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Immagine del redattoreAurora Redville

Recensione “Alla scoperta dell’invisibile” l’incredibile storia di Alexander von Humboldt

Bentrovati amici lettori, oggi vi parlo dell’incredibile albo illustrato sulla storia di Alexander von Humboldt, “Alla scoperta dell’invisibile” di Volker Mehnert e Claudia Lieb per Donzelli editore.

Volker Mehnert, nato nel 1951 ha vissuto per molti anni come giornalista freelance, scrittore di viaggio e libri in America Latina, Europa dell’Est e Stati Uniti, finendo per ricalcare le orme di Alexander von Humboldt.

Claudia Lieb è nata nel 1976 a Erlenbach am Main e ha studiato design per la comunicazione. Vive a Monaco dove lavora come illustratrice e grafica.

Non tutti conoscono la figura leggendaria di questo barone, ma partiamo dal principio: già da bambino Alexander ama la natura e a differenza di suo fratello Wilhem che ama sgobbare sui libri, è incuriosito dalle piante, gli animali e la natura in genere che ricerca nel parco del piccolo castello dove vive la famiglia Humboldt a Berlino. Il padre è un ufficiale e ciambellano alla corte del re di Prussia.

Da grande Alexander continua a preferire il giardino Botanico di Berlino ad altri luoghi, ha un carattere avventuroso e divora tutti i resoconti di viaggio dei grandi esploratori, lui stesso sogna un giorno, di ripercorrere le tratte di James Cook che ha circumnavigato il globo.

Solo quando si iscrive all’università finalmente può dedicarsi alle sue passioni senza intromissioni da parte della madre, lì infatti conosce Georg Forster che per tre anni ha solcato gli oceani insieme a Cook, cominciano così un breve viaggio insieme e visitano il Basso Reno, l’Olanda, il Regno Unito e la Francia, il ragazzo si entusiasma ancora di più ad ammirare i porti con le navi di ritorno dal resto del mondo, così decide che anche lui solcherà i mari e gli oceani.


Quando torna in Germania però deve proseguire i suoi studi e trovare un buon lavoro, si iscrive all’Accademia di ingegneria mineraria di Frieberg, almeno lì si occupa delle sue amate scienze naturali. A soli ventidue anni conclude gli studi e diventa ispettore minerario, il suo compito è controllare le miniere di carbone, salgemma e oro e nel frattempo scrive manuali e fonda una scuola per minatori. Ha anche uno spirito inventivo tant’è che sviluppa una innovativa lampada da minatore e una maschera a ossigeno, strumenti utilissimi per quel pericoloso lavoro.

Nel 1796 la madre muore dopo anni di malattia, lasciando ai due fratelli un cospicuo patrimonio, così Alexander abbandona l’incarico di ispettore minerario e decide di partire, ma prima deve procurarsi gli strumenti giusti per le ricerche scientifiche che ha in mente: barometro, termometro, microscopi per studiare gli insetti e le piante, telescopi per osservare il cielo, e bussole per stabilire la posizione. Si reca in Italia e Svizzera per testare gli strumenti e condurre alcuni studi di carattere botanico, zoologico geologico e astronomico. Nel frattempo è sempre in contatto con gli studiosi più celebri e alla fine è pronto per il suo primo viaggio. Viene a sapere di una spedizione francese che è in procinto di partire per l’Antartide, e decide di unirsi a loro, va a Parigi ma apprende che il viaggio è stato annullato, qui conosce Aimé Bonpland, un giovane medico con una grande passione per la botanica, e col desiderio di visitare i paesi lontani. I due diventano amici e così Alexander lo invita a partire con lui, purtroppo Aimé non ha soldi e Alexander decide di finanziarlo. I due non potrebbero essere più diversi e infatti spesso litigheranno, ma la loro amicizia resterà sempre solida.

A Marsiglia aspettano una nave che purtroppo non partirà perché ha subito molti danni lungo la traversata e così decidono di andare in Spagna, infatti questo paese possiede molte colonie nel continente americano e in Asia, così a Madrid Alexander si guadagna la fiducia del re col suo entusiasmo, e gli promette che al ritorno porterà piante esotiche per i giardini reali a Madrid. Il re gli rilascia un passaporto importante: sono i primi stranieri a ottenere l’autorizzazione a muoversi indisturbati tra le colonie.

Nel 1799 finalmente Alexander insieme ad Aimé sale sul postale Pizarro, la meta è Cuba, il viaggio tanto sospirato può finalmente avere inizio. La prima tappa è l’isola di Tenerife, alla vista del vulcano Pico del Teide decide che deve salire su quella montagna, è la prima delle numerose avventure.

