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Recensione “La giusta misura delle cose” di Giovanna Di Verniere

Bentrovati amici lettori,

oggi vi parlo di un libro che ho letto nel mese di agosto in cui ho avuto più tempo complice anche il fatto di essere in vacanza, “La giusta misura delle cose” di Giovanna Di Verniere, 140 pagine -Independently published (3 aprile 2021).

Come sempre suggerisco la colonna sonora per la lettura che oggi ricade su uno dei miei cantanti preferiti Sam Smith -Like I Can, è il brano che meglio si accompagna a questa storia, il significato delle parole è Io Posso e adesso capirete perché.

Trama


Virginia l’avevamo lasciata a New York, libera da un amore sbagliato e piena di voglia di ricominciare. La ritroviamo oggi, col suo anello giocattolo al dito e la proposta - reale - di Andrea di dividersi la vita. L’imminente ritorno a Milano sembra essere un momento complesso, in cui il passato torna prepotente a bussare, riapre ferite e conflitti tra vecchi dubbi e nuove riflessioni. È davvero pronta a condividere la sua vita con qualcuno? Forse l’amore non fa per lei, almeno non quello che le hanno insegnato da sempre. Di nuovo il suo equilibrio crolla per lasciare spazio a una ricerca compulsiva e affannosa dentro di sé che comprende inevitabilmente anche Riccardo, ridisegnando nuove dinamiche, riorganizzando le sue relazioni e la conducendola a nuove consapevolezze. Questo le indicherà ciò che davvero desidera e soprattutto le insegnerà a dirlo ad alta voce, a sé stessa e alla persona che sceglierà di starle accanto. La giusta misura delle cose è un’evoluzione di un amore che spaventa, terrorizza e che poi riesce ad essere accarezzato, accolto, visto da altre prospettive. È la misura dei sentimenti giusta per tutti, diversa per ognuno: mai troppo, mai poco, mai presto, mai tardi, semplicemente propria. Virginia, che è sempre fuggita da un sentimento come l’amore, scopre di averlo sempre guardato con gli occhi degli altri e mai con i suoi e così diventa un’amica, una confidente per il lettore, che nei suoi errori e nelle sue imperfezioni può ascoltare la dolcezza di qualcuno che ti dica quanto la vita debba andare bene per noi, secondo noi e mai secondo gli altri, che l’unica missione di ognuno è essere sé stessi, ognuno con il proprio pezzo di felicità che non ha mai la stessa forma e lo stesso peso di quello dell’altro.





Quando ho saputo che Giovanna aveva scritto il sequel de L’impazienza di Penelope ero molto curiosa, non sapevo bene cosa aspettarmi. Il suo romanzo d’esordio era stato scritto in un periodo della sua vita di profonda riflessione come facilmente si intuisce dalla storia, una visione più intimista diciamo così.

Ne “La giusta misure delle cose” già dalle prime pagine ho percepito una maturazione dell’autrice stessa, una crescita interiore ma anche nella comunicazione col lettore, un equilibrio nei dialoghi che invoglia a leggere, un ritmo costante che non ha cali, un numero di pagine equilibrato con l’evolversi della trama.

Ho trovato i personaggi ben caratterizzati, ed è stata capace di elaborare una storia romantica ma non scontata, curata anche nell’editing che lasciatemelo dire è sempre un punto a favore per chi legge, ho apprezzato la protagonista Virginia che è cresciuta commettendo degli sbagli ma ha compreso come ciascuno di noi ha un diverso modo di vivere le esperienze e che non sempre quello che conosciamo è il modo giusto per noi. La citazione del titolo è parte della storia, perché è quello che succede: trovare un equilibrio tra ciò che siamo e quello che vorremmo, ma è anche un romanzo che parla di seconde occasioni.

L’ho trovato molto evocativo, anche il finale mi è piaciuto perché forse è un po’ anche il mio modo d’essere e mi sono rispecchiata nelle sue parole.

Una lettura che mi sento di consigliare a tutti e non solo agli amanti del Romance, perché parlare di sentimenti non è mai scontato. Di seguito una breve intervista all’autrice Giovanna Di Verniere a cui auguro di essere presto ispirata per una nuova storia…

Buona lettura

Aurora Redville


Che lavoro fai?

Mi occupo di comunicazione sotto diversi aspetti: non solo scrittura ma sono anche una designer e, soprattutto, sono la co-creatrice di Spazio Giusto, una community che ha lo scopo di abbattere pregiudizi e stigma nei confronti della salute mentale.


Cos’hai provato a scrivere il seguito della storia di Virginia e Riccardo? Che messaggio volevi trasmettere con questa storia?

Scrivere di Virginia e Riccardo, di nuovo, è stata un'esigenza, un bisogno. Sentivo che la storia precedente non mi rispecchiava più, perché conteneva una visione dell'amore che ho capito col tempo essere sbagliata. Questo secondo romanzo è una sorta di riscatto: l'amore non è quello che decidono gli altri per noi, ed è diverso per ognuno. Il messaggio è proprio quello di seguire la propria strada, non solo in amore. Di capirsi, ascoltarsi e parlarsi per provare a vivere la vita che noi riteniamo migliore senza pressioni sociali, convenzioni per rientrare in una normalità che oramai sappiamo bene non esistere più. Per fortuna.


Progetti per il futuro?

Mi piacerebbe che Spazio Giusto diventasse uno spazio fisico, reale in cui accogliere le persone che credono nel nostro lavoro e che ci supportano ogni giorno. E poi ovviamente, scrivere ma non più di Virginia. Credo che lei abbiamo avuto il suo lieto fine.


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