro amico regista Marco Limberti, lui ha fatto Love Bugs,e da poco il film sui Legnanesi che è uscito su Rete4 a Natale, ci siamo conosciuti sul set di “7 vite” e lo considero il mio fratellone. Comunque parlando del libro non mi preoccupo in qualche modo verrà pubblicato, ho anche finito di registrare il terzo album che però non so quando uscirà, e uscirà a breve sui social una Sit Com che ho girato 4 anni fa coi miei colleghi di “Un posto al sole”. La regia è di Marco Limberti, gli attori sono Cristina D’alberto, Michelangelo Tommaso, Samanta Piccinetti e Massimiliano Galligari, e anche Diego Casale a Fabio Rossini.
Quali sono le tue passioni?
Il mare alla follia, sicuramente il kite surf e il surf perché io amo l’elemento mare, l’acqua e nello specifico amo la Sardegna, ha un’energia incredibile è una terra in cui sto bene e rinasco, ha qualcosa di curativo, poi il free climbing, però se devo dirtene una è il mare.
Raccontami qualcosa che ha cambiato la tua vita.
Sicuramente negli ultimi due anni l’infortunio al dito, è successo col kite surf e tutto un insieme di sfighe che hanno portato a questo incidente. Il primo intervento è durato dieci ore, un anno di fisioterapia poi un altro intervento e altri nove mesi di fisioterapia, ma al di là di questo la cosa che mi ha distrutto è che non ho dormito per 5 mesi e poiché sono una persona molto empatica, vivere l’ospedale è stata un’esperienza che mi ha cambiato profondamente, anche se la mia famiglia mi ha cresciuto con certi valori, mio padre è medico quindi non è che la sofferenza ci sia estranea, però quando la vivi giorno dopo giorno è diverso, vedere i bambini che arrivavano lì dov’ero io… un giorno è arrivata una meravigliosa ricciolina di 6 anni a cui mancava il braccio dalla spalla in giù, ecco sicuramente questo mi ha cambiato e quindi anche la mia responsabilità di essere felice è aumentata all’ennesima potenza e anche con più consapevolezza, adesso sono più calmo e più determinato, senza perdere tempo tengo le persone a cui voglio la mia famiglia e gli amici che davvero sono vicini e mi vogliono bene. Questo mi ha cambiato molto, e devo dire che in un certo senso sono anche grato a questa esperienza perché mi sono evoluto.
Hai anche tu un lato oscuro?
Sì, come tutti. Però penso che bisogna avere il coraggio di essere una persona migliore, ogni tanto ci si abbandona all’oscurità, però io preferisco la luce. È una grande spinta per avere più energia e tenere lontana questa oscurità.
Tu sei musica, di Simona Bianchera

Panesi edizioni 2019, pagine 230.
Genere: Romanzo rosa.
Trama
La musica regala emozioni, libertà, gioia, commozione. Ma avete mai pensato che potrebbe anche cambiarvi la vita? Questo è quello sta per succedere ad Alaska e Daniel: grazie alla musica si conosceranno... e niente sarà più come prima. Una rocambolesca storia d'amore, amicizia, avventura, intrisa di arte, di pittura, di fotografia, di poesia e di tanta musica vi aspetta. Tanti spunti sensoriali per vivere le emozioni dei protagonisti. Allacciate le cinture e partite alla scoperta della loro vita colorata.
Il mio pensiero.
