“La ragazza degli anni ’20 (nel 2025): il mio viaggio nell’Art Déco”
- Aurora Redville
- 13 minuti fa
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ART DÉCO – IL TRIONFO DELLA MODERNITÀ

Bentrovati amici lettori, il 15-03-2025 in un sabato pomeriggio piovoso a Milano mi sono recata a vedere una mostra che aspettavo da un po’, molti vecchi amici mi chiamano la ragazza degli anni ‘20, gli anni ruggenti per eccellenza e io ho sempre avuto un amore particolare per questo periodo storico, a Brera c’era uno dei miei negozi preferiti di Vintage dove mi recavo di tanto in tanto per acquistare qualcosa, amo questo periodo anche per quanto riguarda la letteratura, Francis Scott Fitzgerald e molti altri. Ma torniamo a quel sabato pomeriggio: i miei figli erano andati col padre e alcuni amici a una partita allo stadio (la loro prima volta) e io invece mi sono organizzata per tornare nel centro della mia Milano che mi manca sempre. Mi ha raggiunto Lory, la mia amica, curiosa anche lei di vedere la mostra, e così dopo una bella coda siamo entrate nelle sale.
È stato un ritorno al passato, tra quadri e manufatti di un’epoca che ha fatto parlare e ancora oggi è considerata uno dei più bei periodi storici.
Ero in estasi: vestiti originali dell’epoca e i quadri! Stupendo “Wally Toscanini” di Alberto Martini del 1925 o “Il kimono – La giapponese” di Anselmo Bucci del 1919, giusto per citarne un paio.
Ero completamente catturata, all'inizio in una sorta di estasi emotiva e poi, inevitabilmente, ho iniziato a scattare un po’ di foto perché volevo imprimere nella memoria questa esperienza.
E se vi state chiedendo se ho acquistato il catalogo della mostra vi rispondo: “OVVIO!!”. Magari un giorno farò un video per mostrarvelo. Ma adesso parliamo un po’ di storia.

L’ART DÉCO: IL TRIONFO DELLA MODERNITÀ
Parigi, primavera del 1925. Le luci, il clamore, il profumo di un’epoca che stava reinventando se stessa. È qui che nasce ufficialmente l’Art Déco, grazie alla celebre Exposition des Arts Décoratifs et Industriels Modernes — da cui, non a caso, deriva il nome. Dopo rinvii, guerre e mille ripensamenti, finalmente il mondo si ritrovava davanti a una nuova estetica: geometrica, elegante, scintillante. Un inno alla modernità, ma con stile, grazie.
L’obiettivo era chiaro: creare un’arte moderna,
lontana dagli eccessi floreali dell’Art Nouveau e da
ogni nostalgia per il passato. Si voleva uno stile pulito, raffinato, funzionale ma mai banale, capace di parlare a un pubblico affamato di bellezza dopo gli anni bui della guerra. L’Art Déco nasce così, tra la voglia di novità e la ricerca del lusso. Perché sì, si può essere moderni e sofisticati allo stesso tempo — e Parigi, si sa, in questo è sempre stata maestra.
La mostra del 1925 non segnò tanto l’inizio quanto la consacrazione di un gusto che si era già fatto strada: linee nette, simmetrie perfette, materiali preziosi, un’eleganza quasi spavalda. Tutto urlava “modernità” ma con un sussurro di mistero e glamour. Gli oggetti Déco erano più belli che utili — e forse era proprio quello il punto. Perché, diciamocelo, la vita senza un pizzico di superfluo è terribilmente noiosa.
L’Art Déco si fece largo ovunque: nei salotti delle signore eleganti, nei cinema, negli alberghi, nei caffè, fino alle navi da crociera e alle sale da ballo. Era un sogno collettivo di eleganza e leggerezza, un modo per dimenticare la guerra e sentirsi di nuovo parte di un mondo che voleva solo danzare — magari un charleston, con un boa di piume e un bicchiere di champagne in mano.

Come scrisse Margherita Sarfatti, l’arte decorativa era lo specchio dei tempi: testimone sincera di un’epoca che cercava nella bellezza un antidoto alla fatica del vivere. Tra il rigore dei nuovi razionalisti e la nostalgia degli antichi ornamenti, lei invocava “un po’ di bellezza per addolcire la vita quotidiana con il sorriso del divino”. E come darle torto? L’Art Déco era proprio questo: la celebrazione del “superfluo indispensabile”.
Dietro tutto quel luccichio, però, si nascondeva anche una certa inquietudine. Il mondo danzava, sì, ma sul ciglio di un vulcano. Gli anni Trenta erano dietro l’angolo, e con loro i grandi cambiamenti politici e sociali. Ma intanto, lasciamoli ballare: le geometrie eleganti, le donne libere dal busto, i colori accesi e la passione per la vita restano una delle più affascinanti eredità del Novecento.
In fondo, il Déco non è solo uno stile. È un modo di stare al mondo. Con grazia, un pizzico di snobismo e tanta, tantissima voglia di brillare.
✨ Perché forse, dopotutto, anche noi oggi abbiamo bisogno di un po’ di Déco nell’anima: di tornare a cercare la bellezza nelle linee perfette, nei sogni imperfetti e in quel superfluo che, in fondo, ci fa sentire ancora vivi.

Vi lascio queste immagini e un po' del mio entusiasmo per l'arte e la cultura del nostro passato.
Buona lettura
La vostra
Aurora Redville








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