Lasciata Tenerife navigano per tre settimane sull’oceano, Alexander misura con regolarità la temperatura dell’aria e dell’acqua e le correnti marine annotando tutto molto scrupolosamente. Arrivano in Nuova Andalusia che oggi si chiama Venezuela, visitano Cumana’ e instaurano un dialogo con la gente del posto sempre più curiosa dalla presenza di questi forestieri e degli strani strumenti di Alexander, così spiega che vuole sapere come i singoli elementi della terra interagiscono, come il clima e le stagioni influenzano le vite degli animali e delle piante.

Rimane sconvolto da come vengono trattati gli schiavi e ogni volta che ne ha la possibilità protesta contro questa forma di sfruttamento. Un giorno vivono anche l’esperienza di un terremoto, e dopo lo spavento iniziale tira fuori i suoi strumenti e prende la misurazione della temperatura, umidità dell’aria… Dopo cinque mesi lasciano Cumana’, la loro meta è il grande fiume Orinoco che scorre attraverso la foresta vergine, lo percorrono in canoa ma a un certo punto il fiume è stretto da due catene montuose, e trovano le pericolose rapide e cascate: le cateratte di Atures e Maipures, devono così trascinare la canoa con una fune, ma non è finita qui devono superare moltissime prove, ma gli studiosi non tralasciano il loro lavoro e giorno e notte rimangono sempre in ascolto e osservano l’ambiente. Alexander misura la temperatura dell’acqua e l’aria cercando di determinare la posizione geografica. Continuando a risalire il fiume si rendono conto che si divide nei pressi di La Esmeralda, a est continua a scorrere attraverso il Venezuela come Onicoro e a sud si dirige con il nome di Casiquiare in direzione del Rio delle Amazzoni.



Si spostano ancora sulla costa del Perù, vanno dal caldo tropicale al freddo polare, i vulcani che lo hanno sempre affascinato in questo posto sono numerosi, ne trova uno dopo l’altro e si dedica all’esplorazione in alta quota. Nessuno prima di lui ha scalato così tante montagne che sputano fuoco. Dopo tanti mesi di esplorazioni in montagna decidono di andare in Messico e scoprire così la civiltà Inca. Annota sul suo taccuino che i popoli indigeni non erano selvaggi primitivi, ma possedevano una cultura stupefacente.

Arrivano anche a Washington dove Alexander conosce il Presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson, non è solo un politico ma anche uno studioso, l’uomo ascolta con interesse i resoconti ed è molto interessato alle sue carte geografiche. Ma non solo, gli studi del barone sono i più avanzati e di grande utilità.

Dopo cinque anni finalmente Alexander e Aimé tornano in Europa e per vent’anni il barone vive nella città di Parigi, dove tiene conferenze nelle università, e scrive dozzine di libri tradotti in tutte le lingue. Ma le avventure non sono finite qui perché Alexander arriverà a scoprire l’Asia e la sua cultura arrivando fino in Cina. Nel frattempo il suo amico Aimé decide di tornare in America latina, dove vivrà per il resto della sua vita lanciandosi sempre in nuovi progetti, il villaggio dove ha abitato nell’ultima parte della vita porta il suo nome così come una montagna in Venezuela e una via a Buenos Aires. Ma è ben poco rispetto la quantità di cose che riportano il nome Humboldt, che tornato a Berlino decide di condensare tutte le sue esperienze e conoscenze in un grande libro che si intitolerà “Il cosmo”, in totale scrive cinque volumi a cui lavora per vent’anni, quando nel maggio 1859 muore a Berlino a quasi novant’anni, ai suoi funerali si riunisce una folla immensa, viene celebrato come il più grande esploratore dell’800.

“La visione del mondo più pericolosa è quella di coloro che non hanno mai visto il mondo.” Alexander von Humboldt.

Questo albo mi ha davvero colpita per la cura e la ricercatezza, ma anche per la narrazione che può essere recepita dai bambini, dai ragazzi e gli adulti. Ho letto questo libro con i miei figli ed è stato davvero interessante conoscere i dettagli della vita di questo grande esploratore, un uomo incredibile che ha fatto della ricerca e della conoscenza tutta la sua vita.

Consiglio la lettura a tutti coloro che sono curiosi di conoscere il nostro passato e tante numerose scoperte fatte dall’uomo e anche perché le illustrazioni sono bellissime.

Buona lettura

Aurora Redville

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