Buongiorno amici lettori, oggi vi parlo del romanzo d'esordio di Simona Bianchera Tu sei musica, per prima cosa aprite la vostra playlist e scegliete tra le canzoni rock che preferite, l'autrice infatti ha inserito una colonna sonora importante, si viaggia dal genere rock internazionale alla musica italiana di Vasco Rossi e altri musicisti che non conoscevo. È anche la prima volta che mi capita di leggere un libro di questo genere con così tante citazioni, poesie e immagini, foto, dipinti frutto del lavoro dell'artista per meglio coinvolgere il lettore attraverso il senso della vista, è un libro che profuma di ottimismo, di arte, musica e buoni sentimenti. L'argomento trattato è sì l'amore che sboccia sui social tra Daniel -il batterista del gruppo “Pensieri Divergenti”- e Alaska, ma anche la storia di un’amicizia, viene introdotta attraverso le due protagoniste Alaska e Vanessa, il bello di questo sentimento è sapere che puoi sempre contare sull'altra, ed è proprio ciò che accade alle ragazze che dovranno affrontare difficoltà inaspettate, quasi paradossali, anche se sono convinta che tutto può succedere perché spesso la realtà supera la fantasia, non a caso vengono affrontate tematiche importanti come l’uso della droga che può cambiare la tua vita per sempre, ma l’autrice riesce a affrontare anche questo tema col suo solito ottimismo perché se vogliamo possiamo davvero sistemare le cose. È riuscita a stupirmi sul finale, davvero inaspettato. Consiglio la lettura agli amanti del genere.
Di seguito una breve intervista all’autrice Simona Bianchera, io le auguro un grande in bocca al lupo e a voi buona lettura.
Quando è nata la passione per la scrittura?
Ho sempre amato scrivere, fin da bambina, poesie, favole e racconti. Quando cantavo le mie canzoni il nome del gruppo era “Pensieri Divergenti”, come quello del romanzo. Dato che amo anche dipingere e fotografare ho creato dei quadri e delle foto unendo i miei scritti, in maniera da far percepire le emozioni che provavo attraverso più sensi perché amo l’arte in tutte le sue forme. Capita in alcuni periodi che ci sentiamo più legati, ricettivi con alcune persone: amici, amiche, fratelli, sorelle, colleghi, secondo me è perché si entra in sintonia con l’energia dell’altra persona, vibrano sullo stesso piano ed è emozionante. A me capita di provare queste sensazioni anche attraverso l’arte: quando leggo un libro, guardando un quadro, ascoltando una canzone, entro in contatto con l’artista. Perché dentro ogni creazione arriva la sua energia, un pezzo della sua anima
.
È il tuo primo romanzo?
Ho scritto Tu sei Musica tra il 2012 e il 2013. È iniziato come un racconto, un’idea romantica dell’incontro tra una ragazza e un ragazzo iniziata su internet, però man mano che scrivevo le idee fluivano di continuo arricchendola di personaggi. Si creava da sola, come fosse magia. Scrivevo quando potevo: di sera, finiti i lavori di casa. È stato come vivere in una realtà parallela, sentivo le emozioni dei protagonisti. Come dice Vasco Rossi nella canzone Una canzone per te “Le mie canzoni nascono da sole, vengono fuori già con le parole…” così ho vissuto la creazione di Tu sei Musica. Poi, una volta terminato, la mia insicurezza me l’ha fatto mettere da parte. Dopo cinque anni di ripensamenti una mattina mi sono svegliata piena di coraggio e l’ho spedito alla Panesi Edizioni. Con mani tremanti ho inviato la mia proposta. Quando ho ricevuto la risposta di Annalisa, da me ribattezzata “Realizzatrice di sogni” ho pianto dall’emozione.
Quale è il tuo genere di letture?
Amo leggere quindi vario molto: rosa, thriller, dark, fantasy, gialli, avventura. Tutto mi emoziona e amo tanti scrittori. Adoro cercare quelli emergenti perché senti la loro voglia di donare qualcosa al mondo. Non mi ispiro a nessuno in particolare, ogni libro che ho letto ha lasciato in me una sua traccia. Spero di lasciare anch’io un’emozione ai lettori.
In questo romanzo ci sono tratti autobiografici?
