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Immagine del redattoreAurora Redville

Recensione "Aria di bufera" il nuovo romanzo di Marco Cagnone e Barbara Desilani

Bentrovati amici lettori,

dopo una lunga pausa vi parlo del primo libro che mi ha tenuto compagnia durante le vacanze: Aria di bufera di Marco Cagnone e Barbara Desilani, Youcanprint (30 novembre 2020) 176 pagine.

Ho pensato a quale canzone abbinare alla recensione e la scelta è ricaduta su Moby - In My Heart, volevo un brano che trasmettesse buon umore.


Trama


Che fine ha fatto la signorina Villano? L'impiegata dell'anagrafe sembra sparita nel nulla. Nei primi giorni dell'anno, tira una brutta aria a Collebello, fra candidati sindaci, la mostra di un misterioso artista e boschi che si spostano. Dopo "Il ladro di galline" tornano gli strani casi di Collebello, dove indagano un po' tutti: Carabinieri, pettegole e improvvisati detective; ma riusciranno a vedere le cose come sono in realtà?





Ho conosciuto Marco nella libreria della mia città, e non poteva esserci un luogo più azzeccato, volevo leggere il loro romanzo giallo “Il ladro di galline” ma gli impegni mi hanno distolta così ho colto la palla al balzo e mi sono portata in vacanza Aria di bufera. Ero davvero molto curiosa, ultimamente sto uscendo spesso dalla mia comfort zone e mi lascio stupire da letture molto diverse tra loro.

Sotto l’ombrellone con un panorama mozzafiato mi sono immersa nella lettura, l’incipit mi ha subito conquistata, l’intreccio di questa storia è molto semplice ma non banale

il linguaggio scorrevole e coinvolgente “Sfilò per la piazza come se stesse andando a raccogliere il giusto tributo per il suo trionfo, di ritorno dalla guerra in Gallia.”

Il ritmo è costante ed è dettato da pochi fatti che però incuriosiscono il lettore ad andare avanti nella lettura, nella storia entrano in gioco diversi personaggi ben caratterizzati, ognuno con un ruolo ben definito; mi è piaciuta molto Eleonora che è anche la protagonista e Irene sua figlia, ragazza dal carattere gioioso, Carlo suo compagno nelle indagini, Giacomo col suo senso di giustizia, ma anche le pettegole del paese che tanto mi hanno ricordato le signore del paese dove abita un amico in Sardegna, perché sebbene il contesto sia proprio nella zona della Valle, vi sembrerà di immergervi in atmosfere di altri tempi, perché è questo che racchiudono i piccoli centri, quelli con poche anime, dove tutti si conoscono e pensano di sapere quali segreti si celino dietro una porta chiusa.

Mi piace l’evocazione della neve, che scandisce il passare del tempo e l’ambiente circostante.

Aria di bufera ricorda una commedia degli equivoci e racconta della scomparsa della signora Villano, un mistero su cui tutti vogliono dire la loro e indagare… ma solo uno riuscirà a scoprire la verità. Il tutto condito da una buona dose d’ironia.

Se siete curiosi di seguito una breve intervista agli autori.

Buona lettura

Aurora Redville




Quando è nata la passione per la scrittura?

M: Abbiamo iniziato con un gioco, sfidandoci a “colpi” di racconti, ormai più di vent’anni fa, ma la cosa era stata messa alla fine in disparte. Qualche anno fa, Barbara ha riesumato i racconti e abbiamo deciso di intraprendere anche qualcosa di più impegnativo come un romanzo.

Come è nata l’idea del romanzo?

M: Questo romanzo ha avuto all’inizio una genesi travagliata: non riuscivamo a trovare l’idea giusta. Poi, come spesso avviene, quasi per caso, riascoltando una canzone dei Måneskin, è nata l’idea.


Come organizzate la stesura del romanzo? Scrivete insieme o ognuno elabora una parte?

B: Scriviamo alternandoci: un capitolo a testa, anche se naturalmente, il canovaccio della storia viene definito insieme e ci confrontiamo continuamente per fare in modo che il risultato finale sia sempre coerente e coeso. Questo metodo ci piace perché ci permette di essere “lettori” dell’altro oltre che scrittori e poi, dobbiamo ammetterlo, è molto divertente, oltre che stimolante: capita a volte che uno di noi decida di introdurre elementi nuovi o dare svolte inaspettate alla storia, stupendo l’altro.

M: l’alternanza però non è una regola senza eccezioni: ogni tanto facciamo delle variazioni, scrivendo un paio di capitoli di seguito, così che i lettori più affezionati non siano tentati dal capire “chi” ha scritto “cosa”.



Ci sono parti autobiografiche o ispirate a persone reali?

B: Spesso i nostri personaggi sono un “puzzle”, risultato mescolando elementi ispirati a diversi personaggi reali. La vicenda invece è per lo più di fantasia; in questo libro però ci sono due momenti legati a episodi veri, uno dei quali dà il titolo al libro.


Hai scritto altri romanzi?

M: Questo romanzo rappresenta il seguito de “Il ladro di galline”. Prima abbiamo scritto anche una raccolta di racconti, concatenati fra loro, “Il gioco delle storie” e un altro romanzo “C’è una vita da vivere”, ambientato tra il lago d’Orta e la Valsesia.


A chi ti ispiri?

B: Io amo molto alcuni giallisti italiani come Robecchi, Manzini, Malvaldi, Recami...se non temessi di peccare di presunzione potrei dire che cerco di ispirarmi a loro

M: ...e non dimentichiamo Vitali: riuscire a narrare una storia come lui, rendendo interessanti e avvincenti anche le piccole cose, è sicuramente un qualcosa a cui ispirarsi.


Qual è il tuo genere di letture?

M: Sicuramente ho una preferenza per il genere giallo, specialmente se condito con un po’ di ironia. Cerco però durante l’anno di uscire dalla zona di comfort e spaziare anche con altri generi.

B: anch’io sono un’appassionata di gialli che alterno al fantasy- fantascientifico.


Progetti per il futuro?

B. abbiamo sempre pensato le “vicende di Collebello” come ad una trilogia...quindi il terzo libro della serie è in cantiere.

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