Alaska, la protagonista, la amo tantissimo, la sento come una figlia. È la mia creazione, una parte di me vive in lei. Chi mi conosce personalmente mi identifica in lei, anche perché è più facile scrivere di quel che si conosce, quindi è vero che qualche spunto l’ho preso da me, ma in verità l’ho vista e descritta inventandomela, come se fosse una persona che amo e che mi è molto vicina, io mi sono descritta e ho vissuto in prima persona Simona, la madre un po’ pazzerella fotografa e rock, insieme a Fabrizio, mio marito, padre di Alaska. Alcuni personaggi e la loro storia sono completamente inventati, per esempio Carlo, Daniel, Xavier, e altri. Ad alcuni ho solo dato il nome e qualche descrizione fisica delle persone che amo e che fanno parte della mia vita, come le amiche della protagonista, però continuando ad essere solo dei personaggi inventati che vivevano le loro vicende senza attingere alla vita reale. Era solo un mio modo per dire “Vi amo e farete parte di questo mio grande sogno”, era un inno alla loro presenza nella mia vita, ma sono personaggi con vicissitudini completamente inventate, apposta per la storia del romanzo.
Stai scrivendo qualcosa?
Ho appena terminato il mio secondo romanzo. Un genere completamente diverso dal primo, ovvero Avventura e Mistero. Mi sono divertita molto a scriverlo, mi sembrava di essere un Indiana Jones al femminile e nelle varie ricerche che ho fatto ho appeso parecchie nozioni che mi hanno aperto la mente. È stata quindi anche una crescita personale.
L'invitato, di Massimiliano Alberti
Bentrovati amici lettori, oggi vi parlo di un libro che ho finito di leggere qualche giorno fa, sto parlando de L’invitato di Massimiliano Alberti, Infinito edizioni 18 gennaio 2018.
Come sempre suggerisco la colonna sonora per leggere la recensione, ho pensato a qualcosa di sofisticato che ben si adatta all’arte in genere: Diana Krall - The Look Of Love

Trama
Tre amici, quelli di sempre. Leo, Kevin e Tom. Dopo anni di scorribande nella sonnolenta Trieste, la loro città, si separano per poi ritrovarsi a Vienna. Qui è Tom a convocare Leo - vero protagonista del libro - e Kevin, per coinvolgerli nel progetto di una galleria dedicata alla Pop Art. Ma, in un susseguirsi di colpi di scena e di innamoramenti, tra alcol, eccessi e grame figure, sempre sul filo dell'autoironia, devono via via fare i conti con le loro differenze caratteriali e con una stridente diversità di aspettative. Un disilluso affresco della nostra società in una Vienna che fa da cornice classica a uno stile... del tutto Pop.
A fare da sfondo alla storia c’è la città di Vienna dove i tre protagonisti si ritrovano a convivere nella lussuosa casa di Tom, qui organizzano feste e incontri con le persone che contano della società viennese per coinvolgere più persone possibili nel loro progetto.
Leo è il protagonista di questa storia, e viene preso di mira da alcuni di questi conoscenti che non fanno mancare commenti velenosi verso gli italiani, ma non si farà certo mettere i piedi in testa anche se questo porterà molti dissapori.
Ho provato simpatia per Leo anche se a volte è un po’ troppo sopra le righe, c’è un netto contrasto tra il suo lato arrogante e quello sensibile, e questo mi piace perché ammiro i personaggi controversi.
Ho apprezzato i molti riferimenti alla Pop Art, si capisce come l’autore sia un grande amante dell’arte e questo è un valore aggiunto alla storia. La narrazione è scorrevole, il linguaggio è ricercato ma disinvolto, e le descrizioni molto dettagliate. Mi sono piaciute anche le riflessioni che l’autore fa sull’amore.
Per quanto riguarda la trama a mio avviso è un po’ debole, non cattura il lettore fin dalle prime pagine ma solo più avanti, quindi bisogna avere pazienza, inoltre la presenza di periodi troppo lunghi fa calare l’attenzione del lettore per la storia.
Il libro è scritto molto bene e se siete amanti del genere è la lettura per voi.
Buona lettura
Aurora